Gunvor si ritira dall’acquisto degli asset esteri di Lukoil dopo le accuse del Tesoro Usa. L’operazione di cessione resta ora bloccata senza un compratore, a poche settimane dall’entrata in vigore delle nuove sanzioni
La saga di Lukoil non sembra destinata ad arrivare presto ad una fine. La società svizzera Gunvor ha infatti annunciato il ritiro della sua offerta per acquistare 22 miliardi di dollari di asset internazionali della principale compagnia petrolifera privata della Federazione Russa, dopo che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato che avrebbe bloccato l’operazione. In un post pubblicato su X, il Tesoro ha affermato che non avrebbe concesso a Gunvor la licenza necessaria per gestire gli asset della compagnia russa “finché Putin continuerà le uccisioni insensate” in Ucraina. Nel messaggio, Gunvor è stata descritta come “la marionetta del Cremlino”, un’accusa che la società ha tuttavia respinto con forza. Dopo il post del Tesoro statunitense, Gunvor ha confermato il ritiro immediato della propria proposta, sostenendo che le affermazioni dell’amministrazione americana fossero “profondamente disinformate e false”. L’azienda ha dichiarato di essersi “attivamente allontanata” dal commercio di petrolio russo per oltre un decennio, di aver venduto i propri asset in Russia e di aver pubblicamente condannato l’invasione su larga scala dell’Ucraina.
La vicenda rappresenta un ulteriore passo dell’amministrazione statunitense per limitare le entrate petrolifere della Russia, una fonte cruciale di finanziamento della guerra. L’operazione, che avrebbe incluso le raffinerie di Lukoil in Romania e Bulgaria, una rete di stazioni di servizio negli Stati Uniti e in Europa, e giacimenti petroliferi e di gas in Medio Oriente, Asia centrale e Africa, era stata organizzata da Lukoil dopo che l’amministrazione Trump aveva imposto, il mese scorso, nuove e pesanti sanzioni sia al gruppo sia a Rosneft, con il fine di intensificare la pressione su Mosca affinché ponga fine al conflitto in Ucraina.
Nei giorni scorsi Gunvor aveva anche avvertito che il blocco dell’accordo avrebbe potuto portare alla perdita di posti di lavoro in Europa e a interruzioni nelle forniture di carburante. Il suo amministratore delegato, Torbjörn Törnqvist, aveva sottolineato come fosse necessario un rilascio rapido delle autorizzazioni per evitare impatti significativi sulle capacità di raffinazione europee. La raffineria Lukoil di Burgas, in Bulgaria, fornisce infatti oltre due terzi del carburante del Paese, mentre l’impianto Petrotel in Romania rappresenta circa un terzo della capacità di raffinazione nazionale.
Adesso Lukoil deve cercare rapidamente un nuovo acquirente, prima che l’entrata in vigore delle sanzioni il prossimo 21 novembre complichi sul piano pratico la desiderata cessione dei suddetti asset (anche se già si è parlato di un’eventuale richiesta di proroga). Difficile però, al momento, immaginare chi potrebbe offrirsi come possibile sostituto di Gunvor.
















