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Nessuna Commissione ci darà carta bianca sul deficit. Abbassiamo i toni

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Sussurri e grida: questo sembra il quadro a cui assistiamo nella “trattativa” sulla nota di aggiornamento del Def tra Roma e Bruxelles. Da una parte le grida, gli insulti, tutto relazionato dai media. Dall’altra il silenzioso negoziato in corso presso la Commissione. Non c’è da scandalizzarsi: la manovra prevista è ambiziosa (qualcuno nella maggioranza teme anche troppo) e deve essere digerita con calma. Ma la nostra politica non si dà i tempi per restare lucida, presa com’è da una campagna elettorale permanente. Tale è la cifra del nostro tempo: avendo invocato il popolo indistinto (contro le élite), occorre interloquire con il popolo ogni giorno e ciò non può essere fatto che in tal modo.

È la caratteristica della demagogia: tener bollente l’opinione pubblica, scaldarla ogni giorno. E allora si grida. L’alternativa sarebbe discutere nelle segrete stanze con il dovuto distacco ma sembrerebbe roba da élite e non si può più fare. Ma a breve verrà il tempo obbligatorio dell’accordo con Bruxelles, pena una crisi ancor più grave. Sommessamente consiglio a chi governa di assumere toni più consoni a tale delicato appuntamento. Se si è convinti che la manovra è buona, va fatto di tutto per convincerne anche Bruxelles. È possibile farlo: alla Commissione non c’è una resistenza di principio ma una legittima preoccupazione. Resteranno pur sempre degli scettici, è normale, ma è ragionevole convincere e negoziare perché la manovra stia in piedi con il consenso della Commissione. Credo che alla fine si arriverà a questo, non prevedo apocalissi.

L’Italia ha bisogno della credibilità dell’Ue per resistere sui mercati. Questi ultimi fanno – è ben noto – i loro interessi, non i nostri. I mercati e in particolare quelli finanziari, hanno sulla coscienza parecchi fallimenti, disastri economici e crisi. Ma esistono e rappresentano un potere forte, uno di quelli veri. Per riuscire a far loro accettare una manovra in deficit di questa portata, l’Italia ha bisogno dell’alleanza della Commissione. Non si pensi che non c’è bisogno di loro: molto del nostro debito sta nelle loro casseforti. Né si creda che una nuova Commissione più sovranista e più favorevole alla crescita (che alcuni attendono con ansia dopo le europee) sarebbe maggiormente tenera con noi. Il nostro debito è fuori scala e probabilmente sarebbe più severa. I potenziali elettori della Afd tedesca o di Marine Le Pen in Francia e di altri Orban, non tollererebbero una “finanza allegra”, all’italiana… Così i loro leader sarebbero costretti a respingerci in serie B.

C’è poco da illudersi: il 3% non cambierebbe. È iscritto nei Trattati e ci vuole l’unanimità per farlo. Nessuno ci darà carta bianca sul nostro debito a proprie spese: ce lo caricherebbero addosso e allora… Addio Italia.



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