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Una fondazione per salvare le vittime del fisco (senza condoni)

Si può parlare di detrazioni, esenzioni, pace fiscale (o condono, a seconda delle letture). Ma il vero cuneo fiscale da colmare non è solo fatto di numeri. Ci sono persone in carne ed ossa, piccoli e medi imprenditori, commercianti, dipendenti, che negli ultimi anni hanno visto ampliarsi a dismisura un altro cuneo: quello che divide il cittadino dal fisco, cioè dallo Stato, e lo fa sentire abbandonato dalle istituzioni, o, peggio ancora, ignorato. Non si tratta di venire incontro agli evasori o ai poco di buono. L’eccesso di pressione fiscale in Italia è un fatto, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. I cervelli migliori fuggono, le grandi multinazionali si tengono a distanza, qualcuno, sentendosi solo e sconfitto, arriva a togliersi la vita. È un’emergenza di cui si può e deve parlare in questa manovra (per ora fantasma) cercando anzitutto di colmare il gap di fiducia del cittadino, senza per forza arroccarsi sulle virgole.

Per questo la Camera dei Deputati ha ospitato oggi la conferenza stampa inaugurale della Fondazione Vittime del Fisco. Un ente che nasce, si legge sul sito ufficiale, con l’obiettivo di dare “speranza, sostegno economico, logistico e di supporto alle iniziative imprenditoriali intraprese o perorate dai familiari delle vittime suicide a causa della crisi d’impresa e dei debiti con il fisco”. Il tempismo non è casuale. Mentre governo e opposizioni si scontrano sul Def che non c’è sotto gli occhi spazientiti della Commissione Europea, c’è chi riaccende i riflettori su una battaglia che non è né di destra né di sinistra. Presenti alla conferenza di presentazione i membri del comitato scientifico: la giornalista Cristiana Barone, gli economisti Fabio Verna e Enea Franza, direttore centrale della Consob, l’imprenditore Matteo Zonca. Con loro, intervistati da David Parenzo, hanno illustrato il progetto il presidente della Fondazione Gianluca Massini Rosati, il sociologo Paolo Rossi, il capogruppo del Pd in commissione Bilancio Luigi Marattin e il presidente leghista Claudio Borghi. “Le vittime del fisco sono le vittime di un rapporto sbagliato fra Stato e contribuente, di un fisco che presume l’illegalità quando fa i controlli, e anche di una certa ignoranza delle normative fiscali che porta a volte a gesti estremi gli imprenditori vessati con conseguenze devastanti per le loro aziende e le loro famiglie” – ha spiegato ai cronisti Massini Rosati – “siamo un gruppo di imprenditori e professionisti che vuole fare consulenza e aiutare altri professionisti ad abbattere il carico fiscale, e intervenire in tempo utile per salvare queste persone”.

Non è esagerato parlare di “salvataggi” quando si parla di vittime del fisco. Secondo una ricerca della Link Campus University dal 2012 al 2017 sono stati 878 i morti causati dalla crisi economica, con 608 tentati suicidi. Ancora più radicali le stime di Comitas, associazione delle pmi italiane, secondo cui dal 2008 al 2016 i suicidi imputabili alla crisi sono stati ben 1394. Cifre che fanno rabbrividire, e che trovano solo una parziale spiegazione in un ambiente fiscale poco salubre. A dirlo sono le stime mondiali: secondo un rapporto di Banca Mondiale e Pwc, considerando il Total Tax and Contribution Rate (Ttcr) il carico fiscale per le aziende italiane è al 48% dei relativi profitti commerciali, ben al di sopra della cifra mondiale (40,5%) ed europea (39,6%). Ancora numeri per chiudere il quadro, questi dall’Ufficio Studi Cgia: “Il nostro Paese chiede ogni anno agli imprenditori 101,1 miliardi tra imposte, tributi e contributi: una cifra che corrisponde al 14,1 per cento del gettito fiscale totale”.

Inevitabile che il martello pneumatico del fisco si ripercuota anche sulle percezioni dei cittadini italiani, di cui, rivela un sondaggio di Gpf Inspiring Research, il 92% ritiene eccessiva la pressione fiscale italiana. Ecco la vera maggioranza assoluta del Paese: il partito anti-fisco. Il dibattito scende al livello della politica quando bisogna scegliere una soluzione per allentare la morsa delle tasse. Il cavallo di battaglia del centrodestra, ora adottato da un governo che di centrodestra è solo in parte, è anzitutto la “pace fiscale” che tanto ha fatto discutere quest’estate. È un condono o un patto leale per rinforzare le casse dello Stato e far ripartire i consumi? La Fondazione Vittime del Fisco si è fatta un’idea chiara: “Mi sembra l’ennesimo nome per indicare un condono” sentenzia il presidente, “è positivo perché permette allo Stato di fare cassa e ai cittadini di respirare, ma ha ripercussioni psicologiche devastanti, perché il cittadino si chiede perché mai dovrebbe continuare a pagare le tasse”. Inutile dirlo, gli fa eco il dem Marattin, che tuona minaccioso contro gli elettori ammaliati dalla riforma: “Se i cittadini italiani cercano nel Pd un partito che avalli una misura per cui ciò che uno ha dato ha dato e il resto non lo paga più allora vadano da un altro partito”.

Sotto gli occhi un po’ perplessi di Massini Rosati, Marattin rivendica un’ “inversione di tendenza” con i governi Pd, e difende misure targate dem come la doppia rottamazione delle cartelle, “altro che condono, così si abbonavano sanzioni e interessi ma la cifra doveva essere pagata tutta, anche se a rate”. Poi la stoccata (in simpatia) a Claudio Borghi, che entra di corsa nella sala e promette di andar via subito dopo visti i giorni che corrono per la Commissione Bilancio. “Ce l’hai portato questo Def? Che fine ha fatto?” gli chiede il collega. Non a torto: Di Maio ieri ha dichiarato di averlo inviato alle Camere, ma il documento deve essersi perso nel tragitto, perché a Montecitorio non se n’è vista l’ombra. “Spero arrivi presto” sospira Borghi, per passare al tema del giorno: “Ho seguito da cronista de Il Giornale i casi degli imprenditori suicidi, so di cosa parliamo purtroppo”. La pace fiscale? È un condono se visto dalla prospettiva sbagliata, assicura l’economista del Carroccio: “Se l’imprenditore vende considera le tasse come un fatto naturale, se smette di vendere interiorizza lo spettro del fallimento come una sconfitta personale e accadono le tragedie, con la pace fiscale cercheremo di aumentare la domanda interna e i clienti per gli imprenditori per rimettere in circolo l’economia”.



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