Sergio Marchionne lascia una presenza molto forte nell’Italia meridionale del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles e di altre società della sua galassia. Dall’Abruzzo al Molise, dalla Campania alla Basilicata e alla Puglia, sono 11 gli stabilimenti di grandi e medie dimensioni in attività, in quattro dei quali si assemblano vetture e macchine movimento terra (a Pomigliano d’Arco, S.Nicola di Melfi, Atessa e Lecce), mentre negli altri sette (Sulmona, Termoli, Napoli, Pratola Serra, Foggia, Bari e S.Nicola di Melfi) si producono motori e altra componentistica. Ognuno di questi siti, a sua volta, traina attività indotte di varie dimensioni nei singoli territori, sia in attività manifatturiere e sia in quelle dei servizi che contribuiscono a formare cluster produttivi di assoluto rilievo nel panorama industriale dell’Italia meridionale.
L’impianto di S.Nicola di Melfi della Fiat Chrysler Automobiles, con i suoi 7.447 addetti diretti – più 4.100 nelle 18 aziende dell’indotto di ‘primo livello’ – è divenuto la 2° fabbrica d’Italia per numero di occupati dopo l’Ilva di Taranto (10.980), e venne ammodernato con un investimento di 1 miliardo di euro per produrre Jeep Renegade e 500X, soprattutto per i mercati esteri, facendo crescere così in misura oltremodo rilevante le esportazioni dalla Basilicata, e fornendo agli acquirenti centinaia di migliaia di autovetture dei due nuovi modelli, mentre, proprio in questi giorni, si sta chiudendo il lungo ciclo di costruzione della Punto. Il suo avvio di serie, com’ è noto, avvenne agli inizi del 1994, una volta terminato il montaggio del grande stabilimento di tipo ‘giapponese’, deciso dal Gruppo alla fine degli anni ’80 del Novecento, e in cui si diede avvio alla produzione just in time, e con l’indotto di ‘primo livello’ collocato wall to wall, ovvero in un comprensorio attiguo. Nel sito si attende ora di conoscere la terza vettura che vi verrà assemblata per impiegarvi le persone sino ad oggi addette alla Punto che, nel frattempo, verranno riutilizzate sulle altre due linee, ricorrendo ad un contratto di solidarietà con tutte le altre maestranze.
La fabbrica della Magneti Marelli di S.Nicola di Melfi, facente parte del già ricordato ‘indotto di primo livello’ del grande impianto adiacente, gli fornisce componentistica.
Lo stabilimento di Pomigliano d’Arco (Na) con i suoi 4.764 occupati, dopo aver subito anch’essa interventi di ammodernamento pari a 700 milioni di euro per la nuova produzione che vi si sarebbe avviata, iniziò ad assemblare la Panda che vi venne trasferita dalla Polonia, anche se Marchionne il 1° giugno scorso ha annunciato che nel piano industriale 2018-2022 il sito si dovrebbe concentrare su auto praemium, con uno o due modelli da individuare, pur se la Panda resta tuttora una delle vetture più vendute in Italia.
A Pratola Serra (Av), in un altro vasto impianto con 1.800 occupati, si costruiscono motori che d’ora in avanti saranno destinati ai marchi Jeep, Alfa e Maserati.
Invece nello stabilimento della Magneti Marelli a Napoli entro la fine del mese si raggiungerà la piena occupazione dei 347 lavoratori che vi sono impiegati, grazie alle produzioni di componentistica per Renegade, Panda, Ducato e Alfa Giulietta.
In Abruzzo, terra di origine dell’ex amministratore delegato di Fca, i siti sono due. A Sulmona in un opificio della Magneti Marelli lavorano 679 addetti producendo componentistica, mentre la Sevel – che controlla la grande fabbrica ad Atessa (Ch) per la costruzione di veicoli commerciali Daily, fra cui il notissimo Ducato – è una joint-venture fra Fiat e Peugeot, impiega 6.187 persone ed è la 3° fabbrica d’Italia per numero di risorse umane che vi lavorano. E fra gli stabilimenti del suo indotto vanta quello di grandi dimensioni di Foggia della Fiat Powertrain che, con il lavoro di 1.910 addetti, costruisce i motori diesel che in parte vengono montati sui veicoli assemblati in Abruzzo e in parte esportati.
A Termoli nel Molise è in esercizio un altro vasto impianto del Gruppo con oltre 2.400 occupati che costruisce fra gli altri propulsori a benzina per i modelli del marchio Alfa Romeo, Giulia e Stelvio.
Bari – nel comparto dell’automotive che nell’agglomerato industriale al confine con Modugno vede in attività le fabbriche di Tdit-Bosch, Getrag, Graziano Trasmissioni, Skf e Bridgestone – vanta la presenza di un altro stabilimento della Magneti Marelli con oltre 950 lavoratori – che ha recentemente avviato nuove assunzioni a tempo determinato – e in cui si stanno producendo fra gli altri motori elettrici e ibridi, insieme ad altra componentistica. È opportuno ricordare peraltro che questo impianto – aperto fra il ’69 e il ’70 e allora facente parte del nuovo imponente insediamento della Fiat-Sob che impiegava circa 2.000 persone, producendo anche carelli elevatori – avviò nel capoluogo pugliese la specializzazione produttiva della componentistica per auto, affiancando in tal modo quella delle carrozzerie per veicoli industriali già iniziata molti anni prima dalla Calabrese e dalle Officine Romanazzi.
La zona industriale di Lecce-Surbo infine ospita il grande sito della Cnh – definito alcuni anni orsono ‘di eccellenza’ dallo stesso Marchionne che vi giunse in visita – ove si montano alcuni modelli di macchine movimento terra, impiegando circa 500 addetti e alimentando un vasto indotto. In tale fabbrica pertanto sono state trasferite produzioni dallo stabilimento di Imola in Emilia e da un altro impianto della stesso Gruppo in Germania.
Insomma, anche la holding Fca, con altri impianti della stessa galassia societaria e le loro attività indotte, contribuisce a conferire spessore all’apparato di produzione industriale dell’Italia meridionale, alimentando in quantità elevate le sue esportazioni, come si evince in particolare analizzando i dati dell’export dell’Abruzzo (grazie alla Sevel) e della Basilicata (grazie a Melfi). Il Mezzogiorno perciò non può essere presentato in alcun modo come un territorio industrialmente debole.