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Ecco come e perché sconfiggere la sindrome da spread. Parla Rinaldi

Paragonare l’Italia alla Grecia e alla Turchia è disgustoso. All’Italia serve un cambio di paradigma e deve partire dall’Europa. In quanto a noi, continuiamo con l’impostazione del nuovo governo e vediamo cosa succederà. Sono parole forti quelle di Antonio Maria Rinaldi, economista e docente alla Link Campus, allievo di Paolo Savona e autore di numerosi saggi sull’euro dopo l’affondo del WsJ che ieri nella sua versione online ha avvertito circa il “pericolo” rappresentato dalle “scosse di mercato rivissute la scorsa settimana sul debito italiano e i nuovi attacchi contro l’establishment europeo da parte dei politici a Roma”, che rovinerebbero il buon esito della lunga maratona conclusa oggi per salvare la Grecia.

E se i quotidiani italiani presentano questa mattina la Grecia e la Turchia come due Paesi oggi profondamente lontani, Rinaldi rovescia le tesi sostenute a riguardo: “Da osservatore mi vergognerei dal gioire del fatto che la Grecia sia uscita dalla crisi. Andiamolo a chiedere al popolo greco in quale situazione si trova, vediamo il livello di disoccupazione, il livello dei poveri e l’espropriazione quasi totali del proprio patrimonio. Certo se si parla di aver messo in sicurezza gli asset degli investitori senz’altro, ma credo che le valutazioni del successo delle operazioni si facciano soprattutto tenendo conto anche delle esigenze dei cittadini”, sottolinea il professore.

Paradossalmente in prospettiva per Rinaldi la Turchia ha molte più molte più ampie possibilità di salvarsi. Spiega infatti l’economista: “La Turchia ha fatto sicuramente molti errori a cominciare dal fatto che non ha mai controbilanciato la propria bilancia dei pagamenti perché è un importatore netto e questo ha determinato un aggiustamento un po’ traumatico del livello del cambio della propria lira e poi il fatto di aver utilizzato troppo finanziamenti in valuta estera addirittura per il 53% del Pil. Ha fatto cioè di fronte a uno scompenso nella bilancia dei pagamenti con l’estero, anche debiti piuttosto corposi in valuta. E questo lo stiamo vedendo, si paga. Se la Turchia riuscirà a ristabilizzare la bilancia dei pagamenti e a non emettere più così tanti debiti in valuta estera, e quindi poi aver necessità di dover ricomprare valuta estera deprezzando ulteriormente la propria, credo che si possa riprendere. La Grecia è invece costantemente monitorata e commissariata, non ha certo gli strumenti che ha invece la Turchia. Fra i due, per quando adesso qualcuno fa apparire la prima come salva, la prospettiva è esattamente opposta”.

Poi passando all’Italia e alla eventualità di una crisi finanziaria Rinaldi alza i toni: “Per le ragioni che ho spiegato rimango allibito quando delle persone in Italia con ruoli pubblici se ne escono con paragoni con la Grecia. Sono fuori luogo. Evidentemente non conoscono né i dati macro economici greci, né tanto meno quelli del proprio Paese”. Rinaldi non va oltre. “Per non umiliarli”, confessa in questa intervista a Formiche.net. E poi. “Lo capisco che ci sia uno scontro politico, ma quando si sostengono tesi di questo genere si cade nel ridicolo e nel grottesco. Come è ugualmente ridicolo paragonare l’Italia alla Turchia, appellandosi al fatto che anche loro hanno le lire”.

Rinaldi esorta a parlare con estrema cautela e a non utilizzare la parola spread per fini prettamente politici. “Purtroppo in Italia stiamo assistendo al cosiddetto partito dello spread, a chi per ragioni prettamente politiche soffia sul fuoco della paura pur di avvalorare le proprie tesi. Ma l’Italia è di tutti, nessuno escluso e le conseguenze le pagheremmo tutti. Appellandosi agli scenari più catastrofistici possibili pur di portare acqua al loro mulino mi sembra disgustoso. Per cui sia Giorgetti che altri esponenti del governo fanno benissimo a denunciare eventuali speculazioni sul giochino dello spread”.

Salvini ieri ha parlato di complotto nei confronti del suo esecutivo. “Cercheranno in ogni maniera di stroncare l’esperimento italiano con il debito pubblico, lo spread, il declassamento delle agenzie di rating, i richiami e le penalità”, ha avvertito il vicepremier dichiarando di “non arretrare di un millimetro”. Più conciliante il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che intervistato dal Messaggero non vede alcun complotto a danno del governo piuttosto “visto il debito che abbiamo dobbiamo dimostrare di avere un programma serio e credibile”.

