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La farmaceutica ha saputo governare l’incertezza, ma per Cattani (Farmindustria) l’Europa rischia di restare spettatrice

Numeri record, export in crescita e una resilienza unica nel panorama industriale globale: la farmaceutica italiana si conferma uno degli asset strategici del Paese. Ma serve una svolta sulla governance europea. Cattani: “Il settore è riuscito a navigare l’incertezza come nessun altro, ma serve un cambio di passo in Europa”

Il mondo dell’industria farmaceutica si muove a grandissima velocità. L’innovazione scientifica, procede per salti rapidi e profondi: nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuove frontiere terapeutiche che fino a poco tempo prima sembravano impensabili. Forse proprio per questo, nell’attuale scenario globale profondamente instabile, segnato da fratture geopolitiche e geoeconomiche, il settore farmaceutico ha mostrato una resilienza unica, come ha sottolineato il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani all’incontro di fine anno con i giornalisti. “C’è un settore che è riuscito a navigare l’incertezza come nessun altro, ed è proprio la farmaceutica”, ha spiegato. Un risultato reso possibile da un “mindset globale” e da “filiere internazionali” che rappresentano un “vantaggio culturale competitivo”.

Il bilancio del 2025: numeri record

Il 2025 si conferma un anno chiave per l’industria farmaceutica italiana. I dati relativi al’export raccontano una crescita robusta e superiore alla media del manifatturiero: 58,8 miliardi di euro di produzione; +33,7% rispetto allo stesso periodo del 2024; 8,2 miliardi di euro di saldo estero; 11,5% del totale manifatturiero, al secondo posto dopo solo il settore della meccanica.

Governance europea “inefficiente e superata”

Non sempre, però, l’industria ha il supporto di cui necessiterebbe, ha sottolineato Cattani, con particolare riferimento all’Europa. “Abbiamo una governance europea inefficiente, spesso incapace di connettere i grandi macro-trend globali”. Un’Europa che, secondo Cattani, rischia di restare spettatrice nel panorama globale. “Siamo Europa ed europeisti, ma bisogna riconoscere sia il buono che quello che non va. E questa governance assolutamente non va. L’Europa rischia di restare spettatrice e non protagonista sugli scenari globali”.

La partita della competitività

Senza una riforma, l’Europa rischia un circolo vizioso di perdita di investimenti, aggravato da un contesto globale in cui gli altri Paesi hanno già cambiato le regole del gioco. Il pericolo, come ricordato dall’industria in una lettera destinata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, è di perdere investimenti per circa 100 miliardi di euro, “di cui una quota significativa riguarda l’Italia, pari a circa 25-30 miliardi”, secondo quanto riporta Farmindustria.

I risultati dell’Italia

Al contrario, Cattani ha riconosciuto segnali importanti dall’esecutivo nazionale. “Non posso che ringraziare il governo Meloni – ha detto – per la legge di bilancio rigorista e per aver identificato risorse ulteriori. Un segnale importante rispetto a quanto mai avvenuto prima”. “È vero che si tratta di una compensazione interna, ma sono risorse che prende da un fondo che avanza risorse e che altrimenti avremmo perso” ha aggiunto.

Spesa farmaceutica e accesso: cambiare paradigma

Sul tema della spesa farmaceutica, Cattani si è espresso con altrettanta chiarezza: urge rileggerlo alla luce dei bisogni reali. “È come se in un una famiglia aumentasse il numero dei figli, che nascono, crescono, consumano e il budget familiare restasse sempre lo stesso. È spesa fuori controllo? No, è inadeguata al fabbisogno”. Servirebbe, dunque, secondo Farmindustria, un approccio dinamico che valuti gli outcome in termini di qualità e aspettativa di vita, superando una visione centrata esclusivamente sulla spesa. “Senza strumenti come l’early access e senza una valutazione degli esiti, il sistema rischia di restare autoreferenziale”, ha commentato il presidente.

Payback e competitività: il nodo strutturale

Il superamento del payback è considerato un passaggio cruciale per la competitività del sistema. In particolare auspichiamo – ha detto Cattani – “una riduzione del payback verso livelli sostenibili”, a partire “dal 13% del 2023” fino alla sua “graduale eliminazione”. L’attenzione ora è rivolta al 2026. “Non boccio nulla di quanto fatto sino ad oggi, quello che auspichiamo ora è la messa a terra del testo unico per la farmaceutica, altro strumento fondamentale e grande passo di questo governo”.

Programmare per restare attrattivi

La possibilità di programmare nel medio-lungo periodo è decisiva per la competitività. “Per essere competitivi, bisogna poter programmare”, ha ribadito, ricordando come interventi improvvisi del passato abbiano minato l’attrattività del Paese. Un messaggio chiaro anche per il futuro: “Le imprese andranno sempre di più dove troveranno condizioni migliori, e allora poi non ci potremo lamentare”.

Salute come pilastro della geopolitica

“Come ha detto Meloni – ha sottolineato poi Cattani riportando le parole della presidente del consiglio – la difesa poggia su dimensioni che riguardano i cittadini diverse e più ampie della mera difesa militare”. “Su dipendenze strategiche serve un’azione importante. Strategico potrebbe essere tutto, ma sicuramente la salute lo è più di altro. E non parlo solo di principi attivi, ma anche di innovazione”. Il mondo entra in una nuova era, in cui governi lungimiranti “devono inserire la salute e l’industria farmaceutica tra gli asset strategici di sicurezza nazionale”.

Verso il 2026: crescita e incognite

Il settore guarda avanti con cautela, ma grande fiducia. “Dovremmo superare i 70 miliardi nel 2025”, un dato che segnala come i settori trainanti siano cambiati: farmaceutica e aerospazio al centro. “Sul 2026 ci aspettiamo una crescita, ma stimarla è estremamente complesso”, ha suggerito il presidente di Farmindustria. “Resta il rischio legato al meccanismo del most favoured nation, che potrebbe rallentare l’arrivo dell’innovazione. Per questo è necessario anticipare gli scenari peggiori, non inseguirli”, ha concluso.

Europa, regole e industria: una sfida aperta

Ma il nodo, per Farmindustria, resta l’Europa, che deve “cambiare radicalmente approccio su dossier chiave come il Critical medicines act” e che in generale deve adottare un “quadro regolatorio che consenta di competere ad armi pari con Stati Uniti e Cina, intervenendo su brevetti, biotech act, acque reflue – che da sole costano all’industria 11 miliardi l’anno – e riducendo il peso burocratico”, ha concluso il presidente Cattani, chiosando “L’Europa resta in mezzo fra Usa e Cina con il cerino in mano”.

Coraggio e visione per il futuro

La chiusura è un appello politico e strategico: “Serve coraggio e visione, che crediamo siano nelle corde dell’attuale governo nazionale”. Perché, come dimostrano i numeri e gli scenari globali, la farmaceutica non è solo un settore industriale, ma uno dei pilastri su cui costruire la sicurezza, la crescita e il futuro del Paese.


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