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Conte, Di Maio e i tagli militari: come indebolire il ruolo dell’Italia

militari difesa di maio

L’entusiasmo per la “manovra del popolo” sta portando con sé annunci di tagli a un settore fondamentale della sicurezza nazionale e della politica estera come l’industria militare. Luigi Di Maio, nella triplice veste di capo politico del M5s, di vicepresidente del Consiglio e di ministro per lo Sviluppo economico, ha annunciato che i tagli all’interno della Legge di bilancio riguarderanno le spese militari inutili, “le spese per gli armamenti che andavano ridotte e che cominciamo a ridurre” e che, a quanto si capisce, costituiscono “grandissime ingiustizie sociali”. Così in un video ha definito i soldi spesi per l’industria militare “che andremo a toccare”. È molto probabile che il riferimento sia ai caccia F35 e ai missili Camm-Er, ma è la filosofia di fondo che preoccupa.

Basarsi sulle difficoltà economiche di molte famiglie per giustificare scelte che ridurrebbero il peso politico internazionale dell’Italia e avrebbero conseguenze molto negative in termini occupazionali dà l’impressione di superficialità nell’affrontare temi complessi. Da oltre vent’anni il peso dell’Italia sui tavoli internazionali dipende in buona misura dal ruolo avuto nelle missioni internazionali perché, piaccia o meno, le Forze armate sono strumento di politica estera. Non si sta giocando con i soldatini di piombo, ma si sta ragionando di geopolitica. Meno mezzi comportano un ruolo sempre più ridimensionato a livello internazionale e il mix di pacifismo, terzomondismo, adeguamento a un certo mondo cattolico fa del Movimento 5 stelle qualcosa di poco comprensibile.

Nella guerra interna al governo tra Lega e M5S (perché è una guerra tra chi cerca di emergere più dell’altro e di recuperare un miliardo qui o lì per la flat tax piuttosto che per il reddito di cittadinanza) continua a non sentirsi su questi temi la voce del leader del Carroccio. Matteo Salvini è anche vicepresidente del Consiglio e in quanto tale sta intervenendo su tutti i temi, non solo su quelli propri di ministro dell’Interno. I rapporti che Salvini sta intessendo con i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente non si intrecciano solo con l’immigrazione, ma anche con una sfida globale per avere maggiore sicurezza. Proprio nel giorno in cui la Nato accetta di orientare il proprio impegno ufficialmente anche sul versante Sud del Mediterraneo, con la comprensibile soddisfazione del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il leader dello stesso ministro annuncia il ridimensionamento di un settore vitale. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sottolinea spesso gli ottimi rapporti con Donald Trump e nello stesso tempo vuole tagliare gli F35. È proprio sicuro che ai cittadini ai quali è stato promesso il reddito di cittadinanza non interessi anche la propria sicurezza?

Il governo sta giocando col fuoco e nel dibattito parlamentare sulla Legge di bilancio tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, dovranno dire con chiarezza che ruolo dovrà ricoprire l’Italia nel futuro.



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