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Segreti nucleari. Cosa nascondeva l’Ursa Major quando è affondata

Le indagini spagnole sul naufragio della Ursa Major delineano uno scenario che va oltre il semplice incidente marittimo. Tra carichi sensibili, navi militari russe e operazioni di recupero in acque profonde, il caso si inserisce pienamente nella logica delle operazioni ibride

A un anno di distanza dall’accaduto, l’affondamento della nave cargo “Ursa Major” continua a portare con sé notizie di un certo rilievo. Poche ore fa le autorità spagnole hanno infatti dichiarato che a bordo del vascello affondato al largo di Cartagena il 22 dicembre del 2024 non ci fossero soltanto container vuoti e attrezzature portuali, come dichiarato nei documenti di carico, ma anche due grandi container identificati come involucri per reattori nucleari Vm-4Sg. Sempre le autorità spagnole hanno condiviso i loro sospetti sul fatto che la destinazione finale del carico fosse il porto nordcoreano di Rason, un’ipotesi plausibile considerando che per raggiungere la metasarebbe stato seguito un percorso pressoché identico a quello per arrivare a Vladivostok. Inoltre, essendo Rason uno scalo privo delle infrastrutture necessarie per movimentare componenti di questo tipo, a bordo della nave sarebbero state presenti anche gru specializzate, che rafforzano i sospetti sulla reale natura della spedizione.

D’altronde, non è la prima volta che il vascello in questione si cimentava in imprese simili. “La ‘Ursa Major’ era una nave parte del complesso logistico-militare dello stato russo che, insieme alle altre navi della Oboronlogistics, muoveva materiali ‘speciali’ da Tartus (base navale del Cremlino in Siria ndr) alla Russia. Ma dopo l’Aprile del 2024, non potendo più passare dal Bosforo, queste navi hanno dovuto iniziare a circumnavigare tutta l’Europa”, commenta per Formiche.net Giangiuseppe Pili, assistant professor dell’Intelligence Analysis Program presso la James Madison University e Rusi associate fellow.

La presenza di questo tipo di materiale spiegherebbe l’arrivo della nave da guerra russa “Ivan Gren” sul luogo in cui la “Ursa Major” si era bloccata in seguito ad un non meglio identificato guasto meccanico (alcuni parlano di esplosione dei motori, ma i danni allo scafo mostravano segni compatibili con un impatto esterno, ritenuto coerente con l’uso di un siluro supercavitante) che ha chiesto di assumere il controllo dell’area e ha lanciato razzi luminosi, probabilmente con l’obiettivo di disturbare l’osservazione satellitare, così da limitare l’accesso di personale non russo al vascello in fase di affondamento. Inoltre, nei giorni successivi sul sito del naufragio è giunta anche la nave russa “Yantar” (nota per le sue attività ibride), dotata di capacità di recupero in acque profonde. Le autorità spagnole evidenziano come la sua presenza in loco al momento dei fatti suggerisca un tentativo di recuperare o distruggere equipaggiamenti sensibili.

Gli investigatori ritengono che i componenti nucleari facessero parte di un accordo di cooperazione segreto tra Mosca e Pyongyang, successivo a recenti intese militari tra i due Paesi. “Se la notizia venisse confermata, non solo confermerebbe (ulteriormente) gli scambi di tecnologia strategica tra Mosca e Pyongyang, ma suggerirebbe addirittura una convergenza ai massimi livelli, e in contravvenzione con le normative internazionali”, commenta Pili, ricordando anche come già in passato altre navi della Oboronlogistics fossero state utilizzate per spostare materiale nucleare, come nel caso della “Sparta IV”.


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