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Con Giorgia Meloni c’è un’Italia più forte. Malan presenta Atreju

Intervista al capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato: “I partiti del novecento e social? Un buon uso di internet e AI, consente di avere rapidamente una gran massa di informazioni. Il rischio è però quello di chiudersi in se stessi. Ad Atreju, si fa il contrario. Ciò che ci sta più a cuore non è il fatto che Fratelli d’Italia abbia fortemente aumentato il consenso, ma il fatto che la nostra nazione abbia fatto passi avanti”

Come fa un partito con tratti novecenteschi come Fratelli d’Italia a confrontarsi con ragazzi che usano IA e social network? E come si intrecciano valori e identità, con confronto e modernità? Altro che destra chiusa e che si parla dinanzi ad uno specchio. Atreju, spiega a Formiche.net il presidente dei senatori di FdI Lucio Malan, si conferma agorà di confronto con altre opinioni perché “chi rifiuta il confronto, pensando che appiccicando etichette si vince il dibattito, sta altrove”. Nell’edizione del 2025, oltre alle consuete voci non di area, è previsto anche un dibattito con Fini e Rutelli, “utile per conoscere la storia e incontrare chi, a suo tempo, ne è stato protagonista, il contrario della visione di chi pratica la cancel culture”.

Lo slogan di quest’anno è “sei diventata forte”: come è cambiata la kermesse di Atreju?

Negli anni è cambiata nelle dimensioni, non nello spirito: quello di trovarsi tra esponenti e sostenitori di Fratelli d’Italia, ma anche confrontarsi con personaggi al di fuori della politica o impegnati in altri partiti politici, anche quelli più lontani da noi. Negli ultimi anni, anche prima che Giorgia Meloni diventasse uno dei conosciuti e apprezzati capi di governo del mondo, c’è stata la possibilità di avere ospiti internazionali di grande peso. Ora, dopo tre anni di lavoro del primo esecutivo guidato da un presidente del Consiglio di destra, oltre che la prima donna in tale carica, l’Italia è diventata forte, come dice il nostro slogan. Per noi, infatti, l’Italia viene sempre prima del partito. Ciò che ci sta più a cuore non è il fatto che Fratelli d’Italia abbia fortemente aumentato il consenso, dopo il già straordinario successo nelle elezioni del 2022, ma il fatto che la nostra nazione abbia fatto passi avanti.

Molto spesso la narrativa portata avanti dall’opposizione si basa sul concetto di una destra chiusa e che si parla allo specchio. La presenza di varie voci non di area dimostra il contrario?

Il confronto con altre opinioni è sempre stato una delle caratteristiche principali di Atreju. È chi parla di destra chiusa che probabilmente si trova davanti a uno specchio, senza rendersene conto. Per natura, c’è un po’ sempre stato lo stesso spirito di Charlie Kirk, con i suoi confronti all’insegna del “Prove me wrong”, dimostra che ho torto. Chi rifiuta il confronto, pensando che appiccicando etichette si vince il dibattito, sta altrove.

La base e i giovani, da sempre propellente di due partiti novecenteschi come An e di Fdi, come si sposa con le esigenze della politica moderna, tra social e intelligenza artificiale?

I social media e gli altri mezzi di comunicazione rendono a tutti più facile ascoltare i leader e gli altri importanti esponenti; un buon uso di internet e AI, consente di avere rapidamente una gran massa di informazioni. Il rischio è però quello di chiudersi in se stessi e di non confrontarsi oltre che con gli avversari, neppure con chi è nel nostro stesso partito. Ad Atreju, si fa il contrario: non solo ci si incontra da tutta Italia fra di noi, come in altre occasioni, ma si dibatte, sempre con cortesia, anche con gli avversari. C’è sempre da imparare: vale per noi come per i nostri ospiti.

Fini e Rutelli, dopo il ballottaggio del 1993, si ritroveranno a dialogare ad Atreju. Che segno è per chi nel ’93 non era nato e che oggi si affaccia alla politica attiva?

È sempre utile e bello conoscere la storia e incontrare chi, a suo tempo, ne è stato protagonista. È il contrario della visione di chi pratica la cancel culture, che vuole cassare il passato perché non si conforma alle proprie, di solito folli, ideologie del momento. Capire come quei protagonisti vissero passaggi storici, come lo fu la campagna elettorale per l’elezione del Sindaco di Roma di 32 anni fa, in cui la destra per la prima volta, anche grazie alla nuova legge maggioritaria, vedeva in prospettiva la possibilità di vincere a livello nazionale. Io parto sempre dal presupposto che, fino a prova contraria (che a volte arriva), chi si impegna in politica, anche se sta dall’altra parte, lo fa per il bene dell’Italia, della comunità. Cambiano i modi, cambiano i tempi, ma certi valori restano. Da conservatori noi manteniamo i valori e i principi, e sappiamo anche che vanno difesi e promossi in modi adatti ai tempi.


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