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Malgieri racconta il viaggio di Valle con i naviganti italiani che hanno fatto la storia

“Senza mistero non vi è conoscenza. E tantomeno ricchezza e fama”. Gennaro Malgieri racconta i segreti del mare, e di chi lo ha solcato alla ricerca di un mondo nuovo, svelati da Marco Valle nel suo libro, ricco di particolari sconosciuti ai più, “Andavano per mare. Scoperte, naufragi e sogni dei naviganti italiani” (Neri Pozza editore)

Che cosa rende misterioso il mare se ha attratto per millenni moltitudini di naviganti, avventurieri, viaggiatori, armigeri, curiosi e perfino letterati? Ce lo spiega Marco Valle nel suo sontuoso e suggestivo libro, ricco di particolari sconosciuti ai più. Andavano per mare. Scoperte, naufragi e sogni dei naviganti italiani (Neri Pozza editore, pp.328, euro 20) è il risultato di una ricerca minuziosa le cui pagine, affascinanti e dense di storia della nostra marineria, contribuiscono alla conoscenza di due mondi; per di più ci svelano il “segreto” che ha mosso migliaia di avventurosi che si sono imbarcati audacemente, nella maggior parte dei casi, alla scoperta dello sterminato Continente “liquido”, per dirla con Ferdinand Braudel.

Il saggio di Valle, insomma, è la storia dei naviganti italiani, dimenticati per la maggior parte, e delle imprese cui diedero luogo. Tra quelli cancellati dalla memoria fa eccezione soprattutto Cristoforo Colombo che dopo oltre quattro secoli dalla sua impresa pure hanno tentato, specialmente da parte di circoli progressisti americani, di distruggere la sua memoria offrendo il più efficace ed efferato esempio delle conclusioni cui può pervenire la cosiddetta cancel culture ispirata all’universo radicale e intrinsecamente sovversivo Woke, ottenendo, tra l’altro, l’eliminazione del Columbus Day che si celebrava il 12 ottobre da oltre due secoli. In numerose città degli Usa, ricorda Valle, la grande festa è stata rottamata a favore dell’ Indigenius People Day, tanto per accreditare l’idea balzana che lo scopritore del Mondo Nuovo sia imputabile di genocidio, pirateria, deportazioni, spregio dei diritti umani e di altre “allegre” nefandezze.

La National italian american foundation (Niaf) si è egregiamente adoperata a contrastare la “demitizzazione” di Colombo, ma purtroppo con scarsi risultati: nell’immaginario collettivo di molti statunitensi, l’Ammiraglio è ormai visto come un negriero al servizio delle potenze europee. “Per le folle aizzate dai santoni della cancel culture, l’esploratore genovese – scrive Valle – è il principale responsabile di ciò che è andato storto nel Nuovo Mondo, dal colonialismo alla schiavitù, alla segregazione razziale”. Secondo qualcuno, in questa circostanza, il “politicamente corretto” è sfuggito di mano.

Resta comunque la storia a vendicare l’ignobile canagliata e l’anatema contro Colombo. I naviganti, a cominciare dal genovese, scoprirono, inoppugnabilmente, un universo nuovo e le loro esplorazioni determinarono il passaggio da un mondo a compartimenti stagni ad una “economia mondo”, senza contare l’incontro tra civiltà fino ad allora assolutamente ignorate che integrò popoli e culture.

Questo si deve, al di là delle falsificazioni, agli avventurieri/guerrieri i quali, incuranti dei pericoli a cui andavano incontro, si tuffarono in imprese che cambiarono profondamente i destini di buona parte della Terra. Le storie avvincenti cui diedero vita, per quanto trascurate – come sottolinea Valle – mutarono il mondo conosciuto navigando per i mari. I dimenticati due Caboto, Giovanni da Verrazzano, Giovan Battista Pastene, Alessandro Malaspina e molti altri furono i protagonisti di una vicenda temeraria e gloriosa della quale l’umanità è ancora oggi debitrice.

Per non parlare delle Repubbliche Marinare che portarono in Italia ricchezze e conoscenze, pur guerreggiando spesso tra di esse, come ci ha raccontato il più grande storico sul tema, il pisano Gino Benvenuti i cui volumi andrebbero ripubblicati. Genova, Venezia, Pisa, Amalfi crearono con sacrifici immani un piccolo impero “liquido” italico nel cuore del Mediterraneo dando alla Penisola una nuova ed ambiziosa conformazione.

Ma non furono soltanto i naviganti di professione, diciamo così, ma anche sapienti come Amerigo Vespucci, letterati della genialità di Antonio Pigafetta, mercanti come Francesco Carletti primo circumnavigatore della storia, come scrive Valle traendolo dall’oblio, ad avventurarsi nelle terre e nei mari sconosciuti. Forse soltanto alla ricerca di un sogno.

L’apertura delle rotte oceaniche e la costruzione dei grandi imperi coloniali in Asia e nelle Americhe spostarono il baricentro politico-economico dal Mediterraneo a quelle, fino ad allora, sconosciute lande. Ma ciò non significò il declino del Mediterraneo che avvenne gradualmente e fu di lunga durata.

Il centro politico per secoli continuò ad essere il Mare Nostrum con tutte le conseguenze che ne derivarono fino al Secondo conflitto mondiale. Poi la decadenza lo ha sommerso. Non esiste un Paese europeo con qualche ambizione, non esiste più un’idea di nazione. Non c’è più una terra rivierasca che possa aspirare ad un protagonismo attivo e sensato.La grandezza si è dissolta come neve al sole.Perduto il suo ruolo, il Mediterraneo ha abdicato ad avere una centralità mentre altri soggetti si spartiscono il mondo, tra i quali quelli “conquistati” dal fascino e dalla cultura dei naviganti italiani. Oggi è un mare di sangue.

La storia suggestiva, lunga, terribile in molti casi di coloro che per secoli andarono per mare, che riempirono i loro pensieri ed aspirazioni di avventure militari e di esplorazioni culturali, è approdata a noi con due epigoni dei naviganti stessi: Folco Quilici ed Enzo Maiorca. Il primo, scomparso nel 2018, è stato un temerario indagatore delle profondità oceaniche con il pensiero rivolto a salvare il Pianeta, mentre, come disse, “pretendiamo” di farlo “comodamente seduti in poltrona”. Il secondo, deceduto nel 2016, sportivo e uomo dei record d’immersione, fu un ambientalista ante litteram. A lui si deve la creazione dell’area marina protetta del Plemmirio, nei pressi di Siracusa. Entrambi su versanti diversi ci hanno fatto scoprire i misteri del mare. Asseverando ciò che scrive Valle: “Senza mistero non vi è conoscenza. E tantomeno ricchezza e fama”. Difficile contraddirlo.

Foto di Kanenori da Pixabay


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