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Washington vuole droni, e ne vuole tanti. Cos’è il Drone Dominance Program

Pentagono

Il Drone Dominance Program segna l’ingresso degli Stati Uniti nella logica della produzione di massa di droni tattici a basso costo. Con un investimento da un miliardo di dollari, il Pentagono punta a ordinare oltre 300.000 sistemi unmanned entro il 2028, trattandoli come vere e proprie munizioni e costruendo un nuovo modello industriale e operativo

1 miliardo di dollari, due anni, e centinaia di migliaia di asset. Queste sono le cifre di Drone Dominance Program, un’iniziativa lanciata dal Pentagono per rafforzare la sua capacità di acquisizione di droni, mirando a rifornirsi di centinaia di migliaia di sistemi unmanned d’attacco monouso entro il 2028, e colmando il ritardo accumulato rispetto alle lezioni emerse dai recenti teatri di guerra in cui i droni a basso costo si sono rivelati strumenti decisivi.

Il programma nasce come implementazione diretta del memorandum firmato lo scorso luglio dal Segretario per la Guerra Pete Hegseth, che ha ridefinito il modo in cui piccoli droni vengono considerati e gestiti all’interno del Dipartimento della Guerra. La novità più radicale contenuta nel documento riguarda la definizione degli stessi come “consumabili” (quindi paragonabili a munizioni o granate) e non più come piattaforme aeree complesse. Un cambio di paradigma finalizzato a permettere anche ai comandanti di livello più basso di procurarsi autonomamente sistemi unmanned di piccole dimensioni e di autorizzarne l’impiego, senza passare attraverso filiere burocratiche lente e stratificate.

Secondo i dati pubblicati sul sito del programma, il Pentagono prevede di ordinare 30.000 droni con consegne entro luglio 2026, per superare la quota del 200.000 nel corso del 2027 e raggiungere un totale di circa 340.000 unità entro l’inizio del 2028. Sebbene non sia specificato precisamente quali modelli il Dipartimento della Difesa intenda acquistare, i prezzi indicati (da 5.000 dollari iniziali a un target di 2.300 a fine programma) suggeriscono che si tratterà principalmente di droni Fpv e piccoli quadricotteri, simili a quelli ormai onnipresenti nelle operazioni day-to-day in Ucraina.

L’intero processo sarà scandito da quattro fasi, ognuna delle quali inizierà con una cosiddetta “Gauntlet”, ovvero una competizione operativa in cui i droni dei vari fornitori saranno testati da operatori militari in scenari realistici. Ognuna di queste fasi si concluderà con la consegna di sistemi pronti all’uso e vedrà un incremento dei volumi acquistati e una progressiva riduzione del costo unitario. È previsto inoltre che il numero dei fornitori si riduca nel tempo, fino ad arrivare a cinque nell’ultima fase, prevista tra agosto 2027 e gennaio 2028.

Tra gli aspetti più innovativi del programma vi è l’assenza di esclusioni definitive: i fornitori non selezionati in una fase potranno infatti partecipare alle successive, incoraggiati a migliorare i loro sistemi. Dopo la prima fase, fino a dodici aziende riceveranno ordini minimi da almeno mille droni ciascuna. Il rischio di sviluppo e produzione rimarrà totalmente a carico dei fornitori, con il Pentagono che pagherà esclusivamente per unità consegnate, ispezionate e accettate, senza anticipi né contratti di rimborso costi.

Il programma rappresenta un tentativo concreto di affrontare una delle criticità più evidenti emerse negli ultimi anni, ovvero quella della lentezza del sistema statunitense nel dotarsi di droni tattici economici e in grandi quantità, nonostante il loro impatto operativo sia ormai sotto gli occhi di tutti. Il Drone Dominance Program punta a colmare questo gap costruendo un’industria domestica capace di produrre droni su vasta scala, in modo sicuro e sostenibile dal punto di vista della supply chain, creando nel contempo una cultura operativa in cui questi sistemi diventano parte integrante della dottrina militare quotidiana.

 


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