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Una tregua non basta. Sulle terre rare Bruxelles guardi agli Usa

La fragile intesa raggiunta oltre un mese fa sulle forniture di minerali critici è fragile e soggetta agli umori di Pechino. Troppo rischioso per l’Europa. Che a questo punto farebbe meglio a tessere una sua tela di miniere

Forse non basta una tregua con la Cina per dormire sonni tranquilli sulle terre rare. Stati Uniti e Dragone avranno anche congelato le tensioni commerciali per un anno e, a cascata, anche l’Europa. Ma questo non vuol dire essere al riparo. Non del tutto, almeno. Certo, a Bruxelles qualcuno spera che le promesse di Pechino di allentare le restrizioni alle esportazioni di terre rare e altri materiali strategici si traducano in un approvvigionamento più stabile.

E sperare non costa nulla. Ma la verità è che c’è un rischio di un falso senso di sicurezza, che potrebbe indurre l’Europa all’autocompiacimento. Un temporaneo allentamento dei dirompenti controlli sulle esportazioni di terre rare pesanti e medie, gallio, germanio, grafite e altri materiali da parte della Cina potrebbe verificarsi, ma solo se Pechino manterrà le sue promesse.

Ma se nel mentre l’Europa non fa come gli Stati Uniti, ovvero tessere una tela di forniture che vada oltre gli umori di Pechino, allora sono guai. Tutto nero su bianco in un report dello European union institute of security studies. Insomma, tregua a parte, non c’è nessun motivo di festeggiare per l’Europa. L’accordo di ottobre non risolve il problema cruciale delle materie prime europee.  Anche se la Cina inizialmente manterrà la parola data, l’Europa non ha alcun controllo sulla tenuta dell’accordo tra Stati Uniti e Cina sulle terre rare.

Tradotto, è probabile che Pechino continui a interrompere l’approvvigionamento per ottenere ulteriori concessioni nei prossimi mesi e anni, mentre un falso senso di sicurezza potrebbe indebolire la determinazione dell’Europa a diversificare le forniture di materie prime essenziali. Indipendentemente dal fatto che un accordo tra Stati Uniti e Cina sia reale (e tenga), gli sforzi dell’Ue per ridurre il rischio stanno procedendo troppo lentamente, spiega il documento.

La stessa legislazione dell’Ue, come il Critical Raw Materials Act, è ambiziosa, ma manca sia di disposizioni di bilancio che di attuazione concreta. Per questo Bruxelles deve andare oltre e cercare nuove forniture, oltre la stessa tregua con la Cina. Perché se i responsabili politici e l’industria europea dovessero ancora una volta cedere a un falso senso di sicurezza, peggiorerebbero ulteriormente la situazione. Ci riuscirà? Almeno conviene sperarlo.


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