Gli attacchi contro le petroliere della flotta ombra russa segnano un possibile cambio di passo nella strategia ucraina. Kyiv sembra voler testare se la pressione marittima sulle esportazioni energetiche di Mosca possa diventare un nuovo strumento economico. Ma i rischi permangono. Cosa ne pensa Giangiuseppe Pili, assistant professor dell’Intelligence Analysis Program presso la James Madison University e Rusi associate fellow
Nella sua campagna di attacchi rivolti al sistema economico russo, l’Ucraina sembra aver aggiunto un nuovo bersaglio: quello delle petroliere della flotta ombra di Mosca. Due diversi attacchi, avvenuti a distanza di poche ore, sembrano confermare lo stabilirsi di questo nuovo trend, anche se alcune cose non tornano.
La prima di queste due azioni risale allo scorso fine settimana, quando nella notte del 28 novembre le forze speciali ucraine hanno impiegato due Unmanned Surface Vessel del modello “Sea Baby” per attaccare le due petroliere Kairos e Virat, considerate come afferenti alla flotta fantasma del Cremlino, poco dopo che queste erano entrate nel Mar Nero dagli stretti turchi (ed erano ancora all’interno della Zona Economica Esclusiva di Ankara) ed erano dirette presso il terminal di Novorossijsk per rifornirsi di petrolio. La Kairos è stata messa fuori uso dall’attacco, mentre la Virat è stata solamente danneggiata. Nella giornata di martedì 2 dicembre, invece, ad essere colpita dall’attacco di un drone aereo a circa 80 miglia dalle coste turche è stata la petroliera russa Midvolga-2, carica di olio di semi di girasole, che però non ha riportato danni sostanziali né vittime. L’Ucraina ha però smentito un suo possibile coinvolgimento in questo attacco, suggerendo che esso sarebbe stato realizzato proprio da Mosca per cercare di danneggiare la posizione di Kyiv.
La situazione è complessa. Dietro queste azioni, alcuni analisti leggono una volontà dell’Ucraina di sondare il terreno per vedere se attacchi simili diretti contro la Flotta Ombra incontreranno una resistenza significativa. Qualora ciò non si verificasse, Kyiv potrebbe decidere di intensificare i propri attacchi e continuare a colpire le petroliere della Flotta Ombra mentre attraversano il Mar Nero, sperando di imporre una sorta di blocco alle esportazioni di petrolio russo nel Mar Nero così da esercitare un’ulteriore pressione economica sul Cremlino, al contempo portando avanti altre azioni contro il settore energetico russo, come i raid rivolti contro le reti elettriche e le raffinerie.
Ma, allo stesso tempo, queste azioni potrebbero rivelarsi controproducenti per l’Ucraina. “Gli attacchi dei droni ucraini hanno alzato di abbastanza il livello di escalation politico ed economico. Nel mentre che le forze russe stanno avanzando nell’est e nel sud con rinnovato fervore, gli ucraini stanno alzando la posta nel mentre che discussioni politiche procedono senza successo per gli accordi di pace dove, per il momento, Kyiv sta cercando di trovare altri sistemi per rientrare in una posizione di maggiore forza strategica”, sono le parole usate da Giangiuseppe Pili, assistant professor dell’Intelligence Analysis Program presso la James Madison University e Rusi associate fellow, nel commentare la vicenda per Formiche.net. Pili ha poi specificato che queste azioni “comportano una serie di gravi rischi, collegati prima di tutto ad azioni militari russe ancora più intense in vari settori come energia e infrastruttura generale. Ma anche ad un potenziale alienamento dei decisori americani e dei supporter europei. Se gli attacchi comportassero l’affondamento di una di queste navi, le conseguenze sarebbero come minimo rischiose per gli ucraini”. Motivo in più per sospettare che Mosca avrebbe tutto l’interesse a simulare ulteriori attacchi di questo genere.
















