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Roberto Occhiuto, cometa o stella. L’interrogativo di Sisci

Occhiuto dà una iniezione di discontinuità. Deve perciò rassicurare urbi et orbi che la scossa non peggiorerà la fragile posizione internazionale del Paese ma, se possibile, la migliorerà. Il rischio è che sia una cometa. Ma il bagliore improvviso dimostra che c’è un vuoto di realismo in Italia e che lo ha individuato. Bisogna vedere se sarà lui a saperlo colmare. La riflessione di Francesco Sisci

È una boccata di aria fresca e realismo pragmatico la prima uscita nazionale del vicesegretario di Forza Italia e governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Ha toccato il cuore del problema nazionale: c’è bisogno di maggiore cultura liberale in Italia.

Occhiuto dice che la questione dell’immigrazione va affrontata con praticità. Ci sono i nuovi trafficanti di schiavi e i fenomeni criminali, ma poi manca la manodopera. Quindi l’immigrazione serve, e va regolata. Anche ha ragione sui problemi dei taxi. Vanno gestiti con in mente i bisogni degli utenti, del servizio, non schiacciandosi sulle richieste degli autisti. E poi la premier Giorgia Meloni non rappresenta né può rappresentare tutto il centro destra.

È ancora prestissimo per tirare le somme o anche solo farsi abbagliare dalle tante luci che all’improvviso i media del gruppo Berlusconi hanno acceso sulla iniziativa di Occhiuto. Ma sarebbe ancora più superficiale trascurare il bagliore delle affermazioni fresche e con i piedi per terra in un dibattito ormai diventato molto ideologico e astratto. Occhiuto ha dalla sua la gestione complicatissima della regione più difficile d’Italia. A questo ha aggiunto ora due sfide, migliorare l’offerta della sanità e spingere in avanti il progetto trasformativo del ponte sullo stretto. Sono cose concrete.

La sanità è il nocciolo delle responsabilità regionali e in Calabria è debolissima. Il ponte invece potrebbe trasformare la geografia economica e politica di tutta l’Europa, proiettandola verso il centro del Mediterraneo. Tutta l’esperienza fattiva di amministrazione si scontra con l’affanno e l’ideologismo che soffocano il parlamento a Roma. Occhiuto ha toccato tasti che in teoria dovrebbero potere attirare l’attenzione del più grande partito italiano – oltre il 50% degli aventi diritti al voto che oggi si astengono.

La sua proposta, al di là delle intenzioni, si colloca al centro del dibattito, cioè parla sia a destra che a sinistra. Ci sono tutti gli elementi.

Il problema è che gli italiani ormai sono delusi e sfiduciati. La rottamazione, l’uno vale uno, il dividiamoci tra nord e sud, anzi leghiamoci insieme o ancora dividiamoci, sono slogan durati lo spazio di un mattino. Sono rapidamente tramontati lasciando il paese più in difficoltà e più disilluso. Probabilmente non sarà facile convincere l’Italia a seguire Occhiuto. Per questo serve un lavoro complesso. Si vedranno i prossimi passi del governatore.

Poi c’è il quadro internazionale, dove Occhiuto da giustamente credito a Meloni per il lavoro svolto. Oggi diversamente da 50 anni fa l’Italia non è più terra di frontiera dello scontro tra est e ovest. È una retrovia, importante ma non cruciale. Per gli alleati europei e atlantici allora è sostanziale che l’Italia non dia fastidio. Certo, se riuscisse a dare un contributo positivo sarebbe ottimo, ma nessuno davvero ci conta.

Occhiuto dà una iniezione di discontinuità. Deve perciò rassicurare urbi et orbi che la scossa non peggiorerà la fragile posizione internazionale del Paese ma, se possibile, la migliorerà. Il rischio è che sia una cometa. Ma il bagliore improvviso dimostra che c’è un vuoto di realismo in Italia e che lo ha individuato. Bisogna vedere se sarà lui a saperlo colmare.


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