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Meloni-Takaichi, così Roma e Tokyo rafforzano l’alleanza strategica

L’imminente visita in Giappone della premier italiana assume una rilevanza primaria, anche in considerazione del fatto che in poche settimane Takaichi ha già gestito tre importanti vertici internazionali, oltre a una visita in Giappone di Trump. Ecco perché si tratta di un’area particolarmente rilevante sotto il profilo geopolitico

È certamente un periodo d’oro per le relazioni tra Italia e Giappone, tra partnership sul Gcap, comuni visioni geopolitiche/industriali e, non da ultimo, una speciale intesa che è sorta tra Giorgia Meloni e il primo ministro giapponese Sanae Takaichi. La foto che le ritrae con le braccia aperte in un abbraccio sincero e spontaneo ha fatto il giro del mondo e nelle ultime settimane è stata molto rilanciata dai media giapponesi, a dimostrazione di una robusta attenzione che Tokyo riserva a Roma.

Addirittura la stampa nipponica si è spinta a scrivere che “con l’uscita di scena dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel dalla scena diplomatica, Meloni è spesso rimasta l’unica donna in mezzo a uomini più anziani ed entrambe le donne (Meloni e Takaichi) sono arrivate al potere con programmi conservatori in Paesi in cui i leader di vertice tendono a durare in carica non più di un anno”.

Un altro attestato di stima verso il governo italiano.

L’imminente visita in Giappone della premier assume, quindi, una rilevanza primaria, anche in considerazione del fatto che in poche settimane Takaichi ha già gestito tre importanti vertici internazionali, oltre a una visita in Giappone del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un battesimo di tutto rispetto, che proseguirà con la visita di Meloni.

Perché Italia e Giappone proseguono nel rafforzamento delle relazioni bilaterali? Essenzialmente per due ragioni. La prima: il fil rouge sulla difesa si riverbera in un progetto, il Gcap, che non è solo relativo alla costruzione di un nuovo caccia, bensì abbraccia un’idea sistemica. Intanto è un progetto altamente all’avanguardia che tocca l’eccellenza assoluta, dal momento che il nuovo caccia di sesta generazione investe la partecipazione delle pmi innovative, delle università e dei centri di ricerca. In una sola parola il sistema-Italia più avanzato che c’è.

Il suo obiettivo è duplice, perché se da un lato rafforza la partnership italiana con soggetti nevralgici, dall’altro rientra in quelle iniziative target della Nato, in un uno dei momenti internazionali forse più decisivi degli ultimi 20 anni.

La seconda: la strategia legata ad una progettualità diversa e più efficace, con un occhio alle terre rare (grazie al Piano Mattei). Le due nazioni hanno inaugurato un meccanismo bilaterale di consultazione in materia di difesa estera, format che il Giappone ha già in essere con Regno Unito, Francia e Germania. Significa che le relazioni strategiche tra Italia e Giappone possono oggi aspirare ad elevarsi, con l’obiettivo di restare ai massimi livelli in un’area particolarmente rilevante sotto il profilo geopolitico.

L’Indo Pacifico infatti è meta di alleanze e iniziative, sviluppi e accelerazioni e per questa ragione necessita di una nuova presenza dell’Italia. Palazzo Chigi lo ha compreso e, sin dalla sua nascita, questo governo ha posto in essere tutti i passi necessari per completare un percorso ideale, valoriale diplomatico e industriale.

 

 


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