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Le bacchettate (commosse) di Napolitano bis

Trema la voce a Giorgio Napolitano nel giuramento di fronte alle Camere riunite per il suo secondo mandato da Presidente della Repubblica. Ma nella commozione del suo discorso, interrotto da fragorosi applausi e standing ovation, il capo dello Stato numero 11 e 12 della storia italiana non lesina dure critiche ai partiti che lo hanno voluto ancora al Colle.

Una scelta legittima ma eccezionale

Napolitano ricorda di avere dichiarato già nello scorso dicembre “di condividere l’autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica” ma di aver accettato una “scelta pienamente legittima, ma eccezionale” “nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l’Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente”.

Imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale

Il Presidente bacchetta come “imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale del 2005”.
E “Ancora pochi giorni fa – ha spiegato Napolitano – il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi”. “La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento – ha concluso -. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti”.

Governo senza indugio

“A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio – dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato – si deve senza indugio procedere alla formazione dell’Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera”.  E in merito a un’ipotesi di governo di larghe intese sottolinea: “Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione”. Anche perché nessuno ha i numeri per farlo da solo: “Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze”.

Critica a Grillo… ma non troppo

L’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie”, ha detto Napolitano ma subito dopo il largo applauso ha avvertito: “Attenzione: quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza”.

Il monito

Di qui il monito: “Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese”.

I limiti del mandato

Napolitano assolverà al suo ruolo di presidente della Repubblica “fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno”.



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