Lo scorso anno il costo di queste sei-otto settimane senza bilancio è stato stimato in 12 miliardi di euro. Questa volta potrebbe andare molto peggio, con lo spettro del deficit prossimo alla soglia del 5% del Prodotto interno lordo. Non proprio una premessa incoraggiante per chi ha appena votato 90 miliardi di debito comune per sostenere l’Ucraina
Il premier francese Lecornu sperava di aver bypassato inciampi e trappole, immaginando di portare a casa la legge di bilancio senza rischi. E invece venerdì notte la doccia gelata: discussioni parlamentari interrotte e lo spettro dell’esercizio provvisorio. Non era nei piani di Matignon (né dell’Eliseo).
Domani il governo incontrerà tutti i leader politici per cercare di raggiungere un compromesso. Il dato politico è questo: per il secondo anno consecutivo, il governo non riuscirà a fornire alla Francia un bilancio entro i termini previsti dalla Costituzione. L’iter parlamentare continuerà oltre il 31 dicembre, costringendo il governo a ricorrere a una legislazione speciale.
Tale ritardo non preoccupa solo Parigi, ma anche Bruxelles perché rappresenta un oggettivo pericolo finanziario. Lo scorso anno, il costo di queste sei-otto settimane senza bilancio è stato stimato in 12 miliardi di euro. Questa volta potrebbe andare molto peggio, con lo spettro del deficit prossimo alla soglia del 5% del prodotto interno lordo. Non proprio una premessa incoraggiante per chi ha appena votato 90 miliardi di debito comune per sostenere l’Ucraina.
Le critiche abbondano contro Sébastien Leclerc e il suo governo, specialmente dopo il declassamento da parte dell’agenzia di rating Kbra che ha retrocesso il rating sovrano a lungo termine della Francia ad AA-. Il debito pubblico ha toccato un nuovo massimo al 117,4% del Pil, pari a 3.482 miliardi di euro, che ha messo nuovamente in allarme gli analisti, certi che non si possa escludere una crisi di mercato.
Al contempo si restringe la finestra per il risanamento fiscale in vista delle elezioni presidenziali del 2027, che in molti vorrebbero anticipare.
Una soluzione all’impasse è stata avanzata dal Rassemblement National: Jordan Bardella sostiene che la Francia potrebbe attuare un drastico piano di risparmio in cambio del riacquisto del debito francese da parte della Banca Centrale Europea.
Ma al di là di come tecnicamente potrà evolvere le cosa, politicamente spicca un elemento: a dieci anni dalla crisi del debito, quando l’intreccio di banche, interessi e debito greco rischiò di mandare in frantumi l’euro, si ripresenta un’altra emergenza, questa volta in un Paese di prima fascia che proprio non vuole l’intervento della troika.
Chissà cosa avrebbe detto l’ex ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, padre dell’iper frugalismo europeo, osservando l’involuzione delle finanze francesi.
