“Non sono un complottista, ma è ormai consolidata una certa propensione a mettere l’Italia in difficoltà. Ma quando una cosa simile è accaduta nel 1992, alla fine è venuto fuori che qualcuno ci ha guadagnato un bel po’ di denaro. E lo stesso è successo nel 2011 quando poi venne fuori che una specifica banca tedesca vendette circa otto miliardi in un colpo innescando poi quello che è successo. Questa volta però il gioco è molto grosso e soprattutto c’è una certa consapevolezza da parte dei cittadini italiani che una volta non c’era. Se qualcuno pensa di fare belli affari come ha fatto gli altri anni ci deve pensare una volta in più”, commenta a Formiche.net Rinaldi.

Per il professore della Link è il tempo della fiducia nei confronti del governo pentastellato: “Mi sembra evidente che nei programmi del governo ci sia il fatto di poter liberare investimenti pubblici produttivi scomputabili dal computo del deficit. Inoltre è stato fatto presente che oltre agli investimenti pubblici sono cantierabili, cioè con la possibilità di poter essere messi immediatamente in esecuzione, anche moltissime risorse di investimenti privati e faccio riferimento anche alle ormai ex proprietà pubbliche dove lo Stato detiene ancora partecipazioni di riferimento seppur non di maggioranza. Andiamo avanti con questo tipo di impostazione e vediamo cosa succede. Proviamo a cambiare i paradigmi, vista la catastrofe a cui abbiamo assistito in passato. Di fronte a questa volontà del nuovo governo i mercati avranno l’intelligenza di capire. L’Italia con gli avanzi primari ormai consolidati negli anni ha dimostrato nel tempo e in maggior ragione adesso, di poter rendere sostenibile il proprio debito”.

Poi fa un passo indietro: “Un mese e mezzo fa Draghi in un’audizione presso il Parlamento europeo ha ammesso che la Costruzione dell’euro è imperfetta, per cui evidentemente bisogna procedere ad una revisione radicale di tutta l’impostazione monetaria altrimenti si rischia di trovarsi sempre in situazioni di crisi. Lo spread è proprio l’indice di questa imperfezione perché se la costruzione europea avesse dei crismi di sostenibilità la parola spread non sarebbe sulla bocca di tutti”.

E sul Quantitative easing: “Se do pienamente merito a Draghi nell’aver messo in atto il più grande stimolo monetario possibile, va anche detto che per sua natura ha un meccanismo perverso per il quale i titoli tedeschi sono per il gioco delle proporzioni previsto dal Qe, i più acquistati. E paradossalmente non fanno che aumentare di più queste differenze proprio nei confronti di quelle italiane. Il Qe è stato approvato perché in maniera proporzionale permette alla Bce di compiere acquisti sul mercato secondario. Questo non fa altro che aumentare ancor di più il differenziale. Perché le “munizioni” a disposizione sono di più per la Germania rispetto all’Italia. Era l’unico sistema ma presenta criticità”.

Ma per Rinaldi il vero problema è un altro: “La governance europea non crede piuttosto che sia conveniente anche per la stessa sopravvivenza dell’Europa che l’Italia trovi altre vie, cambiando paradigmi rispetto al passato per poter rilanciare la crescita, cosa che non è potuto avvenire perché sono state perseguite politiche cicliche e non anti cicliche? Questo è il vero problema. O salviamo il salvabile, dando all’Italia la possibilità di rialzare la testa con una ricaduta positiva su tutta l’Unione Europea, oppure saremo costretti a continuare in maniera cieca con le politiche del passato che si sono rivelate completamente fallimentari nei confronti dell’Italia e della stessa credibilità dell’Europa”.

Per quanto riguarda il capitolo Autostrade per l’Italia Rinaldi ritiene che il governo abbia fatto bene a rivedere completamente la concessione. “Fermo restando che spetta alla magistratura chiarire eventuali responsabilità sia civili che penali, i fatti disastrosi di Genova hanno fatto emergere che in ogni caso i rapporti di concessione presentano dei palesi scompensi a favore della concessionaria. Mi riferisco al fatto che dagli stessi bilanci della società emergono utili sproporzionati rispetto a quanto invece paga per la concessione stessa e a fronte tra l’altro anche di una diminuzione delle risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Quindi il governo fa benissimo a verificare non solo questa, ma tutte le concessioni rilasciate e prorogate negli anni, per verificare se effettivamente sia stato un affare per lo Stato”.



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