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Missioni di pace, Crosetto e Portolano tracciano l’impegno dell’Italia nel mondo

Durante la tradizionale cerimonia natalizia per i militari italiani all’estero, il ministro della Difesa e il capo di Stato maggiore hanno tracciato un quadro complessivo dell’impegno italiano nel mondo. Con 7.400 militari distribuiti in 25 Paesi, l’Italia conferma la propria centralità nelle missioni Nato e Onu, affrontando scenari critici e minacce ibride

Nell’ambito della tradizionale cerimonia di auguri natalizi ai militari italiani impegnati all’estero, alla presenza del presidente della Repubblica e dei vertici delle Forze armate, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano, hanno tracciato un quadro completo dell’impegno italiano nel mondo e delle sfide globali per la sicurezza. 

L’Italia primo contributore europeo

Il generale Portolano ha ribadito come l’Italia sia oggi il primo contributore europeo alle missioni militari internazionali, sia in ambito Nato sia nell’Unione europea, e come sia tra i principali fornitori di caschi blu tra i Paesi occidentali. Attualmente 7.400 militari italiani sono impegnati in 17 operazioni e 22 missioni distribuite in 25 Paesi, tra Africa, Medio Oriente, Balcani e altre regioni critiche. Questi numeri riflettono non solo l’ampiezza geografica dell’operato italiano, ma anche la varietà dei compiti, dalla gestione della pace alla sicurezza marittima, dal supporto logistico alle operazioni congiunte Nato.

Portolano ha sottolineato che “il sacrificio dei nostri militari è costante e prezioso per gli interessi dell’Italia e la sicurezza degli italiani. Essi offrono in ogni circostanza l’immagine più bella del nostro Paese nel mondo”, definendo le missioni il “vero core business” delle Forze Armate. Il generale ha richiamato anche le condizioni operative estreme, dai climi difficili ai contesti di conflitto, che i militari affrontano quotidianamente, spesso lontani dai propri affetti e dalle famiglie.

Uno scenario internazionale senza precedenti

Il ministro Crosetto ha delineato un quadro globale drammatico, sottolineando come la situazione internazionale sia la più grave dalla Seconda guerra mondiale. Ha ricordato che attualmente sono attivi 59 conflitti nel mondo, 78 Stati sono coinvolti in guerre oltre i propri confini e 17 Paesi hanno registrato nel 2024 oltre mille morti legati ai combattimenti. Il ministro ha evidenziato come, pur concentrandosi mediaticamente su Ucraina e Medio Oriente, il quadro globale sia molto più ampio e complesso, con la diffusione della guerra ibrida, attori esterni che influenzano dinamiche nazionali e rischi tecnologici avanzati.

Ha poi fatto un esempio concreto, spiegando che “un recente attacco informatico ha dimostrato come una nave civile con 650 passeggeri possa trasformarsi in uno strumento potenzialmente distruttivo”, sottolineando l’urgenza di proteggere infrastrutture critiche e sistemi marittimi da potenziali attacchi.

Adattamento e prevenzione

In questo contesto, Crosetto ha insistito sulla necessità di costruire una difesa italiana dinamica e flessibile, capace di operare in scenari che cambiano ogni settimana. Ha sottolineato come la vera sfida non sia soltanto reagire alle crisi quando esplodono, ma prevenirle, evitando che conflitti locali si trasformino in emergenze internazionali di lunga durata. “Dobbiamo chiedere ai nostri militari di cambiare mentalità ogni mese, ogni settimana, perché ogni mese e ogni settimana cambia il quadro del confronto”, ha spiegato, richiamando l’attenzione sulla rapidità di evoluzione delle minacce e sull’esigenza di aggiornamento costante di tattiche, tecnologie e strategie.

In quest’ottica, la difesa italiana dovrà integrare strumenti convenzionali, capacità cibernetiche e analisi geopolitica avanzata, anticipando scenari di crisi e sviluppando una mentalità proattiva.

Implicazioni per l’Italia e per le Forze armate

Le Forze armate italiane sono chiamate a un equilibrio delicato, tra il garantire la sicurezza e la stabilità nelle missioni internazionali e affrontare minacce ibride e tecnologiche in rapida evoluzione. L’impegno italiano, dunque, non è solo numerico ma anche strategico e politico, con una capacità di influenza internazionale che si accompagna alla necessità di flessibilità e prevenzione. In un mondo instabile e interconnesso, la difesa italiana continua a rappresentare un pilastro centrale della politica estera e della sicurezza nazionale.


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