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Gli animalisti e il triste primato dell’Italia sulle riviste scientifiche internazionali

Da un po’ di tempo l’Italia è al centro dell’attenzione di Nature, una delle riviste scientifiche più prestigiose che si occupa anche di politica della ricerca. Sfortunatamente il nostro primato non è dovuto alla qualità della ricerca scientifica Italiana. Non fraintendetemi. La ricerca italiana ha punte di eccellenza. Ci sono gruppi in Italia che pubblicano benissimo. Alcuni meglio di molti ricercatori nei centri di ricerca più prestigiosi degli Stati Uniti.

Non di questo tipo di primato si occupa Nature. Bensì della cultura anti-scientifica che regna in questo paese. E’ un modo per aiutarci a combatterla, anche se è ovviamente difficile e doloroso riconoscere i propri difetti.

Negli anni si sono succeduti la cura Di Bella, la politica anti-OGM, la politica contro le staminali embrionali, Stamina e Vannoni , la fusione a freddo e sicuramente dimentico qualche perla.

E oggi? L’ultimo editoriale di Alison Abbott su Nature si intitola “Gli animalisti portano lo scompiglio in un laboratorio a Milano” (http://www.nature.com/news/animal-rights-activists-wreak-havoc-in-milan-laboratory-1.12847). In questo articolo Abbott ci racconta dell’ultima prodezza di frange estreme che confondono la protesta (più o meno condivisibile ma sempre ben accetta) con la distruzione del lavoro di decine di scienziati che lottano costantemente con le inefficienze del sistema Italiano per cercare di fare una ricerca competitiva a livello internazionale studiando malattie socialmente importanti quali Alzheimer.

La cosa più devastante che emerge è la mancanza totale dello stato di diritto. Non solo i devastatori non sono stati bloccati ma è stato data alla loro opera dignità mediatica e ideale, ignorandone l’illegalità. Lo stabulario ospita circa 800 animali, la maggior parte dei quali topi transgenici utilizzati come modello animale per studiare malattie incluse quelle neurodegenerative che interessano una percentuale notevole dei nostri anziani e prossimamente anche di quelli della mia generazione se qualcuno non troverà un rimedio.

Nell’immediato il danno è per l’attività dei ricercatori che hanno ottenuto finanziamenti da varie agenzie scientifiche internazionali per condurre le loro ricerche. Ma in prospettiva il danno più grave è per lo sviluppo della ricerca biomedica italiana e per i malati. Ma per i malati siamo sicuri: ci pensa Stamina.

Di seguito riporto la lettera scritta dai ricercatori del’istituto di Neuroscienze del CNR che sono tra i “beneficiati” da questo attacco. Loro meglio di me possono spiegare quello che è accaduto.

 

 

Sabato 20 aprile, in concomitanza con il corteo nazionale contro la “vivisezione”, cinque membri del gruppo “ferma Green Hill” sono entrati abusivamente nel Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale dell’Università degli Studi di Milano, sede in cui opera anche la sezione milanese dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I cinque attivisti hanno occupato lo stabulario, e dopo che alcuni si sono incatenati alle porte, hanno impedito l’accesso a polizia e personale di ricerca. Con l’intento di impedire lesioni alle persone coinvolte, i docenti universitari responsabili hanno avviato una lunga e laboriosa trattativa che si è conclusa con l’uscita degli attivisti dal dipartimento, in compagnia di un centinaio di topi e di un coniglio. Il danno arrecato, difficile da quantificare ma nell’ ordine delle centinaia di migliaia di euro, va però ben oltre la perdita degli animali illegalmente asportati, in quanto gli animalisti hanno tolto i cartellini a tutte le gabbie, rendendo non più identificabili gli animali e di fatto mandando in fumo il lavoro di anni di ricerca scientifica e i finanziamenti relativi.

Le ricerche riguardano in gran parte malattie del sistema nervoso, per le quali vi è un disperato bisogno di cure, attualmente non disponibili: autismo, malattia di Parkinson, di Alzheimer, Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, sindrome di Prader-Willi, dipendenza da nicotina; le nostre ricerche sono finanziate da enti nazionali e internazionali tra cui Telethon, AIRC, NIDA, Fondazione Cariplo, Fondazione Mariani, Fondazione Sclerosi Multipla, Comunità Europea , Ministero della Ricerca, Ministero della Sanità, Regione Lombardia. I finanziamenti sono ottenuti mediante processi di valutazione rigorosa e i risultati sono pubblicati nelle migliori riviste internazionali nel campo.

 

L’incidente di sabato crea un precedente di inaudita gravità. Gli animalisti si sono arrogati il diritto di bloccare le ricerche approvate dagli uffici competenti del Ministero della ricerca, condotte secondo tutte le norme nazionali e internazionali sul trattamento degli animali da esperimento, finanziate da enti pubblici ma anche da fondazioni ONLUS, queste ultime sostenute dalle donazioni di cittadini generosi interessati alla salute pubblica. Gli stabulari del Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale rispondono a tutti i requisiti della legislazione europea vigente, e gli animali (topi, ratti e conigli, allevati ai soli scopi della ricerca e incapaci di sopravvivere in ambiente diverso da quello del laboratorio) sono mantenuti con la massima cura.

 

E’ innegabile che la sperimentazione animale rappresenti un delicato problema etico; la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo problema ha portato alla approvazione in anni recenti della legislazione che regola l’uso degli animali nella ricerca, con conseguente enorme miglioramento delle condizioni di stabulazione e con l’ eliminazione di sofferenze inutili cui essi potrebbero essere sottoposti. Tuttavia, è altrettanto innegabile che i grandi progressi della medicina e lo sviluppo di terapie, sono stati possibili solamente grazie all’uso di animali da laboratorio, utilizzo che sarà necessario anche per futuri auspicabili sviluppi.

 

Immaginiamo che i lettori possano comprendere la nostra frustrazione e la nostra delusione per ciò che è successo. Le persone responsabili per gli eventi di sabato hanno oltraggiato non solo la comunità scientifica ma tutta la comunità che sostiene e crede nella ricerca al servizio della salute dell’ uomo. A questa comunità e a tutta l’opinione pubblica noi chiediamo di prendere una chiara posizione, di modo che i responsabili siano chiamati a rispondere all’autorità giudiziaria , alle agenzie, ai singoli cittadini e alle famiglie dei pazienti che finanziano le nostre ricerche.

 

Speriamo inoltre che quanto è successo possa contribuire a chiarire la differenza tra “vivisezione” e ricerca di base volta alla scoperta di terapie per malattie ancora incurabili e gravemente invalidanti che affliggono la nostra società .

 

I ricercatori e gli associati dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, sezione di Milano

 

 

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