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Radar e missili per la flotta mercantile di Pechino? Cosa dice l’ultima immagine sul web cinese

Immagini apparse sull’internet cinese mostrano una nave cargo equipaggiata con container Vls e sistemi di autodifesa. Un’ipotesi che apre interrogativi sulla crescente integrazione tra flotta mercantile e capacità militari di Pechino

Una normalissima nave cargo, di medie dimensioni, una delle tante che compongono la gargantuesca flotta della marina mercantile della Repubblica Popolare Cinese. Ma con un carico inusuale che suggerisce un suo possibile utilizzo bellico, aprendo la porta a nuovi scenari per l’Indo-Pacifico e non solo.

All’interno della rete internet cinese, divisa da quella globale dal rigido sistema di controllo governativo noto come Golden Shield Project (ma colloquialmente noto come Great Firewall, in riferimento alla Grande Muraglia simbolo del Paese asiatico), sono comparse alcune immagini di una nave mercantile carica di container che ospitano sistemi di lancio verticale (Vls) per missili: installati su cinque file in larghezza e tre in profondità, ognuno di questi container sembra essere dotato di quattro grandi tubi di lancio, conferendo alla nave circa 60 celle Vls. Pari a circa due terzi di quelle in forza a un cacciatorpediniere classe Arleigh Burke.

A queste si affiancano una serie di capacità complementari, dall’auto-difesa all’Intelligence, recognition and surveillance, destinate ad incrementare la performance operativa dell’unità navale. Vicino alla prua della nave, montato in alto sopra due container, compare un sistema d’arma Type 1130 da 30 mm per la difesa ravvicinata contro le minacce in arrivo. Posizionati più in basso ci sono due lanciatori di esche di Type 726. Sono presenti inoltre dei grandi contenitori cilindrici che sembrano essere zattere di salvataggio di emergenza, probabilmente necessarie a causa dell’aumento dell’equipaggio necessario per far funzionare la nave in questa nuova configurazione.

Scrivendo su The Warzone, Tyler Rogoway suggerisce che la missione primaria di questa unità non sia quella di una semplice arsenal ship, ma piuttosto quella di una nave “picket”, pensata per fornire una copertura di difesa aerea persistente su una determinata area. La presenza di un’installazione radar di grandi dimensioni sembra infatti indicare un ruolo attivo nel rilevamento e nella gestione delle minacce, anche se ciò non esclude che i lanciatori containerizzati possano imbarcare tipologie di armamento differenti. In ogni caso, una piattaforma di questo tipo potrebbe risultare particolarmente utile per garantire una protezione continuativa dello spazio aereo in contesti operativi specifici.

Al di là degli aspetti tecnici immediatamente visibili, l’apparizione di questa nave rappresenta una dimostrazione significativa su un possibile ricorso cinese a soluzioni di questo tipo nel quadro della corsa alla supremazia navale. Non sarebbe, del resto, un unicum: in passato, unità commerciali cinesi sono già state impiegate come portaelicotteri improvvisate o utilizzate in esercitazioni che simulavano operazioni di invasione anfibia. Allo stesso tempo, i sistemi d’arma containerizzati sono passati, nell’ultimo decennio, da curiosità controversa a soluzione sempre più normalizzata, tanto che anche gli Stati Uniti continuano a investire in questo ambito per una vasta gamma di applicazioni.

Permangono però alcuni dubbi, a partire dall’effettiva “veridicità” di questa configurazione. L’allestimento mostrato potrebbe essere stato infatti predisposto principalmente per fini dimostrativi, rendendo le immagini “photo ready”, o potrebbe persino trattarsi di un mockup. Alcuni elementi, come la robustezza delle installazioni radar e dei sistemi di difesa ravvicinata, sollevano interrogativi legittimi. A un’osservazione più attenta, il radar appare relativamente solido, ma le informazioni disponibili sono troppo limitate per trarre conclusioni definitive. Inoltre, la sua collocazione, molto vicina alla sovrastruttura di poppa, potrebbe creare interferenze, sebbene esistano soluzioni tecniche per mitigare questo tipo di problemi. C’è poi il tema dell’integrazione dei sistemi. Il semplice fatto di installare sensori e armi su una nave commerciale non garantisce automaticamente la capacità di impiegarli in modo efficace. Resta del tutto ignoto quale sistema di gestione del combattimento sia presente a bordo e se esso sia in grado di coordinare sensori, lanciatori e sistemi di autodifesa in uno scenario reale. Al momento, su questo punto, le certezze sono poche.

Ma in contesto in cui la minaccia militare cinese viene considerata con sempre maggior attenzione dai decisori americani (come evidenziato da un recente report del Pentagono), la possibilità che Pechino impieghi le sue unità commerciali in un contesto di scontro militare rappresenta un fattore critico da tenere bene a mente nel preparare la postura militare, statunitense e non solo, nei teatri di interesse. Indo-Pacifico in primis.

(Foto proveniente dall’internet cinese, presa da Thewarzone.com)


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