Il Mezzogiorno traina il tessuto imprenditoriale dell’Italia. Secondo gli ultimi dati del terzo trimestre dell’anno, preso in considerazione da Unioncamere e Infocamere, la crescita parte proprio dal sud del Paese, con la registrazione di 64.211nuove imprese alle Camere di commercio del Paese (5.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017) e 51.758 chiusure di imprese esistenti (2mila in più rispetto all’anno precedente). Il risultato è un saldo positivo con +12mila imprese, con quasi il 40% della crescita dovuto alla buona performance del sud, dove il saldo è stato positivo per 4.763 unità.
DOVE NASCONO PIÙ IMPRESE
Il saldo trimestrale fa registrare bilanci positivi in tutte le macro-ripartizioni e in tutte le regioni, nonostante i valori complessivi molto contenuti.
Il 38,2% dell’intero saldo (4.763 imprese su 12.453) è localizzato nel Mezzogiorno che però, fra tutte le macro-aree, è anche quella che fa segnare la frenata più vistosa del tasso di crescita (-0,2%). Tra le regioni a primeggiare è il Lazio (+2.364), con la Lombardia (+1.965) e la Campania (+1.668) che seguono.
Rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, le uniche a segnare un lieve miglioramento – anche se di poco – sono state Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna.
I NUMERI DI CIASCUN SETTORE
Nessun settore mostra saldi negativi, a livello aggregato, ma guardando alle singole attività il bilancio estivo mostra segnali di arretramento in alcuni comparti. Hanno guadagnato di più le attività di alloggio e ristorazione (+3.337 imprese), i servizi di ristorazione (+2.453), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+1.469) e il noleggio e servizi alle imprese (+1.384. Da notare però che questi aumenti sono in forte contrazione rispetto all’anno precedente.
Quelli invece che registrano il segno meno sono i settori del commercio al dettaglio di autoveicoli (-520 imprese nel trimestre), le industrie del mobile (-114) e quelle della lavorazione dei minerali (-93). Quello che però ha sofferto di più in questo trimestre estivo è il comparto dell’artigianato, con un bilancio che si attesta a -999 imprese, un trend negativo che si conferma dallo scorso anno quando chiuse con una perdita di 735 unità.
“UN’INIEZIONE DI FIDUCIA”
“I dati ci confermano che c’è bisogno di un’iniezione di fiducia affinché la ripresa possa ridare davvero fiato all’economia”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Occorre inoltre aiutare i nostri giovani ed i nostri imprenditori a cavalcare i cambiamenti in atto – ha continuato. “Anche per questo le Camere di commercio sono impegnate a supportare il processo di transizione verso l’adozione delle nuove tecnologie a partire dal digitale, che rappresenta uno dei principali pilastri per sostenere lo sviluppo delle imprese e del Paese. Perché parlare la lingua 4.0 significa innovare, semplificare, creare valore”.