Secondo l’intelligence americana, la Corea del Nord sta costruendo nuovi missili balistici intercontinentali, nella già nota fabbrica di Sanumdong (nell’area periferica di Pyongyang), dove le immagini satellitari raccolte dalla National Geospatial-Intelligence Agency mostrano almeno un vettore in costruzione – anche se è probabile siano due.
A rivelare la notizia sono funzionari anonimi che hanno parlato con il Washington Post, e si tratta della seconda spifferata del genere nel giro di poche settimane. Dopo altre rivelazioni sui processi di arricchimento dell’uranio che i nordcoreani starebbero continuando (anzi, “aumentando”, in segreto, in un impianto chiamato Kangson) nonostante l’incontro di Singapore tra Donald Trump e Kim Jong-un e le promesse di intraprendere la via della denuclearizzazione, la scorsa settimana il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, che sta seguendo personalmente il dossier con risultati altalenanti, era stato costretto ad ammettere la realtà durante un’audizione in Senato (“Stanno continuando ad arricchire”) e chiedere alle Nazioni Unite di continuare con la strategia della “massima pressione”, ossia quella delle sanzioni strozzanti che dovrebbero soffocare Kim.
Trump è descritto dalle fonti che i media americani hanno all’interno della Casa Bianca come “molto teso” sull’argomento, perché si sta rendendo conto che al di là della versione propagandistica da lui offerta dopo il faccia a faccia con Kim – quella che ha spinto le velleità di qualcuno a candidarlo a premio Nobel per la Pace come risolutore della crisi nucleare del Nord – i fatti parlano di zero progressi (un conto è il valore politico dell’incontro, infatti, un altro sono i contenuti).
I nordcoreani hanno acconsentito a far rientrare in patria i resti dei caduti americani durante la Guerra di Corea degli anni Cinquanta, ma si tratta di un atto simbolico di poca sostanza se confrontato con il procedere del programma atomico, sia in campo dei vettori missilistici sia in quello della produzione dell’uranio arricchito, il carburante per le testate.
Questo genere di notizie sono un colpo sconvolgente per la presidenza americana, che vorrebbe fare dei bilaterali in cui Trump dovrebbe riuscire a giocare le sue carte da abile, artista dealer, la propria forza di azione anche in politica estera. Dopo lo straordinario evento mediatico di Singapore, lo statunitense aveva assicurato che Pyongyang non sarebbe più stata una minaccia e annunciato che “ci hanno assicurato che si fermeranno con i test nucleare e missilistici” e che ” chiuderanno il sito per i test nucleari, e distruggeranno il sito dei test per i motori dei missili”. Ora, stando i fatti, l’implementazione di queste rassicurazioni è quanto meno parziale: vediamo.
Il 24 maggio di quest’anno, un gruppo di giornalisti stranieri è stato invitato dal regime a Punggye-ri, dove aveva sede il principale sito per i test atomici che in quella data il governo ha ufficialmente dismesso, distruggendolo. La cerimonia per i media era arrivata nello stesso giorno in cui Trump aveva inviato una lettera aperta a Kim avvisandolo che, vista la rabbia che il dittatore coreano continuava a usare pubblicamente, l’incontro di Singapore programmato per il 12 giugno sarebbe saltato. Poi il vertice s’è fatto lo stesso, magari anche perché la mossa di Punggye-ri è stata considerata come una sorta di apertura (magari proprio per il valore politico che gli sarebbe stato dato): ma tutti sanno e sapevano che in realtà il sito era stato reso praticamente inutilizzabile dai crolli causati a seguito delle esplosioni dei sei ultimi test atomici, tenutisi tutti in quello stesso luogo.
La scorsa settimana il sito specialistico americano, 38th North (è collegato al dipartimento di Stato), ha analizzato progressi anche a Sohae, dove ha sede un centro studi spaziali nordcoreano: ne sarebbe iniziato la dismissione, e questo dovrebbe essere un altro segnale sul fatto che Pyongyang sta rallentando le proprie ricerche sullo spazio, che per anni hanno mascherato quelle sui vettori balistici (in molti test missilistici, i nordcoreani dichiaravano di aver messo in orbita satelliti, mentre in realtà provavano componentistiche militari). L’esperto di Corea del Nord Ankit Panda, aveva però già spiegato su The Diplomat che “le attività in corso a Sohae avranno un valore sia diplomatico sia politico”: qualcosa che avrebbe potuti portare a nuovi contati, permettendo a Trump di venderla – anche elettoralmente, in vista delle Midterms – come un progresso nell’ambito della denuclearizzazione, ma poco di più.
Ma questo è il punto: lo scoop uscito ieri sul WaPo spiega perfettamente come Stati Uniti e Nord Corea intendano il concetto di denuclearizzazione in modo differente. Per gli americani la questione è semplice: Pyongyang deve rinunciare al suo programma nucleare, subito. Per i nordcoreani invece è un punto a cui si arriverà nel tempo nel corso di un processo, intanto c’è da discutere il sollevamento delle sanzioni e la formalizzazione del trattato di pace del 1953; aspetto che è tutt’altro che simbolico, visto che comporterebbe l’abbandono militare americano della Corea del Sud, e dunque la denuclearizzazione delle penisola secondo richiesta profonda del Nord.
Intanto piccoli passi più o meno simbolici offerti da Kim, che non ha mai fornito un catalogo del suo programma atomico e non ha mai parlato di fermare la costruzione dei missili balistici, ma di sospenderne i test: non è proprio la stessa cosa, visto che il 29 novembre dello scorso anno, con il lancio del Hwasong-15 ha dimostrato di aver raggiunto – con una rapidità non prevista dagli analisti – una tecnologia missilistica in grado di coprire oltre diecimila chilometri, ossia di poter arrivare fino alla California. Gli Hwasong-15 vengono costruiti proprio a Sanumdong.