Il lungometraggio “Generation Trust: a global climate story in the making”, realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo e dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è un progetto nato nell’ambito dell’iniziativa Youth4Climate dell’Undp, un programma globale volto a promuovere la partecipazione delle giovani generazioni alle iniziative per combattere il cambiamento climatico
Presentato ufficialmente il 21 novembre alla Conferenza dell’Onu sui Cambiamenti Climatici di Belem, in Brasile, il lungometraggio “Generation Trust: a global climate story in the making”, realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) e dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), racconta le attività di cinque giovani provenienti da diversi Paesi per contrastare il cambiamento climatico. L’obiettivo è di rafforzare “la partecipazione dei giovani alla governance climatica”, un obiettivo il linea con il “Global Mutirao”, il documento finale sottoscritto dai Paesi che hanno partecipato alla COP30 di Belem.
Il progetto è nato nell’ambito dell’iniziativa Youth4Climate dell’Undp, un programma globale volto a promuovere la partecipazione delle giovani generazioni alle iniziative per combattere il cambiamento climatico. I cinque giovani, provenienti dalla Bolivia, Colombia, Liberia, Pakistan e Uganda, propongono iniziative climatiche per far fronte a complesse sfide locali.
Anche l’Italia “ha sempre creduto nell’importanza di mettere i giovani al centro dell’azione climatica e ambientale – ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Attraverso la nostra partnership con Undp investiamo nella creatività, nella determinazione e nella leadership dei giovani di tutto il mondo. Le loro idee e le loro azioni sono essenziali per costruire un futuro sostenibile e inclusivo, capace di trasformare l’ambizione in cambiamento concreto e di non lasciare indietro nessuno”.
Così, mentre la più grande generazione giovanile della storia affronta crescenti rischi climatici e sociali, Generation Trust è al tempo stesso un appello all’azione e una celebrazione delle soluzioni climatiche guidate dai giovani. Come ha ricordato Agostino Inguscio, direttore del Centro Undp di Roma, “questo documentario ci ricorda cosa accade quando smettiamo di considerare i giovani come leader di domani e iniziamo a fidarci di loro come leader di oggi. E’ una storia di persone reali, di azioni concrete e di ciò che accade quando ai giovani vengono dati spazio, sostegno e fiducia per guidare il cambiamento”.
Come è successo a Luis Guillermo, in Bolivia, che trasforma i cortili delle scuole in spazi per coltivare cibo, contrastare l’insicurezza alimentare e ristabilire un legame con la terra. E a Pablo Castellanos Ramelli, in Colombia, che ha sviluppato un sistema di energia solare per le batterie di veicoli dismessi, portando elettricità alle comunità indigene remote. O a Elvis Thomas, in Liberia, che promuove la mobilità sostenibile attraverso risciò elettrici gestiti da donne e alimentati a energia solare. E ancora a Sundus Sohail, in Pakistan, che ripristina gli ecosistemi marini delle barriere coralline danneggiate, proteggendo i mezzi di sussistenza di molti lavoratori che dipendono dalla pesca. E, infine, a Specioza Nakate, in Uganda, che aiuta le comunità locali a convertire i rifiuti in nuovi prodotti di uso quotidiano.
La produzione del documentario presentato a Belem è sola l’ultima delle tante attività realizzate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Siluppo, come ha avuto modo di illustrare il direttore Inguscio durante la sua audizione, lo scorso aprile, davanti alla Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, sul tema “La centralità del Mediterraneo nelle priorità politiche, economiche, sociali e di sicurezza dell’Italia nel quadro dell’appartenenza all’Unione europea e alla Nato”.
Ricordando innanzitutto che “il Mediterraneo, da sempre ponte tra Africa, Europa e Medio Oriente, rappresenta una delle regioni più esposte agli effetti del cambiamento climatico, alle pressioni migratorie, alle fragilità economiche e alle disuguaglianze, ma è anche una straordinaria opportunità di cooperazione, di crescita sostenibile, di innovazione sociale e tecnologica”. E, dal punto di vista climatico, è uno degli hotspot più vulnerabili, con un impatto “sulle economie locali, sulla salute pubblica e sulla tenuta sociale delle comunità più fragili”.
Di fronte a queste sfide c’è bisogno di politiche integrate di cooperazione allo sviluppo, sostenibilità ambientale e resilienza economica. “Ed è proprio questo il campo d’azione di Undp, che lavora al fianco dei governi nazionali, delle organizzazioni regionali e della società civile per costruire risposte sostenibili e inclusive”. Un esempio per tutti, oggi il Programma è responsabile della messa a terra di circa il 40% dei progetti finanziati per sostenere le economie emergenti nel contrasto al cambiamento climatico, 16 miliardi circa del Green Climate Fund.
Particolarmente attiva la collaborazione con l’Italia, specialmente dopo il lancio del “Piano Mattei per l’Africa” nel 2024, in occasione del vertice Italia-Africa, durante il quale è stata riconosciuta al Piano una “visione innovativa, ambiziosa e pragmatica: un nuovo modello di partenariato con i Paesi africani, basato su reciprocità, co-sviluppo e programmo ad alto impatto”. E la partecipazione attiva al G7 sotto la Presidenza italiana per il supporto alla definizione delle priorità nel settore dello sviluppo sostenibile, in particolare per le tematiche relative al clima e all’energia.
Tra le altre iniziative gestite dal Centro e finanziate dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Inguscio ha ricordato il programma “Youth4Climate”, nato con l’obiettivo di promuovere la partecipazione giovanile all’azione climatica. In programma ha erogato finanziamenti per oltre 2 milioni e mezzo di dollari per sostenere 100 iniziative guidate da giovani in 52 Paesi.
“Italy-Undp Energy Partnership”, iniziata nel 2022 e trasformata in una delle iniziative pilota del G7 nel 2024, ha mobilitato oltre 10 milioni di euro per progetti energetici in Africa. Come pure la “Platform for Investment Support” per colmare il gap tra idea progettuale e implementazione concreta. E la “G7 Adaptation Accelerator Hub” per sostenere i Paesi vulnerabili nell’attuazione dei Piani Nazionali di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
Tra le priorità strategiche per il futuro, l’Undp intende “accompagnare le transizioni digitali ed ecologiche nei Paesi partner, rafforzare la partecipazione dei giovani e delle donne, e integrare approcci innovativi per la prevenzione dei conflitti e la gestione dei rischi climatici”. “L’Italia, ha concluso Inguscio, ha oggi l’opportunità di riaffermare il proprio ruolo storico e strategico nel Mediterraneo, non solo come attore geopolitico, ma come promotrice di una visione lungimirante, solidale e innovativa”. Undp e il Centro di Roma saranno “al fianco dell’Italia nel dare forma a una cooperazione internazionale all’altezza delle sfide del nostro tempo”.
















