La messa in servizio della Type 003 Fujian segna un passo avanti nella modernizzazione navale cinese. Ma i limiti operativi e l’assenza di propulsione nucleare mantengono il gap con gli Stati Uniti. E spingono Pechino a guardare già verso la prossima portaerei
Lo scorso 5 novembre, la Type 003 Fujian è entrata ufficialmente in servizio come terza portaerei della Repubblica Popolare Cinese. Rispetto alle due unità che prima di lei sono state schierate dalla People’s Liberation Army Navy (la Type 001 Lianoning, costruita nel 1988 in Unione Sovietica col nome di Varyag, e la Type 002 Shandong), entrambe di dimensioni inferiori rispetto all’ultima arrivata, la Fujian rappresenta un notevole salto in avanti dal punto di vista tecnico.
La più grande differenza riguarda il sistema di atterraggio e decollo degli aeromobili imbarcati, con le due unità più vecchie che impiegano il sistema Stobar (short take-off barrier-arrested recovery), che sfrutta un trampolino posto a prua per permettere il decollo dei velivoli, mentre l’ultima arrivata fa ricorso al più moderno Catobar (catapult-assisted take-off but arrested recovery che invece sfrutta delle catapulte elettro-magnetiche) testato pubblicamente poche settimane fa. Questo miglioramento consentirà di utilizzare una gamma più ampia di velivoli e in numero maggiore, oltre a permettere a tali velivoli di operare a distanze maggiori e con un carico utile più elevato. Durante il già menzionato test sono stati visti decollare ed atterrare dal vascello dei velivoli da caccia Shenyang J-15 Flanker K e J-35, nonché velivoli di allarme e controllo aereo Xi’an Kj-600. Tuttavia, come notano gli analisti dell’International Institute for Strategic Studies Nick Childs e Douglas Barrie, queste prove di base sono ancora molto lontane dall’implicare una capacità di impiego di tali velivoli in un gruppo efficace e integrato; inoltre, il maggiore potenziale operativo delle portaerei offerto dalla combinazione di catapulte e dispositivi di arresto aumenta anche la complessità operativa.
Per questo, la Fujian e il suo equipaggio sono stati sottoposti ad un vasto e sistematico programma di prove ed esercitazioni, sia nel periodo di pre-messa in servizio della nuova nave che dopo la sua ufficiale entrata in servizio, come riportato dal quotidiano ufficiale della People’s Liberation Army (che menziona anche estese simulazioni realistiche da parte delle altre due portaerei e dei loro carrier group). Ma anche queste comunque produttive esercitazioni potrebbero non bastare a colmare il gap tra le portaerei cinesi (inclusa la più moderna delle tre) e quelle statunitensi nella capacità di effettuare operazioni di volo e generare lo stesso livello di missioni aeree in un determinato intervallo di tempo. Ciò è in parte dovuto, dicono gli analisti dell’Iiss, a difficoltà tecniche come la disposizione del ponte di volo, che sembra limitare la sua capacità di effettuare contemporaneamente il decollo e l’ammaraggio degli aerei, o ancora come l’alimentazione “convenzionale” che limita l’autonomia della nave e la sua capacità di supportare le operazioni aeree rispetto ad una portaerei a propulsione nucleare.
Non stupisce dunque che Pechino stia già costruendo la sua prossima portaerei, che sembra appunto essere a propulsione nucleare, secondo quanto confermato da nuove immagini satellitari del cantiere di Dalian. Una novità che conferma le ambizioni globali crescenti della Repubblica Popolare, che non vuole rimanere inferiore a Washington in relazione a una simbolica capacità di power projection come quella delle portaerei.















