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Con Occhiuto a Palazzo Grazioli va in scena l’Italia liberale

Dall’incontro romano presso la Stampa Estera, nel Palazzo che fu dimora di Silvio Berlusconi, il confronto tra manager e politici sul futuro del Paese, con protagonista il governatore della Calabria che qualcuno vede verso una futura guida di Forza Italia. Ma per il momento non ci sarà nessuna Opa sul partito azzurro

Forse era il primo, vero, vagito di dibattito dentro Forza Italia. O forse un confronto a viso aperto per un’Italia più liberale, più competittiva e dunque migliore. A Palazzo Grazioli è andato in scena l’atteso evento In libertà. Pensieri liberali per l’Italia, organizzato e promosso da Andrea Ruggeri, giornalista ed ex parlamentare azzurro, con già un vago sapore di bis, a Milano, tra due mesi. Protagonista dell’incontro, il governatore della Calabria e vicesegretario di Forza Italia che in molti vedono come lo sfidante di Antonio Tajani alla guida del partito fondato da Silvio Berlusconi.

Tra politica e Paese reale

Gradito a Pier Silvio e Marina, con il primo tornato a invocare nuove facce a cui affidare il timone di Forza Italia, Occhiuto del resto è considerato una figura in ascesa dentro il partito. E lo dimostra la nutrita platea politica (molti ospiti sono rimasti addirittura fuori dalla sala della Stampa Estera) accorsa presso l’ex residenza romana del Cavaliere. Dal viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto fino ai vicepresidenti di Senato e Camera, Licia Ronzulli e Giorgio Mulé, passando per la sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento e compagna di Occhiuto, Matilde Siracusano e per i deputati Alessandro Cattaneo, Rita Dalla Chiesa, Francesco Cannizzaro, Paolo Emilio Russo, Tommaso Calderone, Giovanni Arruzzolo, Peppe Mangialavori, Cristina Rossello, Erika Mazzetti e Ugo Cappellacci. Tra i senatori, invece, ha fatto capolino anche Claudio Lotito.

Ma questa è solo una versione della storia, quella che può dare alla kermesse un sapore tutto politico. Poi c’è l’altra, quella che racconta del dibattito vero e proprio, sul palco, tra manager, giornalisti e, naturalmente Occhiuto. Ovvero, oltre allo stesso Ruggeri, Nicola Porro, Roberto Arditti, presidente di Kratesis, il ceo di Tim Pietro Labriola (collegatosi dal Brasile), l’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini e Tony West, vicepresidente di Uber.

Nessuna Opa su Forza Italia

Partendo dal versante più politico, è stato Occhiuto ad allontanare lo spettro di una sfida a Tajani dall’evento a Palazzo Grazioli. “Non è una iniziativa contro qualcuno ma per rendere più forte il centrodestra. E io ringrazio i parlamentari coraggiosi che sono venuti qui ad ascoltare”, ha esordito il governatore della Calabria. “Io non ho altre ambizioni, il mio ruolo l’ho avuto dai miei concittadini qualche settimana fa. Hanno apprezzato il mio coraggio, e voglio mettere questo coraggio a frutto anche nel nostro partito di centrodestra per costruire una Forza Italia più forte”.

Occhiuto è poi, se possibile, andato oltre, chiarendo che non ci sono mire di scalata a Forza Italia. “Il congresso c’è tra un anno e mezzo e in un anno e mezzo succedono tante cose. La mia candidatura al congresso non è all’ordine del giorno, a me piacerebbe vincere sui contenuti e mi piacerebbe poter essere tra quelli che aprono una discussione ad esempio sui diritti civili in Forza Italia, sui temi dell’inclusione”.

Quel che serve all’Italia

Poi, oltre la politica, la parola è passata a chi rappresenta le grandi aziende. Labriola, video-collegatosi dal Sudamerica, è partito da un concetto molto semplice. “Senza infrastrutture digitali non si può competere nella nuova economia. L’Europa oggi è il nano in una competizione globale. Dobbiamo avere operatori delle telecomunicazioni molto forti. Qui sono 120. Non riescono a sostenere investimenti per costruire le infrastrutture. Nell’attuale modello economico dobbiamo capire quanto l’eccesso di liberismo può causare il fallimento del mercato”. E dunque, “va trovato il corretto equilibrio tra un modello di liberismo e la gestione centralizzata. Il primo step è quello di riportare le società di comunicazione ad avere capacità di investire nelle infrastrutture digitali. Da qua ai prossimi 5 o 10 anni ogni attività produttiva non potrà fare a meno di 5g o fibra connessa al cloud o all’IA”.


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