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Cosa fa lo Stato Maggiore della Difesa? Ecco la risposta del generale Graziano

Di fronte a minacce pervasive e in continua evoluzione, le Forze armate hanno bisogno di “stabilità programmatica e ordinativa”. Parola del generale Claudio Graziano, capo di Stato Maggiore della Difesa, intervenuto questa mattina di fronte alle commissioni riunite Difesa di Camera, che la scorsa settimana avevano invece ascoltato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta nella presentazione delle proprie linee programmatiche. Tra l’altro, dal prossimo novembre Graziano andrà a presiedere il Comitato militare dell’Unione europea, posizione che in passato aveva ricoperto per l’Italia solo il generale Rolando Mosca Moschini. Per la sua successione al vertice delle Forze armate, “ritengo giusto che ci sia una certa ciclicità; e se dovesse essere il momento dell’Aeronautica, penso sia corretto che questo avvicendamento si realizzi”, aveva spiegato il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo in un’intervista esclusiva a Formiche.net.

LA TRASFORMAZIONE DELLE FORZE ARMATE

“Il processo di trasformazione che interessa le Forze armate dura ormai ininterrottamente dalla fine degli anni 90”, ha ricordato ai parlamentari il generale Graziano. “Questo lungo processo di trasformazione, se da un lato ha generato grandissima flessibilità, dall’altra parte richiede ora un periodo lungo di stabilità programmatica e ordinativa nell’interesse del nostro personale, che è magnifico ma soggetto a troppi cambiamenti”, ha aggiunto. D’altronde, “la spending review e la legge 244 del 2012 hanno definito una taglio di personale da 190mila a 150mila unità nelle dotazioni organiche, con l’eccezione dei Carabinieri, da conseguire entro il 2024, salvo ritardi dovuti al non conseguimento degli obiettivi”.

MINACCE IN EVOLUZIONE

La stabilità programmatica (su cui si è impegnata anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta) è ancora più necessaria in un contesto internazionale costantemente più complesso. “Le minacce trovano espressioni sempre più difformi e subdole, dimostrando continuamente una capacità di sorprendere la comunità internazionale che si dimostra spesso impreparata e disorientata di fronte alla necessità di garantire una risposta rapida, unitaria e globale”, ha spiegato il generale. Tra le minacce più preoccupanti resta quella “terroristica di matrice confessionale che, dopo una lunga parentesi in cui ha assunto una marcata connotazione geografica, continua a costituire una minaccia diffusa e immanente”.

ATTENZIONE ALLA CYBER-DEFENCE

Secondo Graziano, tale sfida “continuerà a essere pericolosa, nel tempo a venire, per il carattere di evanescenza e pervasione nel campo virtuale, con cui continua ad attrarre, fidelizzare e reclutare”. D’altronde, ha rimarcato il capo di Stato Maggiore, “il ritorno dei foreign fighters nei loro Paesi d’origine, così come i fenomeni di proselitismo e radicalizzazione via web, potrebbero contribuire ad esportare tecniche e tattiche terroristiche all’interno dei nostri territori, se non adeguatamente affrontate con strategie mirate”. Ciò coinvolge evidentemente il cyber-spazio, un altro campo su cui il ministro ha già spiegato di voler dedicare particolare attenzione. “È necessario – ha rimarcato Graziano – assicurare una capacità di risposta anche in ambiti che fino a pochi anni fa erano solo una remota possibilità, ma che ora sono una concreta arena di intervento anche della componente militare”.

DUE ARCHI DI CRISI

La dimensione cibernetica pervade d’altronde uno scenario già complesso, in particolare per l’Europa, al centro di “due archi di crisi”, ha detto il generale alle commissioni di Camera e Senato. Per quanto riguarda il primo, “la percezione di rischio, sul fianco est, derivante dalla rinnovata assertività militare convenzionale e ibrida che può influenzare la sicurezza collettiva dell’Unione europea e della Nato, ha reso necessario, negli ultimi anni, un profondo riesame della prontezza operativa, della struttura e della dimensione qualitativa delle forze e delle capacità comuni di difesa, dissuasione e deterrenza”. Le misure adottate dall’ultimo Summit Nato di Bruxelles sono un segnale in tal senso. Poi però c’è il secondo arco di crisi (anche qui il vertice dell’Alleanza Atlantica ha posto un’attenzione rimarchevole): “Assistiamo a una situazione di complessa emergenza per la convergenza di fenomeni quali flussi migratori incontrollati, attivismo di movimenti terroristici di matrice confessionale e proliferare di organizzazioni criminali transnazionali dedite allo sfruttamento dei traffici illeciti, tra cui quello di esseri umani”. Tale situazione, ha concluso il generale Graziano, “favorisce il radicarsi di network criminali, fortemente competitivi e flessibili, non di rado collegati ad ambienti radicali islamici”.



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