Nel riciclo degli imballaggi l’Italia si conferma un’eccellenza europea con il 76,7% dell’immesso al consumo, che nel 2024 è stato di 14 milioni di tonnellate. In valore assoluto sono state riciclate 10 milioni 700 mila tonnellate di rifiuti di imballaggio. Sono stati così superati gli obiettivi europei del 65% fissati per il 2025 e del 70% previsti per il 2030
Secondo gli ultimi dati Eurostat l’industria del riciclo, in Italia, è di grande importanza per tutta l’industria nazionale e l’economia in generale, fortemente dipendente dall’importazioni di materiali a costi crescenti. Su un totale di 160 milioni di tonnellate di rifiuti trattati, infatti, ne vengono avviati a riciclo ben 137 milioni di tonnellate, oltre l’85%, a fronte di una media europea di poco superiore al 41%. Gli stessi dati confermano l’ottimo risultato del nostro Paese per quanto riguarda “l’utilizzo circolare di materia” che, nel 2024, si è attestato al 21,6%, rispetto a una media europea dell’11,2%, e a quella degli altri principali paesi europei come la Francia (17,8%), la Germania (14,8%) e la Spagna (7,4%).
Il valore del riciclo
E nel riciclo degli imballaggi l’Italia si conferma un’eccellenza europea con il 76,7% dell’immesso al consumo, che nel 2024 è stato di 14 milioni di tonnellate. In valore assoluto sono state riciclate 10 milioni 700 mila tonnellate di rifiuti di imballaggio. Sono stati così superati gli obiettivi europei del 65% fissati per il 2025 e del 70% previsti per il 2030. Tutte le filiere hanno superato i target previsti: carta e cartone con il 92%; il vetro con l’80,3%; l’acciaio con l’86,4%; l’alluminio con il 68,2%; il legno con il 67%; le bio-compostabili con il 57,8% e la plastica con il 51,1%. Quest’ultima dovrà raggiungere il 55% entro il 2030, mentre tutti gli altri materiali hanno già abbondantemente superato i propri obiettivi. Questo il quadro emerso dal Rapporto Il riciclo in Italia 2025, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, presentato ieri a Milano in occasione della quarta Conferenza nazionale dell’industria italiana del riciclo, organizzata dalla stessa Fondazione in collaborazione con il Conai e Pianeta 2030 del Corriere della Sera.
“Questa conferenza”, ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, “rappresenta un’importante occasione per affrontare uno degli assi strategici della transizione ecologica. Il riciclo delle materie prime è un elemento essenziale per promuovere un cambiamenti sostenibile, capace di ridurre la nostra dipendenza dall’estrazione di nuove risorse e di mitigare i conseguenti impatti ambientali. Istituzioni e operatori del settore, insieme, hanno l’opportunità di costruire un sistema in grado di garantire un approvvigionamento sicuro dei materiali necessari allo sviluppo di un nuovo ecosistema industriale”.
Modello italiano
In Italia, infatti, interi settori industriali si reggono sul riciclo, grazie ad oltre il 74% dei rifiuti speciali riciclati, che hanno prodotto ben 133 milioni di materiali recuperati. Nel 2024 la produzione nazionale di acciaio deriva per l’89% dal riciclo del rottame ferroso, per quasi 20 milioni di tonnellate. Il 56% della materia prima impiegata nell’industria cartaria è costituita da macero ricavato dal riciclo di carta e cartone, pari a 5,2 milioni di tonnellate. L’industria dei pannelli e dei mobili di legno si basa sul riciclo del 67,2% di rifiuti di legno, pari a circa 2 milioni 300 mila tonnellate.
“Nonostante le difficoltà che l’intero sistema industriale sta affrontando nel nostro Paese”, ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “il settore del riciclo, complessivamente, sia per quantità trattate sia per i fatturati, mantiene performance positive, confermandosi non solo un’eccellenza europea, ma anche un settore strategico per l’economia italiana. Consolidare l’industria del riciclo vuol dire anche concorrere alla autonomia e sicurezza di approvvigionamento di materiali e ridurre l’alta dipendenza dalle loro importazioni”.
Secondo un’approfondita analisi sulla produzione nazionale di materie prime seconde (Mps) derivanti dalle attività di riciclo dei rifiuti urbani e speciali, condotta in collaborazione con Ispra e Conai, per alcune tipologie di materiali (carta e cartone, plastica e vetro), la quota di imballaggi sul totale per la produzione di MPS risulta molto significativa. Per il vetro il 66%, 1 milione 600 mila tonnellate; per carta e cartone il 54%, 3 milioni di tonnellate; per la plastica intorno al 50%.
“L’Italia ha costruito negli anni una leadership nel riciclo riconosciuta in Europa”, ha ricordato Simona Fontana, direttrice generale del Conai, “un risultato che nasce da investimenti, competenze industriali e dalla capacità dell’intera filiera di lavorare in modo coordinato. Oggi, però, questa leadership non può essere data per scontata: alcune dinamiche di mercato e una competizione internazionale sempre più intensa rendono evidente quanto sia indispensabile garantire condizioni stabili, regole chiare ed eque e una visione industriale coerente. Il sistema Conai ha dimostrato che il riciclo genera valore economico, ambientale e occupazione per il Paese: ora occorre creare un quadro che permetta a queste performance di consolidarsi e crescere”.
I punti deboli
In questo quadro positivo emergono, però, due settori fortemente in difficoltà: la crisi del riciclo delle plastiche e lo stallo nella crescita della raccolta e riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee): il tasso di raccolta nel 2024 è sceso sotto il 30%, molto al di sotto del target europeo del 65% in vigore dal 2019. I Raee, tra l’altro, sono un’importante miniera di materie prime critiche e strategiche, indispensabili per diversi settori industriali: una miniera da valorizzare facendo crescere significativamente la raccolta e il riciclo.
Per quanto riguarda il riciclo delle plastiche, nonostante nel 2024 siano aumentate sia la raccolta differenziata che le quantità riciclate dei rifiuti degli imballaggi in plastica, superando il 51%, oltre il target europeo del 50% previsto per il 2025, l’attività industriale di riciclo sta attraversando un momento di crisi: sono calati i fatturati e i prezzi sono scesi ai minimi. E non promette bene neanche il 2025. Il settore deve, infatti, affrontare, a fronte di una domanda ridotta, la concorrenza del forte calo dei prezzi dei polimeri vergini e di quelli delle plastiche riciclate importate, mentre deve sostenere elevati costi energetici e consistenti costi di smaltimento.
Secondo Ronchi, “l’industria europea del riciclo delle plastiche non dovrebbe perdere l’occasione rappresentata dal nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi per espandere le sue attività e per rispondere in modo adeguato alla concorrenza cinese: servono però misure urgenti per superare la crisi attuale, per non compromettere le capacità industriali del settore, ma consentirgli di affrontare, con un rilancio, le nuove e impegnative sfide”.
















