L’impiego del drone subacqueo ucraino “Sub Sea Baby” contro un sottomarino russo segna un ulteriore salto qualitativo nella guerra navale nel Mar Nero. Più difficili da individuare e contrastare, gli Uuv potrebbero costringere Mosca a ripensare (di nuovo) l’intero dispositivo della flotta del Mar Nero
Dopo quelli di superficie, adesso anche i vascelli sottomarini sono possibili prede di sistemi unmanned, almeno secondo le notizie che arrivano dal Mar Nero. Il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (noto come Sbu) ha infatti diffuso un video in cui un Unmanned Underwater Vehicle (Uuv) a cui ci si riferisce come “Sub Sea Baby” viene impiegato per colpire un sottomarino russo della classe “Improved Kilo” all’ancora in un porto militare nei pressi della città di Novorossiysk, sita lungo la costa orientale del Ponto Eusino.
Secondo l’Sbu, il sottomarino colpito era equipaggiato con 4 missili da crociera “Kalibr”, utilizzati dalla Russia per colpire infrastrutture strategiche come porti e reti elettriche in Ucraina. Non sappiamo però se il vascello in questione si stesse preparando a colpire obiettivi ucraini nell’immediato.
Al di fuori del nome del sistema impiegato, i servizi di Kyiv non hanno condiviso ulteriori dettagli. Frederik Van Lokeren suggerisce che quest’arma funzioni come una sorta di siluro autonomo, che può essere guidata manualmente verso l’area d’operazione tramite waypoint prima che i sistemi autonomi prendano il controllo per guidarla verso il bersaglio.
Secondo l’analista questo spiegherebbe come il Sub Sea Baby sia riuscito a navigare all’interno della base navale e verso il bacino di alaggio dei sottomarini, un percorso che richiede diverse virate in spazi ristretti. Non è chiaro se l’arma operi in modo indipendente una volta lanciata o se sia ancora possibile una qualche forma di guida in tempo reale.
Nel corso del conflitto l’Ucraina ha usato in modo estensivo droni marini per colpire la flotta russa, ottenendo risultati nettamente positivi. Tuttavia, fino ad ora queste azioni avevano visto l’impiego di droni di superficie (noti in gergo tecnico come Usv, Unmanned Surface Vessels), generalmente utilizzati contro bersagli militari, anche se nelle ultime settimane sembra che anche petroliere della flotta ombra siano state prese di mira dalle unità ucraine responsabili dell’utilizzo degli Usv.
Alla luce dei successi ucraini, la Russia si è mossa per installare sistemi di protezione alle proprie navi contro tali minacce all’interno delle proprie basi navali, ad esempio disponendo pontili galleggianti che bloccano l’ingresso nella rada. Questi sistemi sono stati tuttavia dispiegati contro la minaccia rappresentata dai sistemi di superficie ucraini, e sono meno adatti ad essere utilizzati contro gli Uuv, che in questo momento rappresentano dunque una minaccia più seria per la Voenno-morskoj flot. Con implicazioni operative concrete.
“Per il momento, la base navale russa di Novorossiysk rimane vulnerabile a ulteriori attacchi con il drone Sub Sea Baby fino a quando la Russia non avrà implementato ulteriori sistemi di protezione in grado di affrontare la nuova minaccia rappresentata dagli Uuv. Poiché la base navale non è più un luogo sicuro per la flotta del Mar Nero, resta da vedere come reagirà la flotta russa”, nota Van Lokeren.
“Esistono opzioni per allontanare ulteriormente le navi da guerra dall’Ucraina, basandole a Sochi e Poti in Abkhazia. Nessuno di questi porti dispone tuttavia delle infrastrutture necessarie per sostenere le operazioni delle navi da guerra, rendendo così la flotta del Mar Nero in gran parte inefficace dal punto di vista militare”.
Ma questi sistemi potrebbero essere impiegati anche contro altri bersagli diversi da quelli navali, come le infrastrutture. E considerando come l’Ucraina abbia attenzionato nel corso degli scorsi mesi il ponte di Kerch, anche in vista del suo forte valore simbolico, non è da escludere che Kyiv decida di sfruttare questa finestra per cercare di colpire nuovamente tale obiettivo.
















