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Crisi Rai, fake news e diritto ad internet. Intervista ad Antonello Giacomelli

“Non credo che ci siano i presupposti giuridici per la revoca di Foa, ma se il governo vuole decidere per una soluzione che vada in questa direzione non può che contare in un suo passo indietro”. Sono le parole di Antonello Giacomelli, deputato del Partito democratico, vicepresidente della commissione di vigilanza della Rai ed ex sottosegretario allo Sviluppo con delega alle Tlc, raggiunto telefonicamente da Formiche.net per commentare l’impasse che, ancora, lascia l’azienda radiotelevisiva italiana senza un presidente. La commissione di vigilanza, dopo essersi riunita nella mattina di oggi, ha inviato una lettera al cda della Rai, sollecitando l’elezione di un nuovo presidente ed esortando, poi, a non procedere con le nomine dei direttori di rete o dei tg, proprio perché non titolato a prendere decisioni di gestione, in assenza di un presidente.

Giacomelli, pensa che Marcello Foa si debba dimettere?

Ma questa è una scelta che compete direttamente a Foa, quello che io penso è che non si dovrebbe insistere con la riproposizione del suo nome dopo che la vigilanza ha già espresso il non gradimento per il suo nome.

Si è parlato della possibilità di revoca della sua nomina, pensa sia una strada percorribile?

Non credo ci siano gli estremi giuridici per una revoca. Se quella della sostituzione di Foa in consiglio è la strada che il governo sceglie, mi pare che possa passare soltanto attraverso un’autonoma decisione dello stesso Foa di dimettersi. Ma è una scelta che tocca a lui, non a valutazioni politiche e certamente non a me.

Ossia le sue dimissioni.

Eventualmente, se decide così.

Gli scorsi giorni si era parlato di sentire in audizione il ministro Tria, perché poi si è scelto di passare alla lettera al cda mandata oggi?

Le audizioni del ministro Tria e del ministro Di Maio sono richieste comunque valide, ma i ministri hanno dato la loro disponibilità solo per settembre. Per quanto riguarda il percorso, non c’è nessuna incertezza: la legge è chiara, il cda come primo atto deve procedere alla indicazione del presidente la cui nomina diventa poi efficace con il voto dei due terzi della vigilanza. Immaginare che il cda domani possa sottrarsi all’obbligo di avviare il percorso a cui è obbligato per legge e nello stesso tempo procedere a decisioni circa la gestione mi pare una follia e per questo motivo, giustamente, il presidente Barachini ha scritto direttamente al cda ricordando che sono tenuti a rispettare le indicazioni della legge. È loro competenza, non sono tenuti ad aspettare la decisioni di nessuno, men che meno le valutazioni politiche di nessuno, e soprattutto coinvolgendo i presidenti delle Camere ai quali, immagino sia loro chiaro, compete la difesa delle prerogative del Parlamento e la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza del servizio pubblico. Mi pare che si stiano esercitando in una gara di timidezza che è del tutto inopportuna.

Il prof. Mirabelli domenica scorsa a Formiche.net ha detto che se l’impasse su Foa dovesse continuare si potrebbe arrivare anche alla decadenza del cda. Vede questa possibilità all’orizzonte?

Se l’impasse proseguisse oltre un tempo ragionevole credo che questa sarebbe un’opzione.

Come vede la possibilità di affidare a Foa, come compensazione, la direzione di una rete o di un tg?

Mi auguro che non ci si avventuri per questa strada. La mancata elezione a presidente Rai non prevede una compensazione con ruoli professionali nell’azienda.

Parlando invece di un altro caso che occupa le prime pagine dei giornali, le interfereze russe sono un’emergenza da affrontare? Nei giorni scorsi il Pd ha parlato di una commissione d’inchiesta, pensa sia necessaria o che si dovrebbero aspettare maggiori risposte dall’intelligence?

A me pare che ci sia un’inchiesta aperta dalla magistratura, oltre ad altre attività degli organi della sicurezza nazionale. Io credo che sarebbe saggio lasciare lavorare la magistratura l’intelligence e gli altri organi deputati alla sicurezza dello Stato sul tema specifico. In quanto al tema più generale delle fake news, questo potrebbe essere un serio argomento pr una commissione del parlamento, non solo per approfondire il fenomeno, ma anche per elaborare e proporre al Parlamento e al governo una compiuta strategia di risposta.

A tal proposito, pensa che la disinformazione condizioni l’agenda mediatica? Come pensa possa tutelarsi il sistema radiotelevisivo?

Certamente il ruolo della fake news nella formazione delle opinioni delle persone ha un peso che è difficile quantificare, ma certamente ha rilevanza. Non solo nel terreno della politica, ma in molti settori della vita sociale. Quanto alle forme di risposta e tutela qui l’individuazione di una efficace risposta è molto più difficile. Su questo credo che un approfondimento che non sia solo una ripetizione di slogan ma un approfondimento anche tecnico dei meccanismi di diffusione e di contrasto sarebbe opportuno.

Casaleggio ha pubblicato un intervento in cui parla di “accesso alla rete come bene primario” e che lo stato dovrebbe garantire a tutti l’accesso alla rete prima che lo facciamo i privati. Cosa ne pensa?

Io utilzzo un altro concetto, ma non mi trovo in disaccordo. Credo che un adeguato accesso a internet sia uno dei diritti da inserire in Costituzione, e credo che allo stesso tempo sia il moderno servizio universale. Durante il nostro semestre di presidenza europea abbiamo proposto agli altri Paesi esattamente di varare e di inserire tra i servizi universali, la garanzia di un adeguato accesso a internet e mi pare che infomdo la decisione europea di fissare la connettività che ogni stato deve raggiungere un limite di collegamento effettivo alle reti come, sia infodno la esplicitazione di questo. Io però non considero salvifico solo l’accesso a internet.

Cosa intende?

Credo che occorra allo stesso tempo lavorare su almeno tre fronti: uno, quello di una governace di internet che sia adeguata. Avevamo iniziato a lavorarci assieme all’amministrazione Obama e all’Icann e mi auguro che su questo disegno si continui, tra i Paesi europei e gli Stati Uniti, un lavoro di approfondimento. Il secondo, creazione di un diritto internazionale che prenda atto dell’esistenza del digitale e che sia riconosciuto a livello internazionale. Noi oggi utilizzamo norme analogiche cercando di adattarle al mondo digitale. Abbiamo bisogno che ci sia un’elaborazione compiuta di un diritto che riguardi i diritti della persona, che riguardi le forme di relazione, che riguardi il diritto commerciale, copyright, pensato esattamente per il digitale. E terzo punto, abbiamo bisogno di una collaborazione più stretta tra le istituzioni, gli over the to e Icann per garantire la sicurezza e l’affidabilità della rete: rispetto a fake news, rispetto a messaggi d’odio, rispetto all persecuzioni a cui le persone possono venire esposte e rispetto alla violazione dei diritti della persona. Giusto inserire tra i diritti della persona un adeguato accesso alla rete, ma nello stesso tempo lavorare su questi tre fronti.



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