Il piano industriale 2026-2030 di Fincantieri si aggiorna. Difesa, cruise e underwater diventano i pilastri di una crescita fondata su capacità produttiva, integrazione tecnologica e presenza internazionale. In un contesto geopolitico favorevole alla navalmeccanica ad alta complessità, il gruppo italiano scommette su scala, filiera e sostenibilità
Fincantieri ha approvato il piano Piano Industriale 2026-2030, mettendo nero su bianco una strategia che punta a consolidare il ruolo del gruppo come campione nazionale a vocazione globale e come uno degli snodi industriali più rilevanti della politica industriale italiana ed europea. Il messaggio è chiaro: crescita, rafforzamento produttivo e posizionamento nei settori strategici – dalla difesa all’underwater – in un contesto geopolitico ed economico che premia chi è in grado di integrare capacità industriale, innovazione tecnologica e visione di lungo periodo.
Il piano, denominato “F4 – Fast Forward Further Future”, si colloca in una fase di macro-trend favorevole per la navalmeccanica ad alta complessità. Dopo anni segnati da shock esogeni e tensioni sulle catene del valore, il comparto vive oggi una combinazione di domanda sostenuta nel civile, in particolare nel cruise, e di forte accelerazione nella difesa, alimentata dall’instabilità internazionale e dal riarmo di molte marine militari. È in questo scenario che Fincantieri prevede ricavi in crescita fino a 12,5 miliardi di euro al 2030, un Ebitda a 1,25 miliardi e un utile netto che dovrebbe raggiungere i 500 milioni, accompagnati da un deciso percorso di deleveraging.
Difesa, il baricentro del piano
I numeri raccontano solo in parte l’impostazione del piano. Il cuore della strategia è il rafforzamento della capacità produttiva e del mix di business. Sul fronte della difesa, il gruppo prevede il raddoppio della capacità dei cantieri italiani, per rispondere a una domanda che si annuncia strutturale e non congiunturale. “Nei prossimi anni raddoppieremo la capacità produttiva nei cantieri italiani della Difesa”, ha spiegato l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, sottolineando come il piano rappresenti “un manifesto industriale che nasce da una visione strategica del futuro”.
La difesa, del resto, è uno dei pilastri più evidenti del nuovo ciclo industriale. Secondo le stime del gruppo, il budget globale destinato alla difesa raggiungerà i 2,93 trilioni di dollari nel 2030, con una crescita significativa anche per la spesa navale. Fincantieri intende giocare questa partita rafforzando la propria presenza sui mercati esteri, dagli Stati Uniti al Medio Oriente, facendo leva sul ruolo di integratore di piattaforma e su un track record consolidato nei programmi internazionali. Non a caso, il piano individua opportunità commerciali per oltre 56 miliardi di euro nel triennio 2026-2028, con una quota rilevante a probabilità medio-alta di successo.
Cruise e offshore: leadership e selettività
Accanto alla difesa, il piano conferma la centralità del cruise, settore in cui Fincantieri mantiene una leadership globale con circa il 49% di quota di mercato e un portafoglio ordini che si estende fino al 2036. Qui la strategia non è tanto espansiva in termini di volumi, quanto orientata all’efficienza industriale, alla redditività e alla transizione tecnologica ed ecologica. Digitalizzazione, nuovi sistemi di propulsione e l’obiettivo della prima nave da crociera net zero entro il 2035 sono elementi che si inseriscono in una visione di medio-lungo periodo, coerente con l’evoluzione della domanda e con i vincoli regolatori.
Underwater, la scommessa strategica
Il vero elemento di discontinuità è rappresentato dal polo underwater, avviato nel 2025 e destinato a diventare uno dei motori di crescita del gruppo. Un mercato che, secondo le stime, potrebbe raddoppiare entro il 2030, spinto da esigenze di sicurezza, protezione delle infrastrutture critiche e sviluppo di tecnologie dual use. In questo ambito, Fincantieri punta a un portafoglio sempre più integrato di soluzioni, dai sistemi autonomi ai droni subacquei, rafforzando sinergie industriali e valutando anche opportunità di crescita inorganica.
Industria, filiera e sostenibilità
Sul piano industriale e politico, il messaggio è altrettanto rilevante. Il rafforzamento del footprint produttivo in Italia, l’investimento sulle competenze e la valorizzazione della filiera nazionale collocano Fincantieri come uno degli attori chiave della sovranità industriale del Paese. La sostenibilità, integrata nel piano con obiettivi su innovazione, inclusione e integrità, completa il quadro di una strategia che mira a coniugare competitività globale e responsabilità sistemica.
















