Anduril presenta Omen, un nuovo drone tail-sitter ibrido sviluppato con gli emiratini di Edge, pensato per operare in scenari lunghi e complessi come l’Indo-Pacifico. L’azienda punta alla produzione in serie nel 2028, ma il sistema già ha un primo ordine da 50 unità
Un nuovo esemplare si unisce all’arsenale di Anduril. Alla vigilia della Dubai Airshow l’azienda statunitense ha infatti presentato pubblicamente Omen, un nuovo drone a decollo e atterraggio verticale di tipo “tail-sitter” (che si appoggia cioè sulla propria coda) con propulsione ibrida-elettrica, sviluppato in collaborazione con il gruppo emiratino Edge, che si occuperà anche di vendita e supporto. Concepito come piattaforma modulare, Omen punta a offrire autonomia, carico utile e versatilità tali da competere con velivoli pilotati e droni di classe superiore, collocandosi come soluzione “disruptive” nella fascia alta dei sistemi del Group 3 (termine impiegato nell’apparato militare statunitense per indicare i sistemi unmanned aerei che hanno un peso compreso tra 25 e 600 kg, volano tra i 1.000 e i 5.500 metri di quota e raggiungono velocità comprese tra 100 e 250 nodi).
L’Omen, risultato di un lavoro iniziato già nel 2019, adotta una configurazione a doppio rotore, ali ad alto allungamento, canard anteriori e coda a doppio braccio. Nella posizione di decollo verticale misura circa tre metri di altezza. L’elemento più innovativo del drone è individuabile nella sua propulsione ibrida, frutto di tecnologie interne ad Anduril integrate con competenze sviluppate insieme ad Archer Aviation. La combinazione tra motore tradizionale e batteria consente di ottenere la spinta necessaria per il decollo verticale mantenendo però un’efficienza elevata nel volo in avanti, superando una delle grandi problematiche dei droni tail-sitter.
L’azienda afferma che Omen può trasportare un carico tre-cinque volte maggiore rispetto ai droni classificati nel Group 3 attualmente disponibili sul mercato (normalmente capaci di traportare tra le 25 e le 50 libbre di carico), e può volare a distanze tre-quattro volte superiori. Le prestazioni sono state pensate per un impiego in scenari come l’Indo-Pacifico, caratterizzati da lunghi tratti marittimi e necessità di autonomia, auto-dispiegamento e operazioni senza pista. Grazie al software “Lattice” sviluppato dalla stessa azienda, più esemplari di Omen saranno teoricamente capaci di coordinarsi, scambiandosi dati sensoriali e adattandosi alla missione in tempo reale.
La struttura leggera e pieghevole permette il trasporto e l’assemblaggio da parte di due operatori senza infrastrutture dedicate, caratteristica che rende la piattaforma adatta ad ambienti contestati, operazioni distribuite e scenari di risposta ai disastri. Ma oltre all’impiego militare, Omen è pensato infatti anche per missioni civili come ricerca e soccorso, trasporto di aiuti, o ripristino delle comunicazioni tramite payload elettronici ad alto assorbimento energetico.
La fase di sviluppo congiunto proseguirà fino al 2028, anno in cui dovrebbe iniziare la produzione in serie, anche se non sono state comunicate tempistiche precise per il primo volo né stime del costo unitario. Anduril sottolinea però che Omen non sarà “l’ennesimo prototipo”, ma una piattaforma operativa a tutti gli effetti, già monitorata da potenziali clienti statunitensi oltre che da partner internazionali. È già stato infatti registrato un ordine fermo per 50 velivoli da parte di un cliente emiratino non identificato, mentre la versione mostrata presenta le insegne dell’aeronautica degli Emirati, suggerendo un interesse concreto da parte dell’aviazione emiratina. Non a caso Anduril (che costruirà anche ulteriori lotti nel nuovo stabilimento Arsenal-1 in Ohio) sta realizzando un centro di ingegneria da 50.000 piedi quadrati negli Emirati.
(Immagine tratta dal sito di Anduril)
















