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A Berlino l’Ucraina rinuncia alla Nato, ma non al controllo del territorio. I dettagli

Le trattative sul conflitto in Ucraina entrano in una fase di cauto ottimismo dopo i colloqui di Berlino. Ma tra garanzie di sicurezza e richieste territoriali del Cremlino la strada verso un accordo resta irta di ostacoli

Momentum positivo

Le notizie che arrivano da Berlino sull’andamento delle trattative sembrano essere (forse inaspettatamente) positive, e lasciano aperti spiragli per sviluppi concreti. Non fosse altro per la grande svolta sull’adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica: Kyiv avrebbe infatti deciso di rinunciare ad una sua integrazione nella Nato, accettando la proposta di statunitense di ricevere in cambio delle garanzie di sicurezza da parte di Washington che fossero modellate proprio su quelle previste dall’Articolo 5 dell’Alleanza (ma di cui non sono ancora stati diffusi pubblicamente i dettagli). Una scelta all’insegna del pragmatismo che potrebbe sciogliere uno dei nodi più difficili nel dialogo negoziale.

D’altronde, sono le stesse parole dei leader a lasciar trapelare un certo grado di ottimismo. Parlando lunedì nello Studio Ovale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato di aver avuto una discussione “molto positiva” e ‘lunga’ con diversi leader europei, il cui sostegno è stato “enorme”, affermando di pensare che “ora siamo più vicini” ad una tregua, anche per via delle discussioni costruttive sulle garanzie di sicurezza con i partner europei, che in queste garanzie avranno un “ruolo importante”.

Una traccia seguita anche a Berlino dal leader ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui la bozza del piano di pace discussa con gli Stati Uniti durante i colloqui tenutisi nella capitale tedesca è “molto realizzabile”, e dai negoziatori americani, che sottolineano come sia stato raggiunto un consenso condiviso tra tutti gli attori coinvolti su circa il 90% del piano di pace avanzato da Washington.

“Si tratta di un accordo davvero di ampia portata e sostanziale che finora non avevamo”, è invece il commento del cancelliere tedesco Friedrich Merz, “A mio parere, fornire garanzie di sicurezza simili all’Ucraina è un passo avanti davvero importante… Anche la parte americana si è impegnata politicamente e giuridicamente in tal senso”.

Nodi irrisolti

Ma la strada non è tutta in discesa. Nonostante l’apparente superamento dello scoglio relativo alle garanzie di sicurezza, permangono ancora temi complessi, a partire da quello del destino del Donbass. Zelensky ha ribadito che il suo Paese esclude il riconoscimento del controllo di Mosca su qualsiasi parte degli oblasti di Luhansk e Donetsk.

“Gli americani stanno cercando di trovare un compromesso”, ha detto Zelensky, riferendosi alle ultime posizioni espresse dalla leadership statunitense, “Stanno proponendo una ‘zona economica libera’. E voglio sottolineare ancora una volta: una ‘zona economica libera’ non significa sotto il controllo della Federazione Russa”.

Inoltre, non è certo che la Russia accetti questa versione della proposta di pace. Anzi, Mosca ha già dichiarato che avrebbe “forti obiezioni” a qualsiasi contributo ucraino ed europeo al piano di pace “originario” degli Stati Uniti (stilato proprio sulla base delle richieste del Cremlino) e ha insistito affinché le proprie richieste fossero riflesse in qualsiasi garanzia di sicurezza.

Parlando con Abc News, il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha ribadito con chiarezza le condizioni che Mosca considera non negoziabili, dal riconoscimento del controllo russo su Crimea, Donbass, Kherson e Zaporzhzhia, (oggetto di una linea rossa invalicabile, su cui “non è possibile alcun compromesso”), al rifiuto categorico di qualunque presenza militare della Nato sul territorio ucraino nel dopoguerra, anche sotto forma di missioni di garanzia di sicurezza o di forze dispiegate dalla cosiddetta “Coalizione dei volenterosi”.

Far coincidere la volontà russa con quella occidentale, nonostante quest’ultima sembra essere ormai condivisa da tutti i membri del blocco, non sarà certo un’impresa facile.


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