Peter Hopkirk e Bruce Springsteen tornano utili per ricordare che sono passati 17 anni dall’attacco alle Torri gemelle di New York e altrettanti dall’avvio delle operazioni in Afghanistan: la flotta italiana, che sarebbe stata impegnata nell’operazione Enduring Freedom, partì da Taranto nel novembre 2001 mentre le prime truppe di terra tricolori furono inviate nel gennaio 2003 (il 9° Reggimento alpini della brigata Taurinense). Da molto tempo si discute delle scelte politiche e militari di quella lunga missione e più di un presidente degli Stati Uniti, come Barack Obama e Donald Trump, aveva detto in campagna elettorale che era ora di interromperla, salvo cambiare idea una volta insediatosi e, forse, messo a parte della realtà nei briefing con i vertici militari e della intelligence.
Che cosa c’entrano Hopkirk e Springsteen? Il primo scrisse nel 1990 un testo ormai famoso (Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia Centrale, Adelphi) che riprendendo la celebre definizione di Rudyard Kipling racconta come inglesi e russi dall’Ottocento in poi non siano riusciti a conquistare l’Afghanistan perché gli afghani non si fecero conquistare. Bruce Springsteen, il Boss, fu invece il cantore della riscossa. Come ha raccontato in diverse interviste e nella sua autobiografia (Born to run, Mondadori), la mattina dell’11 settembre 2001 scese nella cucina della sua casa nel New Jersey per fare colazione e una domestica gli raccontò che cosa stava accadendo. Dopo aver trascorso ore davanti al televisore, nel pomeriggio andò al Rumson-Sea Bright Bridge a guardare le colonne di fumo che si alzavano da Manhattan finché, tornando a casa, incrociò un automobilista che lo riconobbe e gli gridò: “Bruce, abbiamo bisogno di te!”.
Nei mesi successivi nacquero nuove canzoni che, insieme con altre, furono pubblicate nell’album The rising del 2002 e Springsteen spiegò che la canzone omonima gli venne in mente guardando quei soccorritori che “salivano” le scale mentre tutti scendevano, un senso del dovere che era un “amorevole dono del martire”. Dalla raccolta fondi per le vittime alla scrittura di Into the fire e You’re missing il passo fu breve. Oggi, 17 anni dopo, gli americani non hanno dimenticato il ritornello di The rising: “Come on up for the rising, come on up, lay your hands in mine”.
La sintesi sembra ovvia: è impossibile conquistare l’Afghanistan, ma sarebbe un tragico errore abbandonarlo a se stesso. Ricordare perché siamo lì è un esercizio utile soprattutto per i più giovani, anche tra i politici, e il moltiplicarsi di attentati di talebani, al Qaeda e Isis lo dimostra quotidianamente. Se l’Occidente facesse diventare l’Afghanistan una base terrorista la “salita” diventerebbe impervia, forse proibitiva.