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Bene il Tap, ma attenti allo spread. Sulla crescita il governo si gioca la credibilità. Parola di Boccia

Avanti tutta con il Tap, e con la crescita, ma attenti allo spread. È un giudizio chiaroscurale quello del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia sulle ultime scelte di politica economica del governo gialloverde. Il n.1 di viale dell’Astronomia parla alla stampa a margine del secondo Italian Arab Business Forum, kermesse ospitata nella casa degli industriali italiani che alla seconda edizione ha avuto come ospite d’onore il ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti Saeed Al Mansoori, ma anche esponenti di primo piano del governo come il sottosegretario al Mise Michele Geraci e il sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano. Sul Def e la manovra Boccia già si espresso più volte. Rimane delusione per l’indifferenza mostrata dall’esecutivo nei confronti degli industriali in fase di consultazione: “Non abbiamo ancora ricevuto una convocazione, le dichiarazioni sono di buon auspicio, ma il confronto successivo è sempre postumo, se qualcuno vuole sentire qualche nostra proposta siamo a disposizione” sbuffa Boccia. Sulla manovra il monito è sempre lo stesso: “Attenzione allo spread, un punto di spread a regime su oltre 2000 miliardi di debito pubblico vuol dire 20 miliardi di interessi in più, altro che manovra”. Sulla tanto invocata crescita “il governo si gioca la sua credibilità”. L’obiettivo fissato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria di un punto di Pil di crescita è ambizioso ma alla portata, a condizione però che “si facciano partire gli investimenti nelle infrastrutture, e che i cantieri non vengano chiusi ma aperti”.

A proposito, la buona notizia del giorno per gli industriali italiani è la benedizione da parte del governo gialloverde sul progetto del Trans Adriatic Pipeline (Tap), il condotto che porterà gas dall’Azerbajian alla Puglia. “Molto bene, prevale il buon senso” chiosa Boccia soddisfatto, “l’Italia è un Paese che non ha materie prime e dunque deve fare della questione energetica una priorità”.

C’è spazio per qualche riflessione di respiro internazionale, a partire dall’appuntamento delle elezioni europee del maggio 2019. Da Confindustria Boccia mette le mani avanti: “Il dibattito che deve derivare dal nostro Paese non è Europa sì o Europa no, ma quale Europa immaginiamo nel futuro” avvisa il presidente, “speriamo che i partiti dibattano di un’Europa della crescita e delle opportunità per i giovani e non usino la prossima campagna elettorale europea come alibi per non affrontare le questioni nazionali”. Poi un messaggio chiaro ai partiti sovranisti: “Trump può permettersi di dire Usa first perché ha un mercato di 550 milioni di persone, mi sembra evidente che noi da soli non possiamo permetterci di dire Italy First”.

Due dossier di politica estera angustiano l’export italiano. Il primo è l’escalation di frizioni diplomatiche con il governo francese, soprattutto in territorio libico, dove l’industria italiana e quella d’oltralpe sono in netta concorrenza (non sempre leale). Boccia getta acqua sul fuoco: “Siamo concorrenti ma in una logica virtuosa”. Altra grana in arrivo per le imprese italiane export-oriented, la nuova ondata di sanzioni secondarie americane che dal 4 novembre colpirà l’economia iraniana e quella dei Paesi che fanno affari con Teheran. L’Italia è fra questi. “Corriamo dei rischi” ammette il n.1 di Confindustria, “tutti gli elementi di chiusura del mercato sono un rischio per un Paese con una vocazione all’export come l’Italia”. L’auspicio finale è che l’“Europa definisca una politica estera comune, altrimenti non ce la possiamo fare a concorrere con i giganti”.



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