L’Indo-Pacifico è il centro della strategia globale statunitense, messo nero su bianco con la National security strategy pubblicata nei giorni scorsi dall’amministrazione Trump. La Cina identificata come principale sfida sistemica su economia, tecnologia e sicurezza; Taiwan, le rotte marittime e il ruolo di alleati come Giappone, India e Australia diventano gli assi portanti della deterrenza americana nella regione
L’Indo-Pacifico è ormai il baricentro della competizione globale. La National Security Strategy 2025 degli Stati Uniti lo afferma senza ambiguità: è qui che si decide il futuro degli equilibri economici, tecnologici e militari del XXI secolo. Non si tratta solo di commercio o di crescita, ma di accesso alle rotte marittime, controllo delle catene di approvvigionamento, dominio sulle tecnologie critiche e deterrenza strategica.
Al centro di questo spazio c’è la Cina. La nuova strategia americana certifica il definitivo superamento dell’illusione che l’integrazione economica avrebbe “normalizzato” Pechino. Al contrario, la Repubblica Popolare viene descritta come un attore che ha usato la propria ascesa per rafforzare il controllo sulle supply chain globali, proiettare potenza finanziaria nel Sud globale e competere direttamente con gli Stati Uniti su tecnologia, industria e standard. Per Washington, il riequilibrio del rapporto economico con la Cina è ormai un obiettivo esplicito di sicurezza nazionale.
Taiwan emerge come snodo strategico decisivo, non solo per i semiconduttori, ma per la sua posizione geografica tra Asia nord-orientale e sud-orientale. La deterrenza militare nella First Island Chain e la sicurezza del Mar Cinese Meridionale diventano, così, due pilastri della stessa architettura: garantire che nessuna potenza ostile possa controllare le rotte da cui passa un terzo del commercio globale.
In questo scenario, gli alleati assumono un ruolo centrale. Giappone e Corea del Sud sono chiamati a investire molto di più nella difesa. L’Australia e l’India vengono valorizzate come perni del Quad. Il Sud-est Asiatico resta uno spazio conteso, cruciale per la competizione economica e infrastrutturale tra Washington e Pechino. L’India, in particolare, viene riconosciuta come partner autonomo ma indispensabile, tanto sul piano della sicurezza quanto su quello delle materie prime critiche e delle nuove tecnologie.
La nuova strategia americana disegna quindi un Indo-Pacifico sempre più strutturato come teatro di confronto sistemico: economia, sicurezza, tecnologia e politica industriale diventano parti di un’unica partita.
Su “Indo-Pacific Salad” (qui per riceverla) di questa settimana analizziamo, Paese per Paese, cosa prevede davvero la strategia Usa per Cina, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, India, Australia, con citazioni dirette dalla Nss, contesto strategico e analitico.
















