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Cari ministri Bongiorno e Tria, ecco buone proposte per reinventare lo Stato

Uno Stato meno costoso e più efficiente. Pura fantasia nel Paese dell’eterna spending review? Forse, o forse no. Qualcosa per invertire la rotta e immaginare una volta tanto una Pubblica amministrazione efficiente, si può fare. All’associazione Amici Marco Biagi, presieduta da Maurizio Sacconi, credono a tale missione tanto da aver redatto un corposo rapporto sullo stato di salute di una macchina da 4 milioni di dipendenti, dai trasporti alle Poste, tra le più complesse e articolate al mondo. Un universo che però così com’è non funziona più e non regge il passo dei tempi.

Per questo nel documento, visionato in anticipo da Formiche.net, dal titolo ambizioso –  Reinventare lo Stato – e che che verrà discusso il prossimo 2 ottobre dal ministro della Pa, Giulia Bongiorno e dal ministro dell’Economia Giovanni Tria (che tra l’altro è stato per anni a capo della scuola di formazione delle amministrazioni), non potevano mancare proposte concrete per una Pa aggiornata.

PA NUOVA IN NUOVO STATO

La premessa del volume è chiara e allo stesso tempo ambiziosa. “Possiamo oggi assumere, nonostante gli esiti fallimentari delle riforme, l’obiettivo ambizioso di reinventare lo Stato che si è sedimentato nel tempo riducendone i costi e incrementandone l’efficacia. Lo consentono gli strumenti ora disponibili ai decisori istituzionali e ai dirigenti pubblici, dalle tecnologie digitali alla contabilità economico-patrimoniale”. Tutto trova giustificazione nel fatto che “le diffuse percezioni di insicurezza nella comunità nazionale ripropongono la domanda di uno Stato garante della certezza delle regole e della qualità delle prestazioni pubbliche sulla base di una pressione fiscale contenuta. Ciò significa discontinuità rispetto ai vizi cronici della oppressione burocratica e tributaria, della imponderabilità regolatoria, della insufficienza dei servizi. Lo Stato nuovo deve favorire la crescita competitiva dell’economia e della occupazione, proteggere le persone fisiche e giuridiche anche da sé stesso, promuovere l’autosufficienza e il benessere di tutti dalla culla alla tomba”.

IL RUOLO DEL DIGITALE

E dunque, ecco i cardini su cui costruire quella rivoluzione amministrativa pensata dall’associazione Amici di Marco Biagi. Tanto per cominciare, “le nuove tecnologie, che devono essere il motore di una radicale ridefinizione del perimetro e della organizzazione dello Stato fondata sulla cittadinanza digitale, ovvero sul diritto di cittadini e imprese di accedere a tutti i dati, i documenti e i servizi di loro interesse in modalità digitale. Un cambiamento epocale che non può limitarsi alla semplice digitalizzazione dell’esistente ma dovrà coinvolgere i modelli organizzativi, la reingegnerizzazione di tutte le funzioni pubbliche, l’intera catena del valore dei servizi. Uno sforzo organizzativo volto a ripensare l’amministrazione come se fosse nativa digitale”. Interoperabilità, servizi on line, big data, e-procurement, lavoro agile sono i principali elementi di questa rivoluzione che ha già trasformato il terziario privato più prossimo alle pubbliche amministrazioni come banche e assicurazioni cancellando vecchi lavori e producendone di nuovi.

UNO STATO MENO INGOMBRANTE

Un altro caposaldo della proposta, riguarda un ripensamento del peso dello Stato all’interno della Pa. Che vuol dire? “Diventa ora possibile e necessario uno storico ridisegno del perimetro dello Stato e, al suo interno, del confine tra amministrazioni democratico-rappresentative e istituzioni indipendenti. Si tratta ora di limitare il ruolo delle autorità alle funzioni di necessaria regolazione neutrale rafforzando gli atti di indirizzo e ricollocando competenze nei ministeri e nelle loro agenzie. Tutte le amministrazioni pubbliche devono essere comunque concentrate sulle funzioni core esternalizzando efficientemente quelle ad esse ancillari e rinunciando alle attività non necessarie. In base al principio costituzionale della sussidiarietà si può ridurre il peso dello Stato perché molte funzioni di pubblico interesse, come gli atti di autorizzazione, ablazione, asseverazione o certificazione, possono essere delegate, per esempio, alle professioni ordinistiche in quanto caratterizzate da terzietà, come avviene in altri Paesi”.

