Un emendamento a firma Fratelli d’Italia prevede l’istituzione di un confronto permanente tra esecutivo e imprese biomedicali, finché non sarà stata trovata una soluzione in grado di superare il meccanismo di compensazione della spesa sanitaria. Ma i numeri fanno paura. Per il periodo 2019-2024 l’arretrato sfiora i 10 miliardi, di cui la metà a carico delle industrie. E 1,1 miliardi solo nel 2026
Partita aperta, apertissima. Sul payback per le imprese biomedicali, il governo di Giorgia Meloni non molla la presa. Dopo aver permesso alle aziende che riforniscono la Pubblica amministrazioni di dispositivi medicali di chiudere il contenzioso per il triennio 2015-2018, con un pagamento saldo e stralcio pari al 25% dell’importo dovuto, adesso si apre il secondo fronte, quello relativo al triennio successivo. D’altronde, il meccanismo che impone alle aziende (biomedicali e farmaceutiche) di rimborsare allo Stato parte del deficit sanitario delle Regioni, è una legge. E finché esiste, è operativa. Nelle scorse settimane le imprese dei dispositivi hanno chiesto al governo di disinnescare una volta per tutte la mina. Ma ci vogliono tempo e soldi, perché ballano cifre grosse.
Per questo Fratelli d’Italia è corso ai ripari. Il partito che esprime il premier ha presentato un emendamento alla finanziaria, cosiddetto segnalato (che dovrà essere cioé esaminato per forza di cose in Commissione Bilancio), nel quale è istituito, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge (di Bilancio, ndr), il tavolo permanente sul payback sui dispositivi. La firma è quella di Michele Barcaiuolo incluso nel pacchetto di emendamenti segnalati da parte di di Fratelli d’Italia. Il tavolo sarà istituito, si prevede, con decreto del ministro dell’Economia, di concerto con il ministero della Salute, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sentite le associazioni più rappresentative delle aziende fornitrici di dispositivi medici.
L’obiettivo è quello di tentare il tutto per tutto e scongiurare un nuovo bagno di sangue. Anche perché il conto per le imprese che riforniscono tutti i giorni il Servizio sanitario di preziosi farmaci e dispositivi medici (dalle siringhe alle tac) rischia di restare ancora piuttosto salato. Nonostante gli aggiustamenti previsti nella manovra di bilancio ora all’esame del Senato per essere varata entro fine anno le aziende del farmaco e del biomedicale il prossimo anno potrebbero pagare circa 3 miliardi di payback.
I calcoli sono quelli, recenti, della Corte dei conti e relativi proprio al sistema di compensazione che scatta ogni volta che la spesa sanitaria supera i tetti fissati per farmaci e dispositivi medici. La magistratura contabile ha fatto una simulazione per il biomedicale, prendendo la spesa 2024 (l’ultima certificata) e applicandoci il nuovo tetto di spesa che nel 2026 salirà dal 4,4% al 4,6% sul Fondo sanitario. E si scopre così che anche a fronte di questa piccola boccata d’ossigeno il tetto verrebbe superato di ben 2,214 miliardi e quindi per le imprese biomedicali il conto da pagare sarebbe di 1,1 miliardi. Una mazzata che si aggiunge a quella ancora più pesante relativa all’arretrato ancora non pagato dalle imprese relativo agli anni 2019-2024 che cuba 10 miliardi di sforamento di cui la metà sempre a carico delle industrie.
















