Italia ed Europa rilanciano la dimensione marittima come asse strategico. Il governo Meloni punta su connessioni globali sicure e sostenibili, con Imec e Piano Mattei che rafforzano il ruolo di Roma. In questa logica, Trieste diventa hub tra Mediterraneo e Indo-Pacifico e il Mediterraneo torna al centro dell’agenda euro-atlantica. La riflessione di Giulio Terzi di Sant’Agata
Negli ultimi anni, la dimensione marittima è divenuta una priorità per l’Europa, per l’Alleanza Atlantica e per tutte le regioni collegate al Mar Mediterraneo.
Lo è sempre stata, ma oggi finalmente – grazie a un rinnovato spirito di cooperazione – si stanno delineando iniziative concrete, progetti infrastrutturali e solidi partenariati, assieme a nuovi modelli di connessioni e strategie.
Se guardiamo all’Italia, dal suo insediamento il Governo Meloni ha inserito tra i primissimi punti della sua agenda una politica estera solida, credibile e innovativa. Anche l’Unione europea, attraverso piani di investimento come il Global Gateway, si è posta – a fronte delle crescenti tensioni geopolitiche – l’obiettivo di promuovere catene del valore resilienti, sostenibili e globali.
Le gravi crisi permangono. Si è al crocevia tra la guerra nel cuore del nostro continente, in Ucraina, con una crescente aggressività russa – militare e ibrida – verso l’intera Europa, e i ricatti economici della Cina che desertificano i nostri mercati e un Iran oggi ridimensionato ma che ancora agita non solo le acque del Mar Rosso, rotta cruciale del commercio globale, ma continua a sostenere formazioni terroriste come Hezbollah, Hamas, Houthi e Jihad Islamica.
Kipling ricordava che occorrono capitani coraggiosi per solcare acque infide, persone con consapevolezza che al di là del pericolo spesso emergono
grandi opportunità. L’Italia sta dimostrando un fondamentale contributo nel coglierle. Vi sono concreti esempi.
Imec, il Corridoio India–Medio Oriente–Europa: il più veloce biglietto dell’Europa per l’Asia e l’Africa. Mai come negli ultimi mesi le relazioni tra India, Unione Europea e Italia hanno conosciuto un’accelerazione così significativa.
L’India, la più grande democrazia del mondo, nonostante qualche analista si ostini a contenerla in quel raggruppamento dell’economie mondiali emergenti targato Brics, ha ampiamente dimostrato – specialmente dopo l’impulso del G20 di Nuova Delhi, ben raccolto dal G7 a guida italiana dello scorso anno – di voler accrescere le relazioni con l’Italia, l’Europa e l’Occidente.
Nuovi formati di cooperazione sono emersi, confermando quanto Mediterraneo e Indo-Pacifico siano realtà indivisibili.
Imec è una iniziativa che gode di un crescente sostegno politico a Washington così come a Bruxelles, a Roma, a Nuova Delhi.
Il porto italiano di Trieste è un perfetto baricentro europeo, mediterraneo, verso l’Indo-Pacifico e l’Africa.
Siamo entrati in fase di attuazione: lo dimostrano i programmi e le iniziative che coinvolgono pubblico e privato.
Il prossimo 4 e 5 dicembre si terrà proprio a Trieste il primo Indo-Mediterranean Business Forum, appuntamento che vedrà il coinvolgimento di importanti realtà imprenditoriali italiane e non solo, delle istituzioni, della politica e del mondo culturale e accademico del nostro Paese.
Trieste è l’ideale terminale europeo di Imec: perché si trova al centro di quattro corridoi strategici che connettono il cuore industriale europeo ed è un punto nevralgico per la possibile Iniziativa dei Tre Mari (Baltico, Nero e Adriatico), nell’ottica di un ulteriore rafforzamento della sicurezza euro-atlantica e mediterranea.
In tale scenario, l’elevazione delle relazioni Italia-India a partenariato strategico del 2023, scelta fortemente voluta dai Primi Ministri Meloni e Modi, è stata decisiva. Un’altra occasione storica a portata di mano riguarda l’atteso accordo di libero scambio (FTA) tra UE e India.
Imec è un essenziale tassello anche del Piano Mattei per l’Africa, altro esempio innovativo di cooperazione. Non è solo un elemento centrale della politica estera italiana, ma un’iniziativa strategica riconosciuta dall’Unione europea. I tanti accordi siglati negli ultimi tre anni hanno, come partner principali, i Paesi africani e i Paesi del Golfo.
Lo sforzo italiano ed europeo di diversificare e promuovere connessioni globali più sicure vede nel rafforzamento delle relazioni con i Paesi del Golfo un enorme potenziale. Appena un anno fa si è tenuto il primo vertice tra i leader dell’Ue e dei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), occasione che ha messo in luce i tanti interessi comuni nei quadri multilaterali, regionali e bilaterali tra le nostre regioni.
Oggi l’Italia e l’Ue condividono con i Paesi africani e del Golfo quella cultura dell’internazionalizzazione che spazia dal commercio alla scienza, dall’innovazione allo scambio di know-how: sia industriale che culturale.
Questa nuova era di partenariati sta sempre più collegando l’area mediterranea all’Indo-Pacifico, attraverso un mosaico di iniziative guidate da una visione politica comune, fortemente ispirate dal Governo italiano.
Mi sembra da ricordare un punto significativo della dichiarazione congiunta in occasione del primo vertice Ue-Gcc: l’impegno dei nostri paesi nella promozione di un ordine internazionale basato su regole che rispettino pienamente il diritto internazionale e i principi fondamentali delle Nazioni Unite.
Tale puntualizzazione, considerati gli scenari geopolitici incerti, è profondamente attuale. A dimostrazione che oltre alle aspettative economiche, c’è anche una coesione politica ben delineata dentro e attorno all’Occidente.
















