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Tensione nei cieli asiatici. L’ultimo allarme su Mosca e Pechino

Il nuovo pattugliamento congiunto di velivoli militari cinesi e russi vicino a Giappone e Corea del Sud ha innalzato la tensione nell’Indo-Pacifico, spingendo Tokyo e Seul a far decollare i propri caccia. L’episodio si inserisce in un contesto regionale segnato da frizioni crescenti e da un clima di competizione strategica sempre più accentuato tra le principali potenze asiatiche

Nelle scorse ore la tensione nei cieli dell’Indo-Pacifico è salita alle stelle, quando Giappone e Corea del Sud hanno fatto decollare i propri caccia martedì in risposta a un nuovo pattugliamento aereo congiunto di bombardieri cinesi e russi su aree di mare vicine ai due Paesi.

Il ministero della Difesa giapponese ha dichiarato che lunedì 8 dicembre due bombardieri russi Tu-95 Bear sono partiti dal Mar del Giappone e hanno sorvolato il Mar Cinese Orientale, per poi congiungersi con due bombardieri cinesi della serie H-6 nei pressi di Okinawa. Da lì, la formazione ha proseguito verso il Pacifico al largo di Shikoku, prima di ripercorrere la stessa rotta verso nord. Durante il rientro, quattro caccia cinesi J-16 hanno scortato i bombardieri tra Okinawa e l’isola di Miyako. Il Giappone ha inoltre individuato un velivolo radar russo A-50 Mainstay e due caccia russi Su-30 in volo nel Mar del Giappone. A quel punto, il comando di difesa aerea giapponese ha ordinato il decollo di propri velivoli, senza fornire ulteriori dettagli operativi.

Anche la Corea del Sud è stata costretta a reagire. Seul ha riferito infatti che due velivoli cinesi e sette aerei russi sono entrati nella cosiddetta Korean Air Defense Identification Zone intorno alle 10 del mattino, evento che ha portato l’aeronautica sudcoreana a inviare dei caccia per prevenire “situazioni accidentali”. Gli aerei sino-russi avrebbero varcato più volte i limiti della zona prima di allontanarsi definitivamente dopo circa un’ora.

Non si tratta di episodi isolati. Pechino e Mosca conducono pattugliamenti congiunti in quest’area almeno dal 2019, con simili incursioni che accadono in più occasioni, quasi sempre senza preavviso

Questo episodio si colloca però in un momento di tensioni crescenti tra Cina e Giappone, entrate in una fase di attrito accentuato dopo che la premier nipponica Sanae Takaichi ha definito un eventuale attacco cinese a Taiwan una minaccia esistenziale per Tokyo. Pechino, che considera Taiwan parte integrante del proprio territorio, ha letto in questa postura giapponese un segnale di crescente “militanza”.

La crisi tra i due Paesi asiatici si è aggravata ulteriormente sabato scorso, quando caccia cinesi J-15 decollati dalla portaerei Liaoning hanno agganciato con il radar due F-15 giapponesi vicino a Okinawa. Tokyo sostiene che i propri aerei si trovassero a distanza di sicurezza mentre la Cina accusa i giapponesi di aver interferito con le attività addestrative del gruppo portaerei. Nelle ore successive Pechino ha diffuso una presunta comunicazione di avvertimento indirizzata ai velivoli nipponici, mentre le autorità giapponesi lamentavano la mancata risposta cinese alla hotline per la de-escalation.


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