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Vi spiego la manovra del popolo e perché funzionerà. Parla Vaccaro (M5S)

Manovra

“La sinistra, che per anni ha millantato di voler aiutare le fasce più deboli, non l’ha mai fatto, dedicandosi a caviale e aperitivi sulle terrazze romane. Noi, invece, puntiamo ad aiutare davvero le fasce più deboli, fornendo loro un aiuto per camminare con le proprie gambe”. Parola del senatore Cinquestelle Sergio Vaccaro durante una conversazione con Formiche.net all’indomani dell’approvazione del Parlamento al Def. “La nostra – ribadisce Vaccaro – è la manovra del popolo, una manovra per il popolo. Noi miriamo a scardinare i giochi di potere che si sono creati”.

Da Moscovici a Juncker, tutti vi criticano. Sicuri che sia un complotto e non una manovra sballata?

È vero, tutti ci criticano. Ma tutti chi? Gli stessi che, per anni, hanno detto agli italiani che soluzione erano l’austerity, i tagli, e i sacrifici. Del popolo, ovviamente. E alla fine abbiamo visto che la ricetta giusta non era quella. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

E la vostra ricetta, invece, siamo sicuri sia quella giusta?

La nostra è la manovra del popolo, una manovra per il popolo. Noi miriamo a scardinare i giochi di potere che si sono creati. Non a caso, chi ci critica è proprio chi non vuole che quei giochi di potere vengano demoliti.

A quali giochi di potere allude?

Innanzitutto, a quelli finanziari. Quelli che fanno gioco alle multinazionali e che vogliono un mercato del lavoro che distrugga tutti quei diritti acquisiti con secoli di lotte e battaglie, un mercato del lavoro che convinca i lavoratori che un modello differente sia impossibile. Ma non è così.

E com’è?

Bisogna puntare all’economia reale, non relegarla nell’angolino degli interessi nazionali. Le grandi multinazionali fanno finanza, non fanno economia. Al contrario delle PMI, che invece fanno economia, per l’economia. Abbiamo subìto, negli anni, un’eccessiva finanziarizzazione dell’economia. Noi, invece, puntiamo all’economia, quella reale, quella dei cittadini.

Come?

Per anni abbiamo sentito dire che per aiutare l’economia bisognava abbassare il potere d’acquisto dei cittadini. In un documento dell’Unione banche svizzere del 2012 si citava, testualmente, come strumento utile al governo un abbassamento del potere d’acquisto dei cittadini per competere il mercato asiatico, che ha un costo ridotto. E indovinate chi c’era in questo documento, prima ancora che arrivasse al governo? Matteo Renzi. Che infatti poi ha fatto il Jobs act, portando con sé una compressione di salari.

Sì, ma invece, la vostra manovra, perché dovrebbe funzionare?

Perché dà la possibilità a tutti, anche a chi è ai margini, ormai invisibile per la società, di rientrare nel mercato del lavoro. Ma nel frattempo, noi li aiutiamo. Non si può pensare di aiutare qualcuno a cercare lavoro e, nel frattempo, abbandonarlo a se stesso. Oggi siamo stati a Piazza Barberini a parlare con gli operai di FCA che minacciavano di buttarsi dal tetto del Municipio perché sono stati licenziati. Con la nostra manovra, anche un cinquantenne che perde il lavoro, attraverso i centri per l’impiego, potrà trovarne uno nuovo. Ma, nel frattempo, gli consentiamo di sopravvivere.

Senatore, lei ha ragione, ma i centri per l’impiego ci sono già…

Vero, ma non funzionano. Lei pensi che i centri per l’impiego, ad oggi, non solo non sono in contatto fra diverse regioni, ma nemmeno fra comuni adiacenti. I centri per l’impiego non comunicano fra loro. Non credo, ad oggi, di aver mai conosciuto qualcuno che abbia trovato lavoro grazie a un centro per l’impiego… Noi aiuteremo le persone a inserirsi o a reinserirsi nel mondo del lavoro.

Quindi, insomma, non pagate le persone per starsene sedute sul divano?

Assolutamente no. La sinistra, che per anni ha millantato di voler aiutare le fasce più deboli, non l’ha mai fatto, dedicandosi piuttosto a caviale e aperitivi sulle terrazze romane. Noi invece puntiamo ad aiutare le fasce più deboli fornendo loro un aiuto per camminare con le proprie gambe. E quando l’occupazione aumenterà, di conseguenza, aumenteranno anche i consumi.

Ma ci sono i margini per aumentare questa occupazione, se non ci sono posti di lavoro?

Certo che sì perché in questo modo noi andiamo ad aumentare la domanda interna. Un’azienda che ha più domanda, dovrà necessariamente aumentare i consumi e di lì, per aumentare i consumi, avrà bisogno di più dipendenti. È un circolo virtuoso.

Ma anche un circolo deve avere un punto di inizio…

Non proprio. O meglio, una soluzione immediata non ce l’ha nessuno. Serve tempo, tempo affinché il circolo possa mettersi in moto. Mi permetta una metafora. Se guidi una moto e vai a cento chilometri orari, quando freni devi mettere in conto il tempo di frenata. Nulla è immediato. Lo stesso vale per l’economia italiana.

E ai tecnici, anche stranieri, che guardano a questo governo con scetticisimo, cosa diciamo?

Che ci stiamo adeguando a loro. Agli altri Paesi europei. Tranne l’Italia e la Grecia, tutti hanno uno strumento simile al nostro reddito di cittadinanza. E allora non capisco perché debbano essere scettici. Il deficit al 2,4% non si discosta assolutamente dalle cifre degli anni passati. Le cifre sono quelle, non cambiano. Cambia invece il tipo di investimento che vogliamo fare. Loro hanno usato i soldi per salvare le banche, noi li usiamo per salvare i risparmiatori. Per salvare le persone.

E alle europee cosa direte alle persone? Salvini andrà con Le Pen, e voi?

Noi andremo con i cittadini. Con Salvini abbiamo fatto un patto, un contratto, ma non siamo una coalizione. È stata la legge elettorale a metterci in questa condizione. Ma ognuno percorrerà la strada che vuole percorrere. E noi percorreremo quella che i cittadini ci chiederanno.

Quindi verso l’Europa? Perché inizialmente non sembravate così convinti…

Certo, noi siamo europeisti.

Ma non è sempre stato così…

Solo perché noi siamo per l’Europa dei popoli, della comunità, della solidarietà. È questa l’Europa che vogliamo. Non quella delle banche. Se l’Europa è quella delle banche allora faccio un passo indietro. Ma non è così. L’Europa deve esistere per aiutare i più deboli, non i più forti. E così deve fare la politica.

Però questo mi sembra un approccio tipicamente di sinistra…

Le buone idee non sono di destra o di sinistra. Sono solo di buon senso.


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