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Perché plaudiamo alla decisione del Consiglio di Stato sulle Popolari

popolari sistema bancario

Che la riforma Renzi delle Banche Popolari rappresentasse una violazione delle norme europee Assopopolari lo ha sempre sostenuto in tutte le sedi competenti. La recente decisione del Consiglio di Stato non può quindi che salutarsi con favore, rimettendo alla Corte di Giustizia europea di valutare se, come siamo convinti, nel 2015 sia stata perpetrata una ingiustificata violazione anche del diritto comunitario.

Del resto, è di tutta evidenza – e lo abbiamo sempre detto – che la fissazione di una soglia per fare la banca cooperativa, per di più così esigua e priva di qualsiasi base giuridica, sia un unicum in tutta Europa. E ciò non può che tradursi in una violazione del diritto comunitario, in particolare sotto il profilo dei principi che tutelano il mercato interno e la libera circolazione dei capitali e dei servizi, libertà ingiustificatamente limitate dalla soglia dimensionale introdotta per l’esercizio dell’impresa bancaria in forma cooperativa e dalla conseguente trasformazione obbligatoria in spa in caso di suo superamento.

Per di più ponendo le banche popolari italiane in una posizione ingiustificatamente penalizzante rispetto ad omologhe realtà europee: i primi 50 gruppi cooperativi europei presentano tutti un attivo di gran lunga superiore agli 8 miliardi di euro, con una media pari a 154 miliardi. E che, prima dell’intervento di riforma, il modello delle Banche Popolari fosse pienamente in linea con il Trattato Ue, è stata proprio l’Europa a dirlo, archiviando già in fase istruttoria la procedura d’infrazione generatasi a seguito dell’”attivismo” di alcuni fondi di investimento.

L’auspicio, dunque, non solo nell’interesse della categoria ma del Paese tutto, è che il valore rappresentato dalla libertà di impresa, scegliendo liberamente fra i differenti modelli riconosciuti e previsti dall’ordinamento giuridico, trovi infine il giusto riconoscimento.



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