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L’IA arriva al Pentagono. Cos’è e cosa rappresenta GenAI.mil per gli Usa

Il segretario Pete Hegseth ha annunciato l’introduzione di un nuovo strumento per il suo Dipartimento. Servirà per supportare i dipendenti nel loro lavoro quotidiano e nell’analisi militare. Ma anche per ricominciare a correre dopo che, secondo l’amministrazione Trump, durante il mandato di Joe Biden la Difesa è rimasta ferma

“Sono lieto di presentare GenAI.mil, una piattaforma di intelligenza artificiale generativa sicura per ogni membro del Dipartimento della Guerra. È attiva da oggi e disponibile sui desktop di tutto il personale militare, civile e appaltatore”. A scriverlo in una e-mail indirizzata ai dipendenti è il segretario della Difesa Pete Hegseth. L’ha inviata per fugare dubbi e preoccupazioni, dopo che a inizio settimana i funzionari si sono ritrovati un pop-up sul proprio computer che suggeriva di utilizzare un nuovo strumento di IA. A fare chiarezza è Hegseth: “Con questo lancio, stiamo compiendo un passo da gigante verso l’adozione di massa di intelligenza artificiale in tutto il Dipartimento. Questo strumento segna l’inizio di una nuova era, in cui ogni membro della nostra forza lavoro potrà essere più efficiente e incisivo. Con un semplice clic, i modelli di IA su GenAI.mil possono essere utilizzati per condurre ricerche approfondite, formattare documenti e persino analizzare video e immagini a una velocità senza precedenti. Il futuro della guerra americana è qui e si chiama IA”.

DISPONIBILE SU GOOGLE GEMINI

Lo strumento sarà disponibile sulla versione governativa di Google Gemini (Gemini for Government), che può elaborare informazioni sensibili ma non quelle classificate. Qualora si avessero dubbi, i dipendenti possono ricordarsi ciò che possono condividere e cosa invece deve rimanere segretato grazie a un banner verde in cima alla pagina. “Posso supportare la missione del Dipartimento della Guerra fornendo una gamma di capacità progettate per un ambiente sicuro e ad alto impatto. Sono pronto a supportare le vostre esigenze di missione”, afferma GenAI.mil. Lo farà aiutando nella stesura dei documenti, nel condurre ricerche più approfondite, formattare contenuti e sbloccare nuove possibilità nei tuoi flussi di lavoro quotidiani. Sarà anche un utile strumento d’analisi, affermano. Nonostante il suo contributo, il consiglio che viene ribadito è di ricontrollare tutto il lavoro per sicurezza.

“Mi aspetto che ogni membro del dipartimento si colleghi, impari a usarlo e lo integri immediatamente nei suoi flussi di lavoro”, scrive Hegseth. “L’intelligenza artificiale dovrebbe essere al tuo ritmo di battaglia ogni singolo giorno; dovrebbe essere la tua compagna di squadra. Padroneggiando questo strumento, supereremo i nostri avversari”.

Non sarà l’unico strumento di IA che il Pentagono ha intenzione di mettere a disposizione dei suoi dipendenti. Nelle prossime settimane ne saranno svelati altri, assicura Emil Michael. Un tempo era dirigente a Uber, ma di recente è stato chiamato al Dipartimento di  Difesa per guidare lo Chief Digital and Artificial Intelligence Office (Cdao)A suo dire, il Cdao è rimasto troppo indietro per colpa dell’amministrazione di Joe Biden. “Negli ultimi cinque anni, il Dipartimento ha avuto ben poco da mostrare in termini di intelligenza artificiale. L’esplosione è stata enorme e stiamo appena recuperando terreno. Ora possiamo prendere il Cdao e provare a usarlo per estendere le capacità del Dipartimento per casi d’uso concreti”. Ora la sua priorità è quella di far correre di nuovo gli Usa a discapito delle rivali, servendosi anche dell’aiuto dei partner come Corea del Sud e Australia, che potrebbero fonire più chip.

LA RIVALITÀ CON LA CINA CONTINUA

La rivale per eccellenza rimane una, quella Cina che negli dieci-quindici anni ha avuto “lo sviluppo più significativo” al mondo sulla tecnologia. Un segnale che evidenza come serva “una mentalità diversa”. Pechino, ha aggiunto Michael, “sta cercando di indigenizzare la propria Tsmc. Se si considera la catena di fornitura di Asml, Tsmc e Nvidia, la Cina sta cercando di replicare quella capacità con le proprie fonti nazionali”. Lo dimostra anche il caso dei chip H200 di Nvidia, su cui Donald Trump ha dato il via libera all’export. Al contrario di quello che si pensava, il governo cinese ha frenato proprio perché vuole dare precedenza ai propri talenti. Sull’IA, le due superpotenze mondiali rispondono colpo su colpo.


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