Nel mondo ci sono Paesi che vantano una densità di cluster dedicati alla quantistica superiore a quella di molte altre economie. Un caso su tutti, il Regno Unito. Una nuova frontiera dell’innovazione che fa bene alla crescita
Tutta una questione di cluster. Ancora una volta è la tecnologia quantistica a segnare la differenza tra quei Paesi che innovano e quelli che invece sono ancora alla ricerca della propria strada. E c’è chi sta avanti e chi arranca. “Oggi i cluster quantistici sono particolarmente importanti per le politiche volte a rafforzare il coordinamento tra industria, ricerca e governo, sia a livello locale che globale”, è la premessa di un report dell’Ecipe, lo European centre for international political economy.
Lo stesso think tank europeo è in prima linea per la promozione della tecnologia quantistica. “Il progetto Ecipe Quantum ha finora gettato le basi per la comprensione del panorama quantistico globale. Ha introdotto i fondamenti delle tecnologie quantistiche, valutato l’attività nazionale in termini di investimenti, produzione scientifica e brevetti, e tracciato modelli di collaborazione internazionale per dimostrare che il progresso si basa tanto sulla condivisione delle competenze quanto sulle scoperte scientifiche”.
Ora, “la ricerca e sviluppo quantistica richiede infrastrutture ultra-specializzate e ad alta intensità di capitale, difficilmente replicabili. Il bacino di talenti è inoltre estremamente scarso e concentrato in un numero limitato di gruppi di fisica e ingegneria, creando colli di bottiglia geografici intrinseci. Questi vincoli, uniti alle lunghe tempistiche pre-commerciali e alle catene di fornitura immature, fanno sì che la vera innovazione quantistica emerga solo laddove competenze e istituzioni specifiche si trovano a coesistere. Allo stesso tempo, l’enorme complessità della tecnologia richiede un’ampia rete interregionale per l’integrazione delle conoscenze. Pertanto, un cluster quantistico di successo non è un hub autonomo, ma una rete globale e distribuita”, spiega l’Ecipe.
E qui entra in gioco una sorta di road map per una tecnologia quantistica alla portata dei governi, efficace e, soprattutto, applicata all’economia. “L’analisi offre una base più chiara per la progettazione di interventi politici mirati nell’attrazione degli investimenti, nello sviluppo dei talenti e nella pianificazione delle infrastrutture. Osservare il settore quantistico attraverso la lente dei cluster può aiutare i decisori politici a comprendere i fattori esterni, istituzionali e aziendali che plasmano la competitività quantistica, consentendo strategie più integrate e una più forte collaborazione tra le parti interessate. In questo rapporto distinguiamo tra cluster quantistici e quasi-cluster quantistici.”
E dunque, “un cluster quantistico è un ecosistema geograficamente concentrato di startup, aziende, università, istituti di ricerca ed enti governativi. Un quasi-cluster quantistico è invece un’area geografica in cui l’attività quantistica sta iniziando a prendere forma, ma non ha ancora raggiunto la massa critica necessaria per funzionare come un polo di innovazione maturo e autosufficiente. In genere, non presenta una sufficiente concentrazione di istituzioni e/o la presenza, o un finanziamento sostanziale, di una startup quantistica. Di conseguenza, mostra un potenziale iniziale, ma non mostra ancora la densità e l’ampiezza caratteristiche di un cluster quantistico completamente sviluppato.”
Va bene, ma dove la tecnologia quantistica è oggi meglio sviluppata? L’Ecipe fa a sua personalissima classifica. “Questo studio identifica e classifica 45 cluster quantistici in tutto il mondo. Queste regioni sono quelle che hanno maggiori probabilità di plasmare i risultati futuri nel panorama quantistico globale, poiché offrono le condizioni più favorevoli per un’innovazione sostenibile e un’elevata produttività nel settore. Cambridge (Regno Unito) è in testa alla classifica mondiale, seguita da vicino da Greater Helsinki (Finlandia), Oxford (Regno Unito), la San Francisco Bay Area (Stati Uniti) e Greater Glasgow (Regno Unito). La top 5 riflette il continuo predominio degli ecosistemi accademici e tecnologici consolidati nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Più in generale, il mondo anglofono rappresenta 10 dei 15 principali cluster, inclusi gli hub in Australia (Canberra) e Canada (Toronto-Waterloo). L’Ue colloca due cluster nel primo terzo, Helsinki e Karlsruhe, mentre Israele (Tel Aviv), Cina (Hefei) e Svizzera (Greater Geneva-Bern Area) contribuiscono con un cluster ciascuno”.
















