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Perché (anche) l’Fmi scommette sulla nuova Siria

Una Siria dotata della necessaria infrastruttura amministrativa, economica, finanziaria e geopolitica è una buona notizia anche per l’Europa e il Mediterraneo, dal momento che lì si può riverberare quel nuovo ordine di pace avviato a Gaza e proseguito nel solco degli accordi di Abramo. Giorgia Meloni nel suo recente incontro con al-Sharaa ha ribadito il sostegno di Roma alla ricostruzione di una Siria stabile e sovrana, anche attraverso investimenti da parte delle aziende italiane in settori di reciproco interesse

Si allunga la lista dei soggetti che scommettono sulla nuova Siria. Anche il Fmi scorge segnali di ripresa dopo la guerra civile nell’era politica di Assad e inizia a progettare una serie di interventi (prestiti e progetti) per far ripartire il Paese. Una mossa dal doppio significato: da un lato si offre al governo guidato dal presidente Ahmed al-Sharaa la possibilità concreta di ripartire e dall’altro si creano le condizioni per sminare il campo da “altre” tentazioni per la Russia, che vedrebbe così chiudersi la possibilità di una sfera di influenza dopo il disimpegno dalla base marina di Tartus, che di fatto l’ha lasciata senza approdi nel Mediterraneo.

QUI DAMASCO

La certificazione “bollinata” che una stagione critica è definitivamente alle spalle è arrivata sia dopo l’incontro alla Casa Bianca tra Ahmed al-Sharaa e Donald Trump, sia dopo la visita a Damasco di un team del Fondo Monetario Internazionale guidato da Ron van Rooden. Sono state cerchiate in rosso le priorità delle autorità in materia di riforma del settore fiscale e finanziario, nonché per supportare le attività di assistenza tecnica. Secondo i rilievi fatti da van Rooden l’economia siriana sta mostrando segnali di ripresa e prospettive in miglioramento, riflettendo il miglioramento del sentiment di consumatori e investitori sotto il nuovo regime siriano. Il riferimento è alla graduale reintegrazione della Siria nell’economia regionale e globale con la revoca delle sanzioni e il ritorno di oltre un milione di rifugiati. “Le autorità sono state in grado di adottare una politica fiscale e monetaria restrittiva, nonostante i numerosi vincoli che devono affrontare, al fine di garantire la stabilità economica e finanziaria. In questo contesto, le discussioni fiscali si sono concentrate sulla formulazione del bilancio governativo per il 2026, che mira ad aumentare il margine di bilancio per soddisfare i bisogni essenziali, compresi quelli dei settori sociali a sostegno dei più vulnerabili, garantendo al contempo che si basi su ipotesi ambiziose ma realistiche in termini di entrate e finanziamenti”.

IL LAVORO DEL FMI

Nello specifico lo sforzo del Fmi si concentrerà sul miglioramento della gestione delle finanze pubbliche e sull’amministrazione delle entrate; su una nuova legislazione fiscale; sullo sviluppo di una strategia per affrontare i debiti pregressi della Siria; su un nuovo regime fiscale che dovrà essere semplice, competitivo e facile da amministrare, evitando al contempo esenzioni generose e creando margini per l’arbitrato e l’elusione. In parallelo a ciò, le autorità locali dovranno ristrutturare le imprese statali “preparando” il terreno ai grandi progetti di investimento con il settore privato.

Inoltre i funzionari del Fmi hanno avviato discussioni sullo sviluppo di un quadro di politica monetaria adeguato che contribuisca a garantire un’inflazione bassa e stabile, tenendo conto delle attuali sfide del sistema finanziario. In sostanza la missione ha ribadito l’impegno concreto del Fmi a sostenere le autorità nei loro sforzi per riabilitare l’economia siriana e le principali istituzioni economiche. Il team ha incontrato il ministro delle Finanze Yisr Barnieh, il Governatore della Banca Centrale della Siria Abdulkader Husrieh e altri alti funzionari. Dettagli che in precedenza erano stati approfonditi dal presidente siriano con il direttore generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva in occasione del loro incontro a Washington del 9 novembre scorso.

SCENARI

Una Siria dotata della necessaria infrastruttura amministrativa, economica, finanziaria e geopolitica è una buona notizia anche per l’Europa e il Mediterraneo, dal momento che lì si può riverberare quel nuovo ordine di pace avviato a Gaza e proseguito nel solco degli accordi di Abramo stimolati dalla Casa Bianca. Per cui toccare con mano i progressi di Damasco sarà una sfida anche per l’Ue: non va dimenticato che il presidente del consiglio Giorgia Meloni nel suo recente incontro con al-Sharaa nell’ambito della partecipazione ai lavori della settimana di alto livello dell’assemblea generale dell’Onu, ha ribadito il sostegno di Roma alla ricostruzione di una Siria stabile e sovrana, anche attraverso investimenti da parte delle aziende italiane in settori di reciproco interesse.


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