Skip to main content

Bollette, da Atreju le istruzioni per l’uso di Cattaneo e Scornajenchi

Alla festa di Fratelli d’Italia un confronto tra politica e top manager per risolvere il problema dei problemi: abbassare il costo delle bollette per le famiglie e le imprese. E serve tanto pragmatismo

La svolta energetica in Italia è possibile. Ma a un patto. Che si investa. Ad Atreju è andato in scena un confronto sull’energia che ha visto protagonisti top manager e membri del governo. Dunque, grandi imprese e politica. La chiave di lettura l’ha data il ceo di Enel, Flavio Cattaneo, per il quale “l’Italia deve fare subito un piano di investimenti, perché anche la nostra generazione a gas è vecchissima ha più di vent’anni, 25 anni. Non possiamo affrontare il futuro in questa situazione. Anche perché gli altri Paesi che ci esportano, primo, aumentano il peso politico verso di noi, e quindi riducono la nostra indipendenza. Secondo, anche loro hanno un problema di aumento dei consumi e quindi potrà anche avvenire il fatto che” quando l’Italia dovesse chiedere di importare più energia “ti dicono ‘questo non è possibile'”, ha avvertito il numero uno dell’Enel.

Il vero problema, comunque, rimane il costo dell’energia. Ed è qui che serve un salto di qualità. Cattaneo ha dato la sua ricetta. “Sui prezzi dell’energia dobbiamo agire su tre leve: non ripetere gli errori del passato e incentivare solo ciò che genera valore e Pil, dare energia a costo più basso alle imprese, con misure importanti come quelle messe in campo dal governo e fare investimenti sugli impianti, che possono essere potenziati, come ad esempio nel settore idroelettrico”.

“Enel oggi ha una quota di produzione di poco superiore al 10% dell’energia in Italia. Per individuare soluzioni al problema del prezzo dell’energia dobbiamo ragionare senza demagogia e fare alcune distinzioni. È vero che ci sono settori energivori a rischio di delocalizzazione, e vanno aiutati, perché per loro l’energia rappresenta il 30/35% dei costi, ma si tratta di aziende che pagano il prezzo all’ingrosso. Per le famiglie, grazie al costo delle reti che è una voce della bolletta che in Italia è più bassa, la differenza con gli altri paesi europei è contenuta”. Insomma, secondo Cattaneo “va capito cosa è successo ai prezzi: fino al 2015 la differenza tra Italia e Spagna era di 25/30 euro al megawattora, poi per un quinquennio il prezzo si è allineato, fino al 2020, quando il divario si è accentuato. Questo è successo perché tra il 2015 e il 2020 il gas costava tra 16 e 18 euro e l’Ets era molto inferiore al prezzo attuale; poi entrambe queste voci sono cresciute”.

E che l’energia sia il vero tema del presente e del futuro, lo dimostrano anche le parole del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, anch’esso intervenuto ad Atreju. “L’energia è un problema di sicurezza nazionale, di salvaguardia nazionale delle imprese. Dobbiamo rimanere competitivi: e uno degli elementi più importanti è ovviamente l’energia. Ed è ovvio che questo è un tema di attrazione e per mantenere le imprese. Diventa per forza un problema di sicurezza nazionale e quindi è ovvio che, anche qui, quello che stiamo dicendo con forza è che serve costruire un percorso per incrementare le forze, con un mix energetico. Ricordiamoci che ancora oggi noi abbiamo 130 GW da mettere a terra e che ancora i comuni stanno aspettando e non ci danno le concessioni per fare nuovi impianti. Se dall’altra parte abbiamo necessità di energie, e stiamo aspettando di mettere a terra le fonti rinnovabili, credo che sia un problema, che non si è ancora capito dove si vuole arrivare”.

Anche un altro manager si è detto piuttosto preoccupato dai costi dell’energia. “In Italia i prezzi delle bollette dell’energia scenderanno “se saremo in grado di diversificare e di guardare senza paura alle regole di sistema, che sono state definite trent’anni fa e che oggi, forse, non sono più attuali. E va dato merito a questo governo di aver posto al centro della discussione un ragionamento su queste regole”, ha affermato l’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi,  In Italia e in Europa “veniamo da un periodo piuttosto lungo dove siamo stati abituati a immaginare un mondo molto semplice, dove la transizione energetica ci avrebbe regalato un mondo più giusto, più equo e fatto soltanto di rinnovabili a basso costo. Ci siamo accorti, con un po’ di ritardo e con un po’ di colpevolezza, che la transizione energetica ha dei limiti evidenti, questo perché ogni fonte di produzione ha dei pregi e dei difetti”, ha rilevato Scornajenchi.

“Le fonti rinnovabili sono una grande risorsa di questo paese ma hanno dei limiti”. Peraltro ad oggi “le rinnovabili sono costate in questo Paese più di 200 miliardi di incentivi nel corso di una decina di anni. Ciò detto, servivano questi incentivi, ma il concetto di transizione va un po’ aggiornato. Dobbiamo dirlo in modo chiaro: ci sono settori dell’industria in cui è necessario avere dell’energia modulabile, che si aggiunga e si integri rispetto a quelle delle rinnovabili. È necessario gestire dei processi industriali che hanno bisogno di un certo tipo di energia continua, non si può fare acciaio, vetro, carta con i pannelli solari. Non è cattiva volontà. La soluzione non sono gli slogan, la soluzione è la tecnologia. Per questo non dobbiamo continuare a parlare di transizione sognando un mondo che non arriverà mai”.


×

Iscriviti alla newsletter