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Fiducia e credibilità, così è cambiata l’Italia. Il racconto di Fazzolari ad Atreju

Giorgetti e Fazzolari hanno raccontato l’asse tra Chigi e Mef, con uno spread basso che incide sul rating delle agenzie: il governo non lascia un euro di debito alle future generazioni. Ma accanto ai conti in ordine ecco la percezione internazionale, la spirale strategica del Piano Mattei e le intuizioni di Borgo Egnazia

“La grande novità di questo governo è che la politica è tornata al suo posto e al posto dei tecnici, per offrire una doppia immagine, di fiducia e credibilità”. Per abitudine non parla molto Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all’attuazione del programma, ma quando lo fa sceglie concetti dall’elevato peso specifico perché mescolano continenza a futuro, strategie ad azioni specifiche portate avanti dall’esecutivo. Ad Atreju si discute di come è cambiata la percezione dell’Italia nel mondo. Oltre al “Fazzo”, intervengono Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia e delle Finanze, Giada Giani, senior economist di Citi per l’Europa, Valbona Zeneli, non-resident senior fellow at the Atlantic Council’s Europe Center e membro dell’advisory board di Decode39.

Conti in ordine

Punto di partenza è la traccia seguita dal governo Meloni. Fazzolari non ha dubbi: “La caratteristica di questo governo è il forte asse tra Palazzo Chigi e il Mef. Qualunque decisione viene presa in accordo tra presidente del Consiglio e ministro dell’Economia. E qualunque scelta fatta viene rivendicata dalla politica in virtù di una questione di impegno morale che questo governo si è preso, cioè di non peggiorare ulteriormente i conti pubblici. La narrazione che si può comprare il consenso degli italiani con politiche scellerate è falsa. Questo governo lo ha dimostrato”. A tal punto che Giorgetti lo ammette apertamente: “La filosofia di azione è che i più importanti provvedimenti sono stati quelli impopolari che da subito abbiamo deciso di prendere e su cui abbiamo poi potuto costruire una politica di bilancio di un certo tipo, liberando risorse per ridurre il carico fiscale”. Senza quelle decisioni impopolari “non saremmo qui e qualcuno altro racconterebbe una storia ben diversa della situazione del Paese”.

Fazzolari, poi, cita il tema della percezione esterna delle misure del governo, “gli italiani si rendono conto che le risorse risparmiate non vengono utilizzate in sprechi o politiche insensate, ma vengono utilizzate, ad esempio per aumentare la spesa per la sanità, ridurre le imposte, agevolare chi assume, ciò ha creato un sistema di ritorno di fiducia dei cittadini nei confronti della politica e che quindi consente alla politica anche di prendere delle decisioni difficili”.

La percezione internazionale

Ma la difficoltà di quelle scelte, in un secondo momento, viene ripagata in termini di credibilità. La percezione internazionale di tali decisioni riguardano il pre e il post, come osservato da Valbona Zeneli nel suo intervento da un osservatorio privilegiato. “Secondo me la parola chiave è credibilità dell’Italia sotto tutti gli aspetti, significa che soltanto nel 2025 c’è una crescita degli investimenti diretti esteri in Italia del 5%, quando vediamo che nell’Unione europea c’è una diminuzione del 5%. Tutto ciò praticamente si traduce poi in maggiori opportunità economiche per i cittadini”. E osserva che negli ultimi anni l’Italia è emersa come uno dei pochi Paesi nel mondo che ha realmente rivitalizzato la propria politica estera rafforzando il proprio posizionamento, la visibilità e la capacità di influenza nel mondo: questo non succede, secondo Zeneli, soltanto per le relazioni personali di Meloni ma perché ci sono tre punti principali che stanno distinguendo l’Italia. Al primo posto le scelte decisive geopolitiche, partendo dal supporto all’Ucraina, la ridefinizione delle relazioni con la Cina e il ruolo dell’Italia nei Balcani che ha preso anche il posto di altri Paesi che nel passato erano più importanti in Europa. Roma ha colto questa opportunità. Il secondo punto tocca i corridoi economici importanti come quello dell’Imec che collega India e Middle East all’Europa.

“Quello non è soltanto un corridoio di trasporto, ma è un network di opportunità per gli investitori italiani, senza dimenticare il piano Mattei che tratta i Paesi del nord Africa con una partnership strategica. Il terzo punto è la stabilità economica e tutto ciò ci riporta indietro a G7 di Borgo Egnazia, dove per la prima volta si è aperto al di là della presenza del Papa anche a molti esponenti del Mediterraneo allargato, mostrando una proiezione internazionale che ha caratterizzato l’Italia”.


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