PIÙ MACCHINE, MENO UOMINI

Non finisce qui. Perché nel ripensamento della macchina pubblica entra in gioco anche l’Industria 4.0 e il progressivo arretramento del fattore umano. “Lo sviluppo delle nuove tecnologie nell’ambito militare e in quello dei corpi preposti alla sicurezza consente di elevare in modo esponenziale la qualità delle prestazioni e rende obsolete molte attività tradizionali. La sostituzione delle persone con le macchine in questo caso significa una riduzione dei fattori di rischio. Si pone evidentemente l’esigenza di un drastico ripensamento dei fabbisogni professionali – quantitativi e qualitativi – e dei modi con cui reclutare e remunerare le alte competenze necessarie”.

RIPENSARE GLI OSPEDALI

Un capitolo importante, se non il più importante, non poteva non averlo la sanità, il cui sistema in Italia è tra i più obsoleti in Europa. Qui il ragionamento è abbastanza semplice. Il servizio sanitario e dunque gli ospedali e le Asl non possono continuare ad essere sovraccaricati da prestazioni che si possono garantire in altro modo. “Nel mutato quadro epidemiologico le persone affette da patologie croniche richiedono di essere assistite appropriatamente nel proprio contesto familiare o, in subordine, in residenze ad esse dedicate. Il ricovero ospedaliero, sollecitato dall’eccesso di offerta o costretto dalla assenza di alternative, risulta invece inappropriato perché le competenze in questo ambito sono orientate ai malati acuti per cui si determina una attenzione marginale ai malati cronici che, quanto più anziani, peggiorano”. Dunque, assistenza domiciliare e ospitalità in Residenze sanitarie per anziani, “comportano oneri da sette a dieci volte inferiori al ricovero ospedaliero.D’altra parte, l’impetuoso sviluppo delle tecnologie diagnostiche e delle nuove capacità terapeutiche, ove si combinano farmacologia e moderni device, sollecitano la concentrazione delle funzioni ospedaliere per contenere i costi e garantire una maggiore resa in termini di salute”.

BRAVI DIPENDENTI SOLO CON BRAVI DIRIGENTI

Ultime due considerazioni, una delle quali, questa, di carattere sociologico. “Il buon lavoratore si produce peraltro solo in presenza del buon datore di lavoro quale espressione della virtuosa combinazione tra la funzione politica e quella dirigenziale. I dirigenti dell’amministrazione centrale dello Stato sono collocati, come già in passato, in un ruolo unico secondo fasce non più giuridiche ma di competenza ed esperienza. La contabilità economica consente atti di indirizzo con obiettivi quantificabili, l’assegnazione ai dirigenti di budget definiti e flessibilmente gestiti, controlli interni ed esterni di tipo sostanziale cui collegare conferme e spostamenti ad altri incarichi. Ogni discrezionalità sarebbe in contrasto con l’imparzialità dell’azione amministrativa e con la separazione delle funzioni”.

TRASPORTI PUBBLICI SUBITO A GARA

Infine, uno dei talloni d’Achille della Pa, il trasporto pubblico. Il quale “presenta un quadro pressoché generalizzato di dissesto. La effettiva messa a gara delle gestioni si scontra con il nodo della cosiddetta clausola sociale, ovvero il vincolo per il soggetto subentrante di garantire tutti gli occupati e alle medesime condizioni contrattuali. Su questa base solo il gruppo Ferrovie dello Stato è in grado di proporsi e vincere la gara quale unico partecipante. Ma tale clausola sociale non può mai costituire un vincolo assoluto perché verrebbero meno le condizioni per offerte competitive fondate proprio, nel rispetto delle leggi e dei contratti, su più razionali ipotesi di gestione della forza lavoro e sull’impiego di tecnologie in parte sostitutive di mansioni tradizionali”.



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