Bufera su Rocco Casalino, di nuovo. Questa volta nell’occhio del ciclone c’è un file audio in cui si sente il portavoce del premier Giuseppe Conte annunciare in un bar “purghe” imminenti ai tecnici del Mef, messi di fronte a un aut aut assai poco garbato: “O ci trovano i 10 miliardi del c… per il reddito di cittadinanza, oppure dedicheremo il 2019 a far fuori tutti questi pezzi di m…”. È il sintomo di una frustrazione ormai incontenibile fra i colonnelli del Movimento Cinque Stelle e la linea della prudenza sui conti portata avanti da tutta via XX Settembre, a cominciare dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, cui ultimamente lo stesso Luigi Di Maio non ha risparmiato colpi di fioretto. Se quella di Casalino fosse solo una boutade non ci sarebbe di che sorprendersi. Sarebbe l’ultima di una lunga lista. Dopotutto il portavoce di Conte è nuovo al mestiere, e già in passato ha fatto qualche confidenza di troppo ai cronisti. Diverso è invece se, tralasciata la volgarità, siamo di fronte a un’anticipazione di quel che accadrà in questo autunno caldo. Davvero la dirigenza pentastellata vuole “far fuori una marea di gente del Mef” nel 2019 qualora Tria e tecnici non trovino spazio a tutte le richieste del contratto nella legge di bilancio? “Sarà una cosa coi coltelli”?
Giunto ad Atreju, il festival annuale di Fratelli d’Italia, il presidente della Camera Roberto Fico ha dato una lettura piuttosto curiosa del Casalino leak: “A me sembra assurdo che giornalisti che ricevono il messaggio fanno uscire le proprie fonti. È decontestualizzato, io non conosco la questione, commento soltanto il fatto: voi chiamate sempre anche me, se io per caso vi mando un messaggio io credo che voi non dobbiate farlo uscire”. In poche parole secondo Fico il problema è il giornalista che ha diffuso l’audio (facendo il suo lavoro), non le purghe annunciate da un portavoce del presidente del Consiglio.
Per cercare di contestualizzare l’audio che ha infiammato le opposizioni questa mattina Formiche.net ha chiesto un parere da Atreju a due volti noti del giornalismo italiano: Nicola Porro ed Enrico Mentana. “È vecchia come il cucco l’idea che i ministri economici debbano fare i censori dei ministri di spesa” chiosa il primo. Per il conduttore di Quarta Repubblica i toni di Casalino saranno anche da bar, ma la sostanza non deve stupire, perché è successo anche in passato: “Non mi scandalizzo troppo. Questa volta hanno intercettato Casalino, ma tanti altri portavoce in passato hanno pensato la stessa identica cosa. Il problema non sono le frasi che possono sfuggire, ma quanto reggeranno i rapporti fra governo e Mef con questa legge di bilancio”.
Gli fa eco il direttore del Tg La7, che sminuisce la boutade: “Per me contano gli atti ufficiali, non le registrazioni in un bar”. La sostanza però non cambia: sempre che non sia smentito, l’audio di Casalino tradisce una pesante irritazione del Movimento per i paletti posti dal Mef in ossequio ai vincoli europei. “È evidente che siamo a una guerra di posizione. Le pressioni continueranno, cercheranno di ottenere il massimo possibile ma non arriveranno a far cadere il governo” – spiega Mentana, che non risparmia una stoccata al portavoce: “c’è qualcuno che ha appena esordito e per questo ha le goffaggini di chi non sa stare al mondo”. I pentastellati non sono certo i primi a cercare lo scontro con i burocrati del Tesoro, ha aggiunto: “Lo ha detto ieri Giorgetti, lo ha ripetuto oggi Salvini: il ministro dell’Economia è da sempre visto un po’ come l’uomo nero del governo, il signor no per eccellenza, è il suo ruolo, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Fin dai tempi della Dc, ancora di più da Craxi in poi, chi è arrivato al governo ha mostrato una certa insofferenza per i burocrati e le dure leggi delle incompatibilità economiche. Ma queste leggi sono un dato di fatto, non sono certo state inventate dal ragionier Franco (ride, ndr)