L’Ucraina rivendica un attacco con droni contro la petroliera Qendil, accusata di far parte della “shadow fleet” russa utilizzata per aggirare le sanzioni e finanziare la guerra. La nave, vuota al momento del colpo, è stata danneggiata in acque neutrali al largo della Libia, a oltre 2.000 km dall’Ucraina. L’episodio segnala un’ulteriore espansione geografica e operativa della campagna ucraina contro le esportazioni energetiche di Mosca, mentre restano incerte data e modalità precise dell’attacco
“Il servizio di sicurezza dell’Ucraina ha effettuato una nuova operazione speciale senza precedenti a più di 2.000 km dal territorio del nostro stato. Come risultato di misure a più fasi nelle acque neutre del Mar Mediterraneo, l’unità Alpha della SBU ha colpito la petroliera Qendil, parte della cosiddetta ‘flotta ombra’ russa, con droni aerei. Al momento dell’operazione speciale, la nave russa non trasportava alcun carico ed era vuota. Di conseguenza, questo attacco non ha rappresentato alcuna minaccia per la situazione ecologica nella regione”. Il virgolettato è dello stesso SBU, ossia l’intelligence militare di Kyiv, che annuncia un’azione finora senza precedenti.
“La Russia ha usato questa petroliera per aggirare le sanzioni e ottenere denaro destinato alla guerra contro l’Ucraina”, spiegano i servizi ucraini ai media. “Dal punto di vista del diritto internazionale e delle leggi e consuetudini di guerra, si tratta di un obiettivo assolutamente legittimo”. Le stesse fonti aggiungono che “il nemico deve capire che l’Ucraina non si fermerà e colpirà ovunque nel mondo, ovunque esso si trovi”.
L’attacco
Secondo le prime informazioni, non ucraine la Qendil era effettivamente vuota al momento dell’attacco ed è stata colpita in acque neutrali, a oltre 2.000 chilometri dall’Ucraina, riportando danni critici.
I dati di MarineTraffic indicano che la petroliera si trovava al largo della costa libica intorno alle 13:30 GMT del 29 dicembre, ma non sono state precisate né il luogo esatto né il momento dell’attacco.
Un filmato aereo che ormai sta circolando online, e che appare affidabile, mostra una piccola esplosione sul ponte della nave. Reuters ha confermato che l’imbarcazione ripresa nel video è la Qendil, confrontando le immagini con materiale d’archivio, ma non ha potuto verificare in modo indipendente né il luogo né la data delle riprese.
Perché è rilevante
L’attacco rappresenta un’ulteriore estensione della campagna ucraina contro le esportazioni energetiche russe, sia sul piano geografico sia su quello operativo. Soprattutto, visto dall’Italia e dall’Europa meridionale, questo significa che la guerra è ormai all’interno del mediterraneo, ossia nel bacini di diretta proiezione degli interessi nazionali di Roma.
Nel corso del 2024 e del 2025 l’Ucraina ha colpito ripetutamente raffinerie russe. Nelle ultime settimane ha ampliato il raggio d’azione, prendendo di mira piattaforme petrolifere nel Mar Caspio e rivendicando attacchi con droni marini contro tre petroliere nel Mar Nero.
La Qendil, battente bandiera omanita, fa parte della cosiddetta “shadow fleet” russa: una rete di navi non regolamentate che, secondo Kyiv, consente a Mosca di esportare grandi quantità di petrolio e finanziare lo sforzo bellico nonostante le sanzioni occidentali.
Rotte e dimensione geopolitica
I dati di MarineTraffic mostrano che la Qendil era in viaggio dal porto indiano di Sikka verso Ust Luga, nel Mar Baltico, uno dei principali terminali russi per l’export di greggio.
L’India è diventata uno dei maggiori acquirenti di petrolio russo dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, pur subendo pressioni da parte del presidente statunitense Donald Trump affinché riduca gli acquisti e limiti le entrate energetiche di Mosca.
Rotta confermata da quanto dichiarato a Reuters da un funzionario di un Paese dell’Unione Europea: “Riteniamo che la nave fosse diretta verso un porto russo, anche se la destinazione finale non è ancora chiara”.
Escalation sul fronte marittimo
Il presidente russo Vladimir Putin ha definito in passato “atti di pirateria” gli attacchi contro le petroliere e ha minacciato di interrompere l’accesso dell’Ucraina al Mar Nero in risposta a queste operazioni. Da Mosca non sono arrivati commenti immediati sull’ultimo episodio.
Secondo il gruppo britannico di gestione del rischio marittimo Vanguard, l’attacco alla Qendil segnala “una netta espansione dell’uso da parte dell’Ucraina di sistemi aerei senza equipaggio contro asset marittimi legati alla rete di esportazione petrolifera russa sottoposta a sanzioni”, anche per la distanza dal teatro di guerra.
Il funzionario ucraino non ha spiegato come i droni abbiano raggiunto la nave, limitandosi a dire che l’operazione ha previsto misure “multi-stadio”.
Un quadro più ampio
L’SBU ha già dimostrato di essere in grado di condurre operazioni complesse e a lungo raggio. A giugno, l’agenzia ha organizzato un attacco contro basi aeree russe, introducendo di nascosto decine di droni per colpire bombardieri strategici ben oltre la linea del fronte.
Dal dicembre 2024 si sono inoltre verificati diversi episodi di esplosioni inspiegabili a bordo di petroliere che avevano fatto scalo in porti russi, inclusi casi nel Mediterraneo che fonti di sicurezza marittima collegano all’uso di mine magnetiche. L’Ucraina non ha mai rivendicato ufficialmente questi attacchi.
Questa settimana, infine, due membri dell’equipaggio della petroliera russa Valeriy Gorchakov sono rimasti uccisi in un attacco con droni ucraini contro il porto russo di Rostov-sul-Don.
















