Gianfranco Polillo ha tradotto per Formiche.net la parte più controversa della National security strategy, quella che riguarda i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa. Nella speranza di fare un’operazione utile per il lettore, che potrà farsi una propria idea sulla comprensione della Strategia senza dover ricorrere ad ulteriori filtri
Come spesso è capitato in Italia documenti pure importanti, come il National security strategy degli Stati Uniti, sono stati letti ed interpretati indossando gli occhiali della polemica interna. Ne sono derivate letture che non hanno contribuito a far comprenderne la reale portata. Per ovviare a quest’inconveniente ecco tradotta la parte più controversa, che riguarda i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa. Nella speranza di fare un’operazione utile per il lettore, che potrà farsi una propria idea, senza dover ricorrere ad ulteriori filtri.
Promuovere la grandezza dell’Europa
I funzionari americani si sono abituati a pensare ai problemi europei in termini di spesa militare insufficiente e stagnazione economica. C’è del vero in questo, ma i veri problemi dell’Europa sono ancora più profondi.
L’Europa continentale ha perso quote del Pil globale, passando dal 25% nel 1990 al 14% di oggi, in parte a causa delle normative nazionali e transnazionali che ne minano la creatività e l’operosità. Ma questo declino economico è eclissato dalla prospettiva reale e più grave della scomparsa della civiltà. Le questioni più importanti che l’Europa deve affrontare includono le attività dell’ Unione Europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà politica e la sovranità, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti, la censura della libertà di parola e la repressione dell’opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita delle identità nazionali e della fiducia in sé stessi.
Se le tendenze attuali dovessero continuare, il continente sarà irriconoscibile tra 20 anni o meno. Pertanto, non è affatto scontato che alcuni paesi europei avranno economie e forze armate abbastanza forti da rimanere alleati affidabili. Molte di queste nazioni stanno attualmente raddoppiando gli sforzi sulla strada intrapresa. Vogliamo che l’Europa rimanga europea, ritrovi la fiducia in sé stessa come civiltà e abbandoni la sua fallimentare attenzione alla soffocante regolamentazione.
Questa mancanza di fiducia in sé stessa è particolarmente evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia.
Gli alleati europei godono di un significativo vantaggio in termini di potere militare rispetto alla Russia sotto quasi tutti i punti di vista, ad eccezione delle armi nucleari. A seguito della guerra della Russia in Ucraina, le relazioni europee con la Russia sono ora profondamente indebolite e molti europei considerano la Russia una minaccia esistenziale. La gestione delle relazioni europee con la Russia richiederà un significativo impegno diplomatico da parte degli Stati Uniti, sia per ristabilire le condizioni di stabilità strategica in tutto il continente eurasiatico, sia per mitigare il rischio di conflitto tra la Russia e gli Stati europei.
È nell’interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione involontaria della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché consentire la ricostruzione postbellica dell’Ucraina per garantirne la sopravvivenza come Stato vitale.
La guerra in Ucraina ha avuto l’effetto perverso di aumentare le dipendenze esterne dell’Europa, in particolare della Germania. Oggi, le aziende chimiche tedesche stanno costruendo alcuni dei più grandi impianti di lavorazione al mondo in Cina, utilizzando gas russo che non possono ottenere in patria. L’amministrazione Trump si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche riguardo alla guerra, appoggiati da governi di minoranza instabili, molti dei quali calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l’opposizione. Una grande maggioranza europea vuole la pace, ma questo desiderio non si traduce in politica, in gran parte a causa della sovversione dei processi democratici da parte di quei governi.
Ciò è strategicamente importante per gli Stati Uniti proprio perché gli Stati europei non possono riformarsi se sono intrappolati in una crisi politica. Tuttavia, l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti. Il commercio transatlantico rimane uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana. I settori europei, dall’industria manifatturiera alla tecnologia e all’energia, rimangono tra i più solidi al mondo. L’Europa è sede di ricerca scientifica all’avanguardia e di istituzioni culturali leader a livello mondiale. Non solo non possiamo permetterci di ignorare l’Europa, ma farlo sarebbe controproducente per gli obiettivi che questa strategia si propone di raggiungere.
La diplomazia americana dovrebbe continuare a difendere la democrazia autentica, la libertà di espressione e la celebrazione senza compromessi delle caratteristiche e della storia individuali delle nazioni europee.
L’America incoraggia i suoi alleati politici in Europa a promuovere questa rinascita dello spirito, e la crescente influenza dei partiti patriottici europei è davvero motivo di grande ottimismo.
Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di aiutare l’Europa a correggere la sua attuale traiettoria. Avremo bisogno di un’Europa forte che ci aiuti a competere con successo e che lavori di concerto con noi per impedire a qualsiasi avversario di dominare l’Europa. L’America è, comprensibilmente, sentimentalmente legata al continente europeo e, naturalmente, alla Gran Bretagna e all’Irlanda. Il carattere di questi paesi è anche strategicamente importante perché contiamo su alleati creativi, capaci, sicuri di sé e democratici per stabilire condizioni di stabilità e sicurezza. Vogliamo lavorare con paesi alleati che vogliono ripristinare la loro antica grandezza.
Nel lungo termine, è più che plausibile che entro pochi decenni al massimo, alcuni membri della Nato diventeranno in maggioranza non europei. Pertanto, è lecito chiedersi se vedranno il loro posto nel mondo, o la loro alleanza con gli Stati Uniti, allo stesso modo di coloro che hanno firmato la carta della Nato.
La nostra politica generale per l’Europa dovrebbe dare priorità a:
- ristabilire le condizioni di stabilità all’interno dell’Europa e la stabilità strategica con la Russia;
- consentire all’Europa di camminare con le proprie gambe e operare come un gruppo di nazioni sovrane allineate, anche assumendosi la responsabilità primaria della propria difesa, senza essere dominata da alcuna potenza avversaria;
- coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee;
- L’apertura dei mercati europei ai beni e servizi statunitensi e la garanzia di un trattamento equo dei lavoratori e delle imprese statunitensi;
- La costruzione di nazioni sane nell’Europa centrale, orientale e meridionale attraverso legami commerciali, vendita di armi, collaborazione politica e scambi culturali ed educativi;
- La fine della percezione, e la prevenzione della realtà, della Nato come alleanza in perpetua espansione;
- Incoraggiare l’Europa ad agire per combattere l’eccesso di capacità produttiva mercantilista, il furto di tecnologia, lo spionaggio informatico e altre pratiche economiche ostili.
















