In attesa che Europa e Cina raggiungano un’intesa ben più strutturale e duratura rispetto a quella sottoscritta due settimane fa, sull’onda dell’accordo tra Washington e Pechino, Berlino lavora su stoccaggi e riciclo dei minerali critici. Un segnale a tutto il Vecchio continente
Non è una fuga in avanti, ma un segnale, quello sì. In Europa serpeggia lo spettro di rimanere a secco di terre rare, ora che la Cina ha chiuso (ma riaperto con gli Stati Uniti dopo la tregua di fine ottobre) i rubinetti. E dalla paura alla realtà, il passo è breve. La Germania, ormai ex locomotiva d’Europa, sprofondata in una stagnazione partita dall’incapacità dell’industria automobilistica di reggere l’urto dei costruttori cinesi e del Green new deal, arrivando fino alla mai superata dipendenza energetica dalla Russia (il nucleare è stato spento due anni fa e le rinnovabili non bastano) ha scelto di mettersi al riparo da eventuali tempeste perfette.
Certo, a Bruxelles proseguono le interlocuzioni con le autorità del Dragone per trovare un’intesa strutturale (finora è stato sancito solo un allentamento temporaneo e solo grazie all’esempio americano) in grado di scongiurare una carenza di minerali critici (cosa che, per la verità, sta già avvenendo). Ma, nel dubbio, Berlino ha deciso che è ora di suonare la sveglia, dando un segnale a tutto il Vecchio continente: se e quando una tregua formato Usa con la Cina arriverà, meglio comunque farsi trovare pronti.
Ecco dunque spiegato il fatto che la Germania stia adottando misure per riciclare minerali essenziali e terre rare, proprio per liberarsi, o almeno tentare, dalla dipendenza dalla Cina. D’altronde, da quando la Cina ha annunciato all’inizio di quest’anno la stretta sulle esportazioni di metalli critici e terre rare, in risposta alle ampie tariffe sulle importazioni imposte dagli Stati Uniti, le scorte tedesche di minerali si sono via via esaurite. Ma un progetto pilota di riciclaggio di Freiberger Compound Materials, un produttore di substrati semiconduttori composti per la microelettronica e l’optoelettronica, potrebbe dare una svolta.
L’azienda ha recentemente realizzato un impianto pilota per setacciare 500 litri di acque reflue al giorno, estraendo e arricchendo in modo efficiente concentrazioni minime di gallio con l’ausilio di molecole organiche simili a virus. Il gallio è uno dei metalli soggetti ai rigorosi controlli sulle esportazioni della Cina ed è indispensabile nell’elettronica avanzata e nell’industria della difesa. Una tecnica sviluppata dall’istituto Helmholtz di Freiberg per la tecnologia delle risorse. L’obiettivo è a questo punto estendere la tecnologia dell’impianto pilota anche ad altri materiali critici, come l’iridio e il germanio, utilizzati nei processori per computer, nei componenti aerospaziali e nei sistemi radar, e soggetti ai controlli sulle esportazioni cinesi.
Non è finita. In un ex bunker a est di Francoforte, una porta blindata di quattro tonnellate protegge la più grande riserva tedesca di terre rare: un tesoro strategico, oggi più che mai. La società tedesca Tradium, specializzata nel commercio di metalli rari, conserva lì migliaia di fusti di disprosio, terbio e neodimio materiali essenziali per smartphone, auto elettriche e turbine eoliche. Quasi tutte le etichette indicano la stessa provenienza: la Cina. Il messaggio che arriva dalla Germania è chiaro. Bisogna attrezzarsi, mentre la diplomazia fa il suo lavoro.
